Un ex senatore leghista vicentino, Alberto Filippi, è accusato di essere il mandante dei cinque colpi di pistola che, nell’estate del 2018, furono esplosi contro l’abitazione del giornalista Ario Gervasutti, ex direttore del Giornale di Vicenza, oggi capo redattore de Il Gazzettino.

È stato un vero agguato mafioso quello subìto dal giornalista Ario Gervasutti nella notte tra il 16 e il 17 luglio 2018. All’1.45 cinque colpi di pistola furono sparati contro la casa di Padova dell’ex direttore del Giornale di Vicenza e attuale caporedattore del Gazzettino e a rischiare grosso fu il figlio minore. Le finestre erano aperte e i proiettili entrarono nella stanza del ragazzo, passarono a pochi centimetri dalla testiera del letto e andarono a conficcarsi sul soffitto, nel muro e, uno, nell’armadio. 

Tra le 43 persone finite sotto i riflettori dell’antimafia – scrive Il Gazzettino – figura anche Filippi, imprenditore 57enne vicentino, a capo di un’azienda di prodotti di chimica di base, senatore della Lega fino al 2013, anche se fu espulso dal partito già nel 2011. I pm Lucia D’Alessandro e Stefano Buccini contestano a Filippi tre capi d’imputazione, relativi a due diverse vicende. La prima risale al 16 luglio 2018, quando sconosciuti esplosero contro l’abitazione di Gervasutti cinque colpi d’arma da fuoco, fortunatamente senza conseguenze. Uno degli indagati, Santino Mercurio, 65 anni, di Isola Capo Rizzuto, avrebbe confessato ai magistrati di aver compiuto l’atto intimidatorio, dopo lunga preparazione, indicando come mandante Filippi. Secondo gli inquirenti, l’atto intimidatorio sarebbe stato commissionato allo scopo di “punire” Gervasutti per una serie di articoli che aveva dedicato all’azienda di Filippi, la Unichimica, in relazione alle polemiche su un cambio di destinazione d’uso di un’area di proprietà dell’imprenditore. Il nome di Filippi quale mandante dell’agguato avrebbe trovato conferma in alcune intercettazioni telefoniche. La Procura antimafia veneziana si prepara a chiudere l’inchiesta, con le eventuali richieste di rinvio a giudizio, al termine dell’estate.

Ora, a distanza di cinque anni, la chiusura di un nuovo filone d’inchiesta condotto dalla Direzione distrettuale antimafia di Venezia sulla cosca «Arena-Nicoscia» della ‘ndrangheta, operante a Crotone e infiltrata nelle province di Vicenza e Verona per commettere estorsioni, rapine, sequestri di persona, furti, emissione e utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti, illecita detenzione di armi, minacce, lesioni, violenze private e truffa, rivela che a sparare fu Santino Mercurio, calabrese di 65 anni.

È uno dei 43 indagati nell’ambito della maxi inchiesta, che dopo le rivelazioni del nipote Domenico Mercurio, anche lui indagato e diventato collaboratore di giustizia, ha confessato di aver agito su incarico di Alberto Filippi, 57 anni, senatore leghista fino al 2013 (era stato espulso dal partito nel 2011), e noto imprenditore di Arcugnano dal 2002 al vertice di «Uniholding spa», azienda leader nella distribuzione di prodotti della chimica di base, con sede a Torri di Quartesolo. All’imprenditore, al «sicario» e ad altri soggetti non ancora identificati i pm antimafia Lucia D’Alessandro e Stefano Buccini contestano l’articolo 416 bis del codice penale, cioè l’associazione di tipo mafioso, perché «in concorso tra loro, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, Alberto Filippi incaricava Santino Mercurio, dandogli un compenso in denaro, di compiere un atto intimidatorio nei confronti dell’ex direttore del Giornale di Vicenza, Ario Gervasutti». 

«L’atto intimidatorio, compiuto materialmente da Mercurio, in concorso con soggetti non ancora identificati, si concretizzava nell’esplosione di cinque colpi di pistola contro l’abitazione del giornalista — scrivono i pm nella comunicazione di conclusione indagini preliminari —. Fatto aggravato dall’essere stato commesso al fine di agevolare l’attività del sodalizio mafioso, accrescendone la capacità operativa, economica e la forza di intimidazione funzionale ad assicurare le condizioni di vantaggio nel controllo del territorio da parte dell’organizzazione criminale».

È stato Mercurio a fare il nome di Filippi e a spiegare di aver agito dopo giorni di pedinamenti e appostamenti sotto casa di Gervasutti. Circostanze confermate dalle intercettazioni telefoniche disposte dagli inquirenti. 

Quanto al movente, secondo l’accusa sarebbe da ricercare nell’intento dell’imprenditore di «punire» il giornalista per una serie di servizi pubblicati dal Giornale di Vicenza dal 2010 sul Cis, il Centro intermodale Servizi di Montebello, che sarebbe dovuto sorgere in funzione del cambio di destinazione d’uso di un’area di proprietà dell’ex senatore.