La scorsa domenica è andato in scena l’ultimo round della MotoGP 2020 e di Valentino Rossi all’interno del team ufficiale Yamaha, senza tralasciare l’addio tra Dovizioso e Ducati, quello definitivo alla carriera di pilota di Cal Crutchlow e quello di Tito Rabat. L’ex ducatista ha deciso di prendersi un anno sabbatico, mentre l’inglese rimarrà sempre nell’ambiente andando a ricoprire il ruolo di tester per la Yamaha. Ancora ignoto il destino dello spagnolo. Il Dottore invece si trasferirà in Petronas, al fianco del suo amico e vice campione del mondo MotoGP Franco Morbidelli. Inutile negarlo, in MotoGP è in atto un serio ricambio generazionale. Rossi però non molla, voglioso di riscattarsi dopo una stagione piena di sfortune ed errori.
Si corre o non si corre? A Jerez Valentino Rossi torna sul podio
La stagione 2020 della MotoGP parte in ritardo a causa dell’esplosione della pandemia proprio a ridosso dell’inizio della stagione in Qatar. Vengono annullate gare su gare, non si sa quando si potrà correre. Dorna si mette a lavoro con i vari circuiti, istituendo nel mentre un rigido protocollo per creare la cosiddetta “bolla del paddock”. Intanto i dubbi sul futuro di Rossi si addensano e la domanda rimane sempre la stessa: continuerà o sarà la sua ultima stagione? I mesi passano e il mondiale si concretizza. Si parte a luglio da Jerez, in un calendario che vedrà meno gare più ravvicinate e round doppi sullo stesso tracciato. Proprio a Jerez, il Dottore comunica che al 99% approderà in Petronas. L’annuncio ufficiale però tarda ad arrivare.
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Ad Jerez 1 Rossi non brilla, facendo riemergere gli spettri del 2019. In più il suo motore lo abbandona a metà gara. La settimana dopo si replica sempre in Spagna. Vale e il suo team apportano radicali modifiche al set-up nonostante gli ingegneri Yamaha non siano molto d’accordo visti i risultati di Quartararo e Vinales. Il numero 46 scatta quarto e conclude la gara al terzo posto, completando un podio tutto Yamaha. Finalmente si rivede un Valentino forte fino alla bandiera a scacchi e il 199° podio in MotoGP (235° tra tutte le classi) inietta una gran dose di fiducia in lui e nei tifosi.
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Da Brno a Misano, la costanza è la chiave della MotoGP 2020
Dalla Spagna si vola in Repubblica Ceca, sul tracciato di Brno. Dopo una brutta qualifica, vero punto debole di Rossi, il 46 riesce a rimontare fino alla quinta piazza. Un ottimo risultato in un mondiale che non ammette errori e si basa sulla costanza conquistato meritatamente da Joan Mir, il più concreto con una media di 12,2 punti a gara. Da Brno si passa all’Austria dove è in programma un doppio appuntamento. Il circuito è sicuramente il peggiore per le caratteristiche della Yamaha, la quale è costantemente ultima in termini di velocità massima.
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La prima gara vede andare in scena una mezza tragedia, con protagonisti Rossi e Vinales. I due vengono sfiorati dalle moto di Zarco e Morbidelli, entrati in contatto nel lungo rettilineo. Alla ripartenza dopo la bandiera rossa Vale chiuderà ancora quinto, definendo quell’episodio il più pericoloso di tutta la sua carriera. La seconda gara non va meglio, vedendolo transitare solo in nona posizione. Fortunatamente arriva Misano, dove l’italiano può rifarsi davanti alle 10.000 persone ammesse ad entrare in circuito. Il weekend infatti lo vede competitivo e stabilmente terzo fino all’ultimo giro, quando Joan Mir lo scavalca. Un boccone amaro da digerire, ma la costanza sta premiando il pilota di Tavullia.
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Errori e sfortune escludono Valentino Rossi dal titolo MotoGP 2020
Anche a Misano è prevista una doppia gara, l’occasione perfetta per Rossi di riscattare il podio mancato di una settimana prima. Ma anche quella per Morbidelli e Bagnaia di bissare il risultato. Il weekend però non si dimostra consistente come il precedente. Rossi e Morbidelli non sono in buone condizioni fisiche per una pesante influenza, solo Bagