Mamma, ti porto al cinema: 3 film da vedere sulla figura materna

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Di Giorgia Lanciotti

Per il giorno della festa della mamma abbiamo selezionato 3 film che raccontano tre diverse donne e il loro complesso ed unico legame con i propri figli e figlie. Che siano donne psicologicamente fragili o dal forte temperamento, per quanto umanamente messe alla prova o per quanto diverse possano essere le loro storie e i loro caratteri, le accomuna il legame indissolubile con i figli che hanno avuto o che hanno scelto.

La mamma nei film: tre pellicole imperdibili

“The Florida Project”, (2017), Sean Baker

Halley e Moonee sono madre e figlia. Come tante altre madri e figli, vivono al Magic Castle, un motel a Kissimmee, Florida, confinante con il magico universo dorato di Disney World. Il Magic Castle è un vero e proprio formicaio di emarginati, con storie che viaggiano sul confine tra la legalità e il crimine; il rispetto di se stesse e l’abbandono di ogni regola. I padri sono assenti; le mamme single e negligenti verso i propri figli, che vivono giornate scombinate e vuote, ma che reciprocamente si amano e si bastano. C’è il dramma, le storie sono miserabili, ma non soltanto; c’è anche l’allegria e l’ironia in un racconto in cui le figure materne a volte aiutano e a volte vanno aiutate.

“The blind side”, (2009), John Lee Hancock

Questa è la storia vera di Leigh Anne Tuohy, della sua famiglia e di Michael Oher, che ne fa parte. Il destino di Michael sembra già scritto quando lui ha ancora soltanto quindici anni: padre morto, madre tossicodipendente; lui entra ed esce dal sistema affidatario. Tutto procede nello stesso modo fino a che non viene notato dalla famiglia Tuohy e ospitato in casa per una notte. Da quel momento la signora Tuohy prende a cuore Michael: dal farsi carico della sua assistenza sanitaria, finisce poi per ottenere il suo affidamento, garantendo alla madre biologica del ragazzo di prendersi cura di lui come dei suoi figli. Non c’è pietismo nel racconto di questa storia. Ci insegna che l’amore che inventiamo, insieme alla determinazione che abbiamo, possono stravolgere anche quei finali che sembrano già scritti.

“Mommy”, (2014), Xavier Dolan

Sono tante le dinamiche che intervengono a complicare i rapporti delle madri con i propri figli. Steve è figlio di una madre single tanto affettuosa quanto opprimente. Il ragazzo, adolescente, è turbolento e prova per lei un affetto morboso, tale da sfuggire al suo controllo, a volte, e sfociare nella violenza. I due hanno un legame che non rispetta i confini dell’altro; vivono della loro reciproca appartenenza che diventa la solida base di un rapporto madre-figlio che sfocia nel patologico. Resasi conto di ciò, Diane decide di chiedere aiuto ad un istituto correttivo per gestire la situazione. Tale situazione ha un nome: disturbo da deficit attentivo e co-disturbo oppositivo e Steve ne è affetto. Xavier Dolan ci regala il prezioso ritratto cinematografico di uno dei legami affettivi più complessi, quello con la propria madre, insegnandoci anche a concederci l’indulgenza: amare incondizionatamente qualcuno non sempre vuol dire poterlo salvare.

Giorgia Lanciotti