Cultura

L’arte di Parmigianino, la pittura all’insegna della raffinatezza

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Girolamo Francesco Maria Mazzola conosciuto come Parmigianino (Parma, 1503 – Casalmaggiore, 1540) è stata una delle personalità più influenti del Cinquecento, nonché uno dei maggiori artisti emersi dopo la morte di Raffaello. Vasari lo marchiò come alchimista e da allora la sua memoria si perse nelle trame della storia. Eppure, le opere di Parmigianino sono ancora oggi considerate prove di eccezionale capacità innovativa. Lo ricordiamo oggi, 24 agosto, nel giorno dell’anniversario di morte, ripercorrendo la sua vita e le sue opere.

Una formazione pittorica tramandata già in famiglia: le origini di Parmigianino

Parmigianino
Crediti: Michelangelo Buonarroti è tornato
La Madonna dal collo lungo, Parmigianino, 1534-40, Olio su tela, Galleria degli Uffizi

Lodovico Dolce ricorda Parmigianino nel suo trattato Dialogo della pittura (Venezia 1557) chiamandolo Francesco Parmigiano e da tale appellativo risale probabilmente la forma diminutiva Parmigianino. Morto il padre di peste nel 1505, il Parmigianino fu affidato alle cure degli zii – anch’essi pittori – con cui il giovane svolse il suo apprendistato artistico. La famiglia paterna, benestante e con una solida tradizione artistica, viveva allora in forma comunitaria in una grande casa a Parma in Borgo dell’Asse. Secondo la testimonianza di Vasari, il talento artistico dell’artista  dovette rivelarsi molto precocemente, persuadendo gli zii a «farlo attendere a disegnare sotto la disciplina d’eccellenti maestri, acciò pigliasse buona maniera».

Uno dei principali meriti del Parmigianino sta nell’aver ridefinito i canoni della bellezza del tempo secondo un’immagine elegante e al contempo stravagante, carica di raffinatezza. Le sue idee ebbero una notevole diffusione nell’Italia e nell’Europa del tempo, non soltanto attraverso gli artisti che si recavano a Parma e dintorni per vedere dal vivo le sue opere ma anche mediante i disegni e le stampe che conobbero una vasta circolazione.

Il rapporto con la città di Parma e le opere più note

Nel 1519, a soli sedici anni, l’artista esegue la sua prima opera nota, il Battesimo di Cristo destinato alla chiesa dell’Annunziata di Parma. Attorno al 1520, insieme agli zii e ad altri artisti inizia a lavorare agli affreschi della chiesa di San Giovanni Evangelista sempre a Parma in qualità di collaboratore del Correggio, dimostrando il suo precoce talento. L’anno successivo si trasferisce a Viadana per sfuggire alla guerra tra Carlo V e Francesco I che stava per toccare Parma. Per la locale chiesa dei francescani il pittore esegue il Matrimonio mistico di santa Caterina. È invece del 1523 una delle sue opere più famosa, l’Autoritratto allo specchio oggi al Kunsthistorisches Museum di Vienna.

Dopo aver lavorato tra Napoli, Roma e Bologna tonerà nella città natale nel 1531. Nel 1534 comincerà a dipingere il suo capolavoro forse più celebre, la Madonna dal collo lungo, opera rimasta incompiuta, e oggi conservata alla Galleria degli Uffizi. Proprio vicino a Parma – precisamente a CasalmaggioreParmigianino trascorrerà gli ultimi giorni della sua vita, stroncato dalla malaria il 24 agosto 1540.

I maestri di Parmigianino

L’artista si era formato – oltre che dagli insegnamenti dei due zii pittori –  ammirando le opere del Correggio, di Dosso Dossi, del Pordenone e di Raffaello, del quale vide probabilmente l’Estasi di santa Cecilia. I suoi artisti di riferimento si notano sin dalla prima opera a lui attribuibile, il Battesimo di Cristo. Dal dipinto si ha quasi la percezione della sua conoscenza dell’arte raffaellesca, evidente soprattutto negli angeli. Mentre la testa del Cristo è di chiara derivazione correggesca, il paesaggio richiama Dosso Dossi e la pittura veneta. Le gambe del Cristo presentano una forma allungata e affusolata con delle leggere sproporzioni – una risulta più lunga dell’altra – lontano dai canoni tradizionali. L’artista si distingue ancora una volta per la finezza delle decorazioni del piatto con il quale il Battista sta battezzando Gesù. La raffinatezza torna così ad essere uno dei tratti distintivi della sua pittura.

Alessia Ceci

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