Uno strano caso di copertine verdi ci riporta magicamente nell’atmosfera de Il nome della Rosa di Umberto Eco. Eppure siamo nel 2024 e i libri avvelenati con l’arsenico sembrano essere un problema: in Germania, una volta scattato l’allarme, i libri sono finiti in quarantena. E ora è caccia alle tracce verdi.
Libri all’arsenico: l’allarme
Stando a quanto raccontato sul quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung, già a inizio marzo la biblioteca universitaria di Düsseldorf ha lanciato uno strano allarme. E ha deciso di chiudere tutto fino al 22 marzo per cercare i libri sospetti. Questo perché l’allarme arsenico ha iniziato una vera e propria caccia alle streghe. I libri contaminati si distinguono per il colore verde delle copertine o delle pagine. Una volta scovati, devono andare in quarantena. Ad oggi l’esame e i vari test erano previsti su circa 15.000 volumi. E, sentito l’allarme, anche altre biblioteche di altri atenei tedeschi, come Siegen e Bielefeld, si sono mosse in merito. Pare, però, che non tutte le copertine verdi vogliano dire libri contaminati: alcune università, come quelle di Colonia e di Bonn, stanno mettendo a punto dei test rapidi per poter rilevare l’eventuale presenza dell’arsenico. Una volta stabilito il numero delle copie tossiche, si avvieranno le procedure di sicurezza per la consultazione dei libri incriminati.
Il rischio di intossicazione è più alto in caso di manipolazione ripetuta. Questo accare con bibliotecari o studiosi. A livello clinico, l’inalazione o l’ingestione di particelle può causare stordimento, diarrea o crampi allo stomaco. Il vero pericolo si ha nel momento in cui la sostanza entra nell’organismo. Potrebbe bastare semplicemente sfogliare le pagine con il dito sporco di saliva, o sfregarsi gli occhi durante la lettura. Solo nei casi più gravi, l’intossicazione può causare insufficienza cardiaca, problemi polmonari e neurologici. Gli esperti consigliano di posizionare i libri su una superficie dura, indossare i guanti e mettersi sotto una cappa aspirante.
Chi se ne occupa
Non è la prima volta che se ne parla: già il Poison Book Project, iniziativa di ricerca interdisciplinare coordinata dal Winterthur Museum, Garden & Library e dalla University of Delaware, aveva avvertito del pericolo. Il progetto vorrebbe identificare e selezionare pigmenti potenzialmente tossici nella rilegatura dei libri, così da stabilire la procedura per una corretta gestione dei volumi “avvelenati”. Attualmente, l’elenco da loro fatto conta 253 volumi contaminati con l’arsenico. Comincia tutto quando nel 2019 Melissa Tedone, responsabile del laboratorio di conservazione del materiale della biblioteca al Winterthur Museum, Garden & Library, restaura un libro del 1857, Rustic Adornment, accorgendosi che c’era qualcosa di strano in quel pigmento verde.
Che era, a tutti gli effetti, arsenico: da qui l’indagine su altri libri (uno fu trovato perfino in vendita in una vicina libreria) e l’avviso alle altre istituzioni del rischio. Tedone avverte che “qualunque biblioteca possieda libri editi a metà ‘800 con rilegature in tela può avere un paio di volumi contaminati”. Così, insieme al suo team, ha identificato anche un altro composto tossico dei libri inglesi nell’ultima metà del XIX secolo: il giallo cromo, ovvero il cromato di piombo. I libri che lo contengono presentano, in questo caso, varie sfumature di colore. Giallo, verde oliva, arancione o marrone. A prescindere dal colore, circa la metà dei volumi ottocenteschi rilegati in tela finora analizzati dal team contiene piombo.
Marianna Soru
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