In occasione della notte di San Lorenzo che cade il 10 agosto, tratteremo della poesia dedicata a questa ricorrenza, scritta dal poeta Giovanni Pascoli.

L’analisi della poesia “X agosto”

X agosto di Pascoli photo credits wikipedia
X agosto

Tra le poesie di Pascoli, il X agosto è quella più commovente e piena di significato. È stata pubblicata il 9 agosto 1896 sulla rivista “Marzocco”.
La poesia X agosto dal punto di vista metrico si articola in sei strofe e quattro versi. I versi sono decasillabi e novenari. Dal punto di vista contenutistico la prima strofa crea un senso di aspettativa del poeta, che si concluderà soltanto nell’ultima strofa, che da un nuova atmosfera alla notte di San Lorenzo e alle sue stelle cadenti.
Inoltre mentre la prima e l’ultima strofa si caratterizzano per la loro riflessività, nelle strofe centrali il tono del poeta diventa narrativo, attraverso il racconto di due eventi tragici

Gli elementi autobiografici della poesia X agosto

La poesia X agosto ha un carattere strettamente autobiografico, dato che si riferisce ad un episodio realmente vissuto dal poeta. L’uomo di cui si parla nella quarta e nella quinta strofa è il padre del poeta, Ruggero Pascoli, ucciso a fucilate esattamente il 10 agosto 1867. All’epoca Pascoli aveva 12 anni, e questo è stato il primo di una serie di eventi infausti che egli stesso ha vissuto. La prova che Pascoli sta parlando della sua vicenda si evidenzia dall’immagine del nido, che rispecchia palesemente il proprio nido personale, ovvero una vicenda familiare. Inoltre nella poesia di Pascoli sono presenti diversi riferimenti al martirio di Cristo, soprattutto nei termini che il poeta usa per parlare della morte della rondine e dell’uomo. Le immagini di Cristo, così come l’analogia della rondine, fanno andare oltre la vicenda personale vissuta dal poeta, rimandando alle vicende dell’universo intero. Il dolore della rondine dimostra anche la sofferenza della natura, mentre il dolore di Cristo è il segno che il male è comune a tutti gli uomini, colpendo persino Dio. Questa è la conseguenza del pianto del cielo, l’immagine con cui si apre e si chiude la poesia.

Sonia Faselli

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