Oggi compie 57 anni l’inossidabile rocker Manuel Agnelli. Manuel è presente nel panorama musicale italiano fin da giovanissimo quando fonda, a metà degli anni ’80, gli Afterhours. La band debutta nel 1989 e rapidamente diventa il nome di riferimento del nuovo rock italiano. Nel 1995, con Germi, la band passa alla lingua italiana, dopo avere sempre cantato inglese.

Chi è Manuel Agnelli?

manuel agnelli
Copyright Jule Hering

Manuel Agnelli è un cantautore, musicista e produttore discografico. E’ da sempre il punto di riferimento della scena alternative rock italiana, sia come solista che in come leader degli Afterhours.

Come produttore artistico, ha lavorato con artisti seminali tra cui Verdena, Massimo Volume, La Crus, Cristina Donà e Scisma; ha collaborato con un numero imprecisabile di artisti, da Mina a Mark Lanegan, da Patti Smith a Daniele Silvestri e Carmen Consoli, da Robert Wyatt a Eugenio Finardi.

Ha inoltre creato realtà culturali importanti come il Tora! Tora! Festival e il polo culturale Germi. In televisione è stato autore e conduttore del programma Ossigeno, andato in onda su Raitre.Inoltre ha fatto il giudice di X Factor in varie edizioni. Attualmente è impegnato in teatro con la produzione italiana del musical Lazarus di David Bowie.

Gli Afterhours

Gli Afterhours nascono a metà degli anni 80 da un’idea di Manuel Agnelli. La prima formazione comprendeva Paolo Cantù alla chitarra, Lorenzo Olgiati al basso, Alessandro Pelizzari alla batteria, poi sostituito da Max Donna. Il nome del gruppo voleva essere un omaggio ai The Velvet Underground di Lou Reed e John Cale, autori della canzone omonima.

L’esordio discografico avviene con il 45 giri My Bit Boy del 1987, seguito, un anno più tardi, dall’LP All the Good Children Go to Hell, entrambi prodotti e distribuiti dalla Toast Records. La scelta è quella di cantare in lingua inglese. Le maggiori influenze musicali del gruppo sono invece rappresentate da The Velvet Underground e Television. L’album, interamente scritto da Agnelli, venne presentato a Torino nei primi di luglio con un concerto al parco della Pellerina, tenuto insieme a due gruppi compagni di etichetta, gli Statuto e i Powerillusi.

Nel 1995, con Germi, la band passa alla lingua italiana, dopo avere sempre cantato in inglese. Il percorso di Manuel è fatto di rock, aperture alla melodia e riconoscimenti all’estero, sia con il gruppo, sia come solista.

Gli Afterhours approdano al Festival di Sanremo del 2009.

Nell’autunno del 2014 gli Afterhours rinnovano la formazione, con l’uscita di Giorgio Prette e poco dopo di Giorgio Ciccarelli e arrivano Fabio Rondanini e Stefano Pilia. Con la nuova formazione la band incide Folfiri O Folfox, disco che prende il nome dal trattamento chemioterapico a cui si è sottoposto il padre di Agnelli, alla cui malattia il lavoro è ispirato.

(ri)Scopriamo insieme le 10 canzoni più significative della band di Manuel Agnelli.

Ballata per la mia piccola Iena

Ballate per piccole iene è il lavoro più ‘scuro’ degli Afterhours, nonché uno dei più affascinanti. Costruito con la collaborazione di Greg Dulli degli Afghan Whigs, col quale Manuel suonerà anche le tastiere durante un tour americano, è un disco intriso di buio, con lampi di elettricità sempre pronti a squarciarlo in due. Ballata per la mia piccola iena è la canzone manifesto per l’album della definitiva consacrazione, anche presso un pubblico più “generalista”. Questo pezzo verrà registrato anche in lingua inglese.

Male di miele

I fan più integralisti degli Afterhours riempirebbero questa lista esclusivamente con tutti i brani tratti da Hai paura del buio?, il capolavoro datato 1997. Questo disco ha cambiato la carriera della band e, ancora oggi, è considerato una delle vette assolute del rock alternativo italiano. Male di miele rappresenta l’anima grunge del disco, tanto che qualcuno l’ha addirittura definita la Smells Like Teen Spirit italiana. Un paragone un po’ azzardato secondo noi, ma ci fa capire l’impatto che questo lavoro ha avuto sulla scena rock italiana.

