Una voce affannata accompagna i titoli di testa di uno dei film italiani presenti all’ultimo Festival di Berlino, “L’Ultima notte di Amore” di Andrea Di Stefano. Un autore dal tiro internazionale e interessato al cinema di genere. (“Escobar” 2014 e “The Informer” 2019). Il titolo di questo suo ultimo film è fuorviante dal momento che si riferisce al cognome del protagonista Franco Amore, piuttosto che a una storia d’amore sdolcinata. Cuore del film è l’ultima notte di lavoro del tenente di polizia Franco Amore prima del pensionamento. I sospiri affannati crescono in una sinfonia tesa composta da Santi Pulvirenti, le cui musiche regalano pulsazioni vive nei momenti di tensione.

Dopo i lunghi titoli di testa rossi e cubitali, stagliati su una panoramica aerea di Milano by night, dal Duomo del centro fino alle linee ferroviarie, la macchina da presa si ferma sulla finestra illuminata di un appartamento dove si sta preparando una festa a sorpresa per il tenente di polizia, interpretato da un tatuato Pierfrancesco Favino. Lo spettatore è catapultato in medias res nella vicenda. La festa è solo la parte al mezzo della lunga notte che Amore deve affrontare accompagnato dal collega Dino (Francesco di Leva). Eccetto la breve sequenza di flashback iniziale, il film corre lungo un tragitto a ostacoli di una notte di perdita, dolore, sangue e amore.

L’ultima notte di Amore, tutto in una notte e tutto per amore

Pierfrancesco Favino in una scena del film, "L'ultima notte di Amore"
Photo credits: Guido Michelotti
Pierfrancesco Favino (Franco Amore) in una scena del film “L’ultima notte di Amore” di Andrea Di Stefano

Andrea Di Stefano con la sua regia portentosa regala sequenze notturne in strada dal sapore Hitchcockiano. Magistrale è il modo in cui orchestra la sequenza della festa in cui con una semplice soggettiva di un bambino che punta la sua pistola giocattolo contro un uomo di spalle alla finestra, racchiude l’essenza del film. Franco Amore è in sostanza un uomo messo al muro dalle circostanze della vita, sulla linea di confine tra bene e male e dovrà fare di tutto per uscirne salvo insieme a sua moglie Viviana, ironica e tenace, interpretata dalla bravissima Linda Caridi.

Un attico di lusso come sede della mafia cinese e la famiglia calabrese di sua moglie, dagli interessi illegali, tra cui emerge il personaggio sempre in completo elegante interpretato da Antonio Gerardi. E’ questo il marciume con cui l’integro Amore si contamina per amore dell’esplosiva Viviana. Musica pop dalle radio in macchina e nei bar che passano dall’extradiegetico al diegetico come a significare una perdita di controllo, un sovvertimento graduale della realtà in cui il protagonista si troverà immerso fino al collo.

L’Ultima notte d’amore” è un poliziesco che si trasforma in un Revenge movie verso il finale con Favino nei panni di un vendicatore in tuta e giacca elegante. Un’ombra sfocata che incombe all’alba in chiusura della lunga notte milanese di Amore. Questo l’ultimo tocco elegante di un finale che lascia lo spettatore con il respiro spezzato.

Eleonora Ceccarelli

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