Nel nuovo appuntamento della rubrica Letteratura per l’infanzia, Marino Moretti; celebre autore crepuscolare i cui versi sono stati presenti in numerose antologie scolastiche di un tempo.
Marino Moretti, versi per l’infanzia e stagioni della vita
Il poeta crepuscolare Marino Moretti, la cui raccolta più nota è Poesie scritte col lapis, racconta le piccole cose quotidiane; quelle che, ai più, passano inosservate. Il suo modo di fare poesia si basa, principalmente, sull’impotenza dell’uomo nei confronti del tempo; secondariamente, sul contrasto fra il mondo esterno e i suoi sentimenti. Gli influssi di Giovanni Pascoli sono evidenti nella produzione morettiana; le ascendenze si riferiscono, in particolar modo, a due note raccolte di Pascoli, Myracae e Canti di Castelvecchio. In questo breve componimento, Marino Moretti, maestro nella descrizione delle piccole cose del quotidiano, dei ricordi e della semplicità proveniente da un passato che, il poeta, tende a vivificare, descrive l‘autunno; stagione di malinconia e quiete.
Il cielo ride un suo riso turchino
benché senta l’inverno ormai vicino:
il bosco scherza con le foglie gialle
benché l’inverno senta ormai alle spalle;
ciancia il ruscel col rispecchiato cielo
benché senta nell’onda il primo gelo.
E’ sorto a piè di un pioppo ossuto e lungo
un fiore strano, un fiore a ombrello: un fungo.
Anche nel susseguirsi delle stagioni appare la poetica del quotidiano, tanto cara a Marino Moretti. Il cielo è terso, ridente nelle sue sfumature turchesi, illusione di stagioni limpide ormai passate. Gli ultimi scampoli che regala la volta azzurra non dimenticano, però, che l’inverno è alle porte; l’autunno è una stagione dorata, di mezzo, pallida imitazione delle ore di luce estive, tenue emulazione della rigida stagione invernale. Ecco che il bosco è ormai adornato con il suo fogliame giallo e vivo: ma l’inverno, fa capolino dietro ogni foglia cerea e il bosco sente il brivido invernale vicino.
Il ruscello chiacchiera con il cielo, ma nelle piccole onde che si infrangono lungo il suo corso ha il sentore delle imminenti gelate che, di lì a poco, sopraggiungeranno. Ed ecco che, Marino Moretti, introduce il simbolo autunnale per eccellenza: in questo vociare della natura nasce ai piedi di un pioppo il fiore tipico dell’autunno: un fungo, allegoria di questa mite e malinconica stagione. Come i fiori primaverili e i frutti estivi, ecco il dono dell’autunno: perché ogni stagione possiede la propria bellezza.
Stella Grillo
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