Rapace

Hai paura del buio? è un disco incredibilmente vario. Ci sono ben 19 canzoni che spaziano dal grunge al punk, fino al rock sperimentale. In alcuni brani, però, Agnelli e la band sono riusciti a mettere tutte queste cose insieme e a farle convivere senza troppi problemi, alternando atmosfere e generi come dei veterani. Rapace è un capolavoro di equilibrio tra tutte le sfaccettature e le contraddizioni dell’album, con un testo straordinario che anticipa di quasi un decennio le tematiche di Ballate per piccole iene.

Oceano di gomma

Nonostante sia passato alla storia come “l’album più commerciale” degli Afterhours, Non è per sempre è un disco complesso ed eterogeneo, che dietro al power pop di singoli come Bianca e la title track stessa, nasconde una vena di noise psichedelico, accenni d’elettronica e momenti tragici come in questa Oceano di gomma. La canzone è scritta per un amico scomparso e di recente è stata dedicata alla memoria del padre del frontman. Oceano di gomma ha uno dei testi più commoventi mai firmati da Agnelli, sicuramente tra i più belli di tutta la sua produzione musicale.

La vedova bianca

Trascinata da un giro di percussioni questa canzone, è il simbolo di Ballate per piccole iene. Un pezzo innovativo per il sound del gruppo e con un testo talmente riuscito da finire inciso sui banchi delle scuole di mezza Italia. È il miglior esempio della scrittura “passionale” di Manuel Agnelli: baci sporchi e cuori infestati da demoni.

Bye Bye Bombay

Ispirata al viaggio in India con l’amico Emidio Clementi dei Massimo Volume, Bye Bye Bombay è il vero capolavoro da concerto degli Afterhours. Con un ritornello grandioso, un testo impossibile da dimenticare e una coda strumentale travolgente. Bye Bye Bombay è la canzone più riuscita e interessante dell’album Quello che non c’è.

Strategie

Dopo tre album in inglese, la splendida cover di Mio fratello è figlio unico di Rino Gaetano, registrata nel 1993, convincerà gli Afterhours a passare definitivamente alla lingua italiana. Il risultato è Germi, un album sfacciato ed esuberante che contiene i primi classici del repertorio del gruppo. Strategie è impostata sull’alternanza tra i riff rock della strofa e un ritornello cupo e acustico, un brano semplice ma allo stesso tempo straordinario, con un testo potentissimo.

Non è per sempre

Il tempo che scorre senza possibilità di fermarlo, la decadenza e il decadimento del corpo, la sofferenza di chi si sente sempre fuori posto. Questa è Non è per sempre, la canzone di maggior successo degli Afterhours. Una sintesi perfetta dei temi che permeano l’album con cui la band salutava il nuovo millennio. Con una melodia memorabile e un arrangiamento illuminato dal violino è diventata un classico della canzone italiana. Questa è la dimostrazione che si può scrivere del pop sfacciato e orecchiabile senza svilire la propria identità artistica.

Dentro Marilyn

Scritta in inglese e ripensata in italiano per Germi, Dentro Marilyn è quello che si può definire capolavoro. Una ballata intensa e straziante in cui funziona tutto. Non è un caso che abbia stregato anche Mina, che ne ha registrato una versione intitolata Tre volte dentro me.

Quello che non c’è

Questa è la canzone di cui Manuel va più fiero perché riassume un po’ tutto quello che pensa. Forse non è la canzone più bella degli Afterhours, ma di sicuro è la più rappresentativa del percorso fatto. Il metodo di scrittura è spirato al cut-up di Burroughs ma sostituito da trame più narrative e meditate. La rabbia e il risentimento lasciano spazio alla malinconia, il tono vocale di Agnelli, da rabbioso e sarcastico, si fa più raccolto e sofferto. Il giusto pezzo per riscoprire il proprio IO interiore.

Alessandro Carugini

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