Sono tante le parole usate del 2022 seppur, in questo elenco, ce ne siano alcune che si aggiudicano il primato. La parola più cercata nel 2022 sul vocabolario Merriam-Webster è, infatti, Gaslighting che diventa di diritto la Parola dell’anno. Tramite il linguaggio si comunica, si interagisce e ci si emoziona; ma, soprattutto, le parole riflettono il tempo in cui si vive, la società e i contesti sociali.

Tutte le parole del 2022: quando il mondo si trasforma lo fa anche il linguaggio

Parole 2022
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Secondo il dizionario  Merriam-Webster, continuamente aggiornato dal 1831, la parola dell’anno è gaslighting. La definizione del termine che ha ottenuto il primato è:

“Manipolazione psicologica che durante un lasso di tempo prolungato induce la vittima a mettere in dubbio la validità dei propri pensieri, la propria percezione della realtà o dei ricordi, e porta a confusione, perdita di sicurezza e autostima, incertezza delle proprie emozioni e salute mentale”.

Tale termine, quindi, si riferisce alla manipolazione psicologica all’interno di una coppia, ma che tuttavia sta insinuandosi in nuovi contesti di utilizzo. La sua genesi deriva dal teatro e, in particolar modo, da Patrick Hamilton che nel 1938 scrisse Gas Light, un’opera imperniata sulle dinamiche relazionali disfunzionali fra uomo e donna. Un dato preoccupante se questo è il termine che si aggiudica la supremazia lessicale circa le parole più usate nel 2022; questa espressione, infatti, indica una subdola forma di manipolazione mentale che fa dubitare la vittima di sé stessa e, nei casi più gravi, reca incertezze sulla propria salute mentale.

Goblin Mode: la lingua è il prodotto di una società che cambia

La lingua è lo specchio di una società in continuo mutamento, per questo il lessico non può essere statico: riflette i tempi correnti ma, anche, le mode e le emozioni. Sigmund Freud nel libro Introduzione alla Psicoanalisi, l’opera che raccoglie le lezioni tenute da Freud all’Università di Vienna dal 1915 al 1917, scriveva:

”Originariamente le parole erano magie e, ancor oggi, la parola ha conservato molto del suo antico potere magico. Con le parole un uomo può rendere felice l’altro o spingerlo alla disperazione, con le parole l’insegnante trasmette il suo sapere agli allievi, con le parole l’oratore trascina con sé l’uditorio e ne determina i giudizi e le decisioni. Le parole suscitano affetti e sono il mezzo comune con il quale gli uomini si influenzano tra loro.”

Sembra chiara la valenza e l’importanza della parola come veicolo, non solo di comunicazione, ma quasi come scrigno magico in cui si detengono incantesimi taciti; è importante educare alla coscienza linguistica che, oggi più che mai, è carente dal punto di vista della delicatezza. ”Le parole sono pietre”, è il titolo di un libro scritto da Carlo Levi, ma possono essere anche veicoli fatati di felicità, barche che navigano nel mare del sapere e arrivano nei porti giusti. Il linguaggio, però, è figlio del tempo: e le parole del 2022 lo sottolineano in modo evidente.

Casper Grathwohl, presidente dell’Oxford Languages, dopo aver indetto un sondaggio fra tre dei termini proposti sceglie la parola più rappresentativa dell’anno: Goblin Mode è l’espressione più votata per un totale di 93% su 340 mila persone anglofone.

Goblin Mode  è una locuzione che, nella sua semantica, si discosta da tutto quello che vuole apparire come un’imposizione sociale. Sostanzialmente, è il piacere di essere impresentabili non seguendo le norme estetiche e le pressioni di una società che mitizza la perfezione e spinge ad ambire esclusivamente a quest’ultima.

Secondo gli studiosi questo modo di essere si è sviluppato, in particolar modo, durante la pandemia. Essere trasandati, passare del tempo dedicandosi ai propri hobby, distaccarsi dalla cronaca o dalla pressione sociale è ciò che questa espressione rappresenta. Il Goblin mode è quindi un neologismo ribelle, che rifiuta le aspettative della società senza preoccuparsi della propria immagine.

Le parole del 2022: da Pirocene a Quiet Quitting

L’elenco delle parole del 2022 non è fatto solo di titoli e primati. Esistono altri neologismi che, di fatto, sono entrati nel linguaggio comune e rappresentano lo specchio di una società in continua evoluzione, e dei relativi problemi che ne conseguono.

Pirocene, per esempio, è uno dei neologismi dell’anno coniato da Stephen Pyne. Sul dizionario Treccani si legge:

”Secondo alcuni studiosi, anzi, dovremmo dare un nuovo nome all’era che abbiamo creato e stiamo vivendo. L’Età dell’uomo sta diventando sempre più l’Età del fuoco. Pirocene è il nome coniato dal più noto studioso del fuoco, Stephen Pyne dell’Arizona State University”.

Un termine riferito alla crisi climatica e all’era dei grandi incendi che il mondo sta vivendo in quest’epoca. Sempre sulla Treccani il termine è così presentato:

Denominazione informale che, affiancandosi al termine descrittivo antropocene (v.), indica il periodo storico più recente, caratterizzato dall’aumento della quantità di incendi di vaste proporzioni collegati al peggiorare delle condizioni climatiche provocato dal riscaldamento globale.

La parola Quiet Quitting, invece, nasce dopo il periodo post-pandemico e indica il fenomeno per il quale è importante lavorare esclusivamente nelle ore stabilite dal contratto, senza sovraccaricarsi di incarichi aggiuntivi. Letteralmente, questa nuova parola, si rende con ”abbandono silenzioso” e indica il piacere di dedicarsi alle attività personali lavorando l’indispensabile. In una società che spinge alla competizione questo atteggiamento diviene una controtendenza verso il mito che recita l’importanza di dedicare la propria vita al lavoro, modus operandi che spesso causa il famigerato fenomeno del burnout; sindrome derivante da stress cronico associato al contesto lavorativo. Nella cultura giapponese, a tal proposito, esiste il vocabolo Karoshi: una parola che identifica un fenomeno sociale simile, ma a tratti sinistro, ovvero le morti provocate dal troppo lavoro.

Di sicuro è lapalissiano specificare quanto il legame fra linguaggio, cultura e società sia imprescindibile; tuttavia la creazione di questi neologismi, e i conseguenti messaggi semantici che rimandano, dovrebbe far riflettere su come i contesti sociali assomiglino a un continuo campo di battaglia dove la competizione e la pressione sociale schiaccino gli esseri umani. La coscienza della parola è fondamentale anche per educare all’empatia, alla cortesia, al garbo verso l’altro: lezione indimenticabile in uno degli ultimi discorsi di Andrea Camilleri:

Stiamo perdendo la misura, il peso, il valore della parola. Le parole sono pietre, possono essere pallottole. Bisogna saper pesare il peso delle parole e soprattutto far cessare il vento dell’odio che è veramente atroce.”

Stella Grillo

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