Maria Angioni, chi è la pm che indagò su Denise Pipitone

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Di Redazione Metropolitan

Denise Pipitone, la riapertura dell’inchiesta sulla sparizione della bambina avvenuta il 1° settembre 2004 a Mazara del Vallo, in provincia di Trapani, porta i giudici della Procura di Marsala ad ascoltare Maria Angioni. Quest’ultima è il pubblico ministero che coordinò le indagini ai tempo.

La pm che si occupò del caso Denise Pipitone è di Sassari, le sue dure parole hanno riaperto le indagini, dove si presume che il contesto ambientale dove si svolgevano le indagini non era collaborativo.

Ha dichiarato che gli investigatori hanno avuto diversi problemi, da lì hanno capito che dopo 3 giorni tutte le persone che vennero sottoposte ad intercettazioni, sapevano di essere sotto controllo.

Nel momento in cui la donna ha ricevuto la direzione delle indagini, ha fatto finta di far cessare le intercettazioni, per poi riprendere le indagini con forze di polizia differenti, cercando di salvare qualcosa.

Il giudice è ritenuto persona informata sui fatti e si indaga ora su presunte falle e depistaggi. La donna ha lamentato una scarsa o nulla collaborazione da parte dei testimoni interpellati oltre 16 anni fa. Ma non è tutto.

Klaus Davi ha ribattuto con una risposta secca e accusatoria, l’uomo ha dichiarato che le parole della pm sono molto pesanti, proprio perché le accuse sulla Polizia Giudiziaria dovrebbero essere coperte da segreto.

Nel momento in cui tutte le parole della pm siano vere, si dovrebbe procedere con un’indagine, tra processi e condanne, in questo modo la Polizia Giudiziaria le sta chiedendo più volte che queste opinioni siano valide.

La donna ha dichiarato che la vicenda potrebbe avere senso se c’è un fatto rilevante, questo accade se nel qualcuno dicesse qualcosa che all’epoca non fu dichiarata.Nel momento in cui la situazione rimarrà immutata, la Procura dovrà accertarsi di eventuali negligenze da parte della Polizia Giudiziaria o della Procura.

A suo avviso, per Maria Angioni ci furono grossi problemi legati al fatto che, dopo appena tre giorni di indagini, “coloro che erano sottoposti ad intercettazioni avevano capito di trovarsi sotto controllo. Questo mi portò a sviluppare una strategia: fingere di smetterla con l’intercettarli. Poi ho ricominciato, con delle diverse forze dell’ordine, cercando di potere salvare quello che potevo”.

Mentre Alberto Di Pisa sostiene che la notizia delle riaperture delle indagini sul caso di Denise Pipitone, non possa portare a nulla di concreto sino a quando non ci saranno dei nuovi elementi.