Molière, il gioco tra arte e vita nel film con Romain Duris

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Di Redazione Metropolitan

Nasceva il 15 gennaio 1622 quel Jean Baptiste Poquelin, in arte Molière, che sarebbe diventato un colosso del teatro francese. A differenza degli altri due drammaturghi, Corneille e Racine, che insieme a lui compongono il trio che ha rivoluzionato le scene del Seicento francese, Molière intraprende però una strada più anticonvenzionale. Opta per il genere ben più bistrattato della commedia.

Molière, calato nel nuovo contesto del teatro che si va facendo professione, scrive i propri testi guardando, da un lato, alla quotidianità, che si incanala in personaggi dalla psicologia coerente e ben delineata, dall’altro, alla concretezza della vita di compagnia. Molti dei ruoli vengono scritti, difatti, per calzare a pennello agli attori che compongono la sua compagnia.

Dietro alla fine comicità che ancora apprezziamo nei suoi lavori, si cela una satira tagliente che pungola la società del suo tempo nel vivo delle proprie ossessioni, nevrosi e ridicolezze. La parodia del drammaturgo investe senza pietà tutti i gradini della società francese e si esime solo dal travolgere l’intoccabile sovrano, della cui benedizione si aveva indubbiamente bisogno.

“Molière”, il film con Romain Duris gioca con la genesi delle opere del maestro

La vena irriverentemente parodistica che emerge dai testi di Molière è raccontata in maniera divertente dal film uscito in Italia con il titolo de “Le avventure galanti del giovane Molière“. In questo film biografico del 2007 l’uomo di teatro è interpretato dall’espressivo Romain Duris.

Il regista Laurent Tirard tenta di evidenziare la sottile linea tra realtà e teatro nella genesi delle opere del padre della commedia moderna. Con l’espediente di mostrarci i mesi perduti della biografia dell’autore, gli sceneggiatori inventano un periodo presso la casa del signor Jourdain in cui concentrano molti (forse troppi) spunti per la stesura di quelle che diverranno le commedie più note di Poquelin.

Impregnano la sceneggiatura di citazioni e situazioni in cui riconosciamo facilmente le scene più note dei capolavori di Molière, giocando con il suo rapporto tra vita e ispirazione poetica. In questo modo la pellicola veicola, se non altro, quell’idea di concretezza e di riferimento continuo alla realtà, oltre alla capacità dell’autore di cogliere gli aspetti più ridicoli di alcune personalità e del loro modo di vivere

Particolarmente interessante e gustosa, in questo senso, è l’interpretazione di Fabrice Luchini nei panni di quel “borghese gentiluomo” che ammicca al protagonista della commedia rappresentata per la prima volta nel 1670. Seppur romanzando fin troppo degli anni mancanti della vita dell’autore, il film riesce, oltre che a divertire il pubblico, ad inquadrare l’uomo di teatro che era Molière e il suo rapporto con la scrittura che attinge sempre dalla vita.

Debora Troiani

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