“Sogno di una notte di mezza estate”, cinque atti, quattro storie d’amore ed un bosco in cui le vicende di questi amanti sfortunati si intrecciano e si complicano. È questa la prima commedia di Shakespeare. Commedia dalla datazione incerta, scritta probabilmente per una festa di nozze di qualche aristocratico inglese. Ci parla di matrimonio, di feste e di una notte magica in cui tutto si disfa e torna per magia al suo posto.
“Gli innamorati hanno, come i pazzi, un cervello tanto eccitabile e una fantasia tanto feconda, che vedono assai più cose di quante la fredda ragione riesca poi a spiegare”
“Sogno di una notte di mezza estate”, storia della commedia
“Sogno di una notte di mezza estate” è il primo lavoro comico pervenutoci di William Shakespeare. Non si sa con certezza quando l’autore l’abbia composto ma, dopo attenti studi, è stato datato tra il 1595 e il 1598. L’8 Ottobre del 1600, sappiamo che fu iscritto nella “Stationers’ Register” di Thomas Fisher e poi pubblicato. Queste le uniche date certe che ci sono intorno alla prima commedia romantica della storia della letteratura inglese.
Ambientata nella notte di San Giovanni, notte piena di leggende e magie, in cui si scatena sulla terra la “Midsummer Madness” (letteralmente “pazzia di mezza estate”), mette in scena una serie di equivoci e malintesi. A fare le spese di questa “follia estiva” sono tre coppie di innamorati. Questa commedia è stata scritta per tutte le tipologie di pubblico e il suo linguaggio, non privo di riferimenti “aulici”, si adatta facilmente agli occhi di chi la osserva. Tipico di Shakespeare è proprio questo: ognuno in base al proprio background culturale coglie, all’interno della storia, quello che può e che vuole.
Mitologia, poesia e folklore. Tante le fonti a cui Shakespeare si ispira e fa riferimento. Ci sono sia riferimenti alle fonti classiche, come Plutarco, Ovidio, Apuleio, sia riferimenti alle storie del folklore locale. Tante le fonti medievali, come Geoffrey Chaucer, e contemporanee da cui l’autore si fa influenzare, come ad esempio R.Scott. Cosa che non sorprende considerando la sconfinata conoscenza dell’autore. Nonostante la commedia in sé possa sembrare una semplice storia di equivoci, è il frutto di studi e conoscenze non certamente improvvisate.
L’amore inganna e può portare alla follia
Avventure amorose, sentimentalismo poetico, fantasie erotiche, burla e inganni fiabeschi. Queste le caratteristiche della commedia. L’autore la scrive sperando e quasi invitando il pubblico a guardarla con occhi “scettici”. Shakespeare invita lo spettatore a prendere le cose che accadono come un’illusione, un sogno. Con questo mood possiamo cogliere al meglio tutta la bizzarra storia.
“Se queste ombre vi hanno offeso, pensate, (e cada ogni malinteso) Di aver soltanto sonnecchiato. Mentre queste visioni vi hanno allietato. E questo tema ozioso e futile. Non più di un sogno vi sarà utile. Gentili amici, non rimproverate; Miglioreremo se perdonate…”
Quattro giovani amanti, Ermia, Lisandro, Demetrio ed Elena, scappano da Atene e rifugiatisi nel bosco per discutere e trovare una soluzione alle loro pene d’amore, diventano vittime inconsapevoli delle divinità. Questo è l’intreccio principale. Un’altra coppia entra in scena, Oberon e Titania, Re e Regina delle fate. Già sposati, litigano in continuazione e con il loro corteo magico, disturbano la quiete del bosco e portano scompiglio nelle vicende degli uomini. Per un equivoco, infatti, le coppie di amanti si troveranno “scambiate” sentimentalmente e la stessa Regina subirà le conseguenze del maldestro maleficio ordinato dal suo consorte.
Ultimi personaggi che in qualche modo si trovano a far parte di questa vicenda, sono il gruppo di lavoratori ateniesi che si improvvisano attori e mettono in scena la triste storia d’amore di Teseo ed Ippolita. Un amore ostacolato che finirà con la morte dei due amanti. Non sono bravi a recitare, ma ci mettono passione ed impegno e riescono a mostrare la loro performance addirittura alle divinità del bosco.
La magia disfa, la magia rimette ordine
La commedia attraverso una serie di malintesi, mette in evidenza le contraddizioni dell’amore e quanto gli uomini, a volte, vivano lasciandosi guidare più da sensazioni e supposizioni che dalla realtà dei fatti. In questa commedia, che parla d’amore è proprio questo il sentimento che viene deriso. L’amore romantico porta scompiglio e non fa ragionare l’uomo. È tutto un gioco in cui le storie delle divinità si intrecciano a quelle degli esseri umani. Anzi sono proprio loro a “disturbare” la quiete dell’amore terreno. E sono loro stessi, poi, a trovare una soluzione a tutto, rimettendo le cose al loro posto.
Tutto è fasullo in questa notte. L’amore stesso diventa un incantesimo. Tutto viene distorto per colpa del “succo del fiore” che Puck, creatura magica al servizio del Re delle fate, utilizza per mettere in pratica la vendetta del suo signore. Ecco che tutto diventa un dissidio continuo tra ragione ed istinto, tra bello e bestiale, tra amore e passione, tra magia e realtà. Inaspettatamente però, sarà proprio la magia a riportare tutto alla normalità, non il raziocinio.
“La guerra, la morte, i malanni stanno in agguato contro l’amore, facendolo istantaneo come un suono, fugace come un’ombra, breve come un sogno, veloce come un lampo che nella notte buia in un baleno rivela cielo e terra e, prima che si sia potuto dir «Guarda!», è inghiottito dalle tenebre. Tanto presto quel che risplende è pronto a sparire.”
Ilaria Festa
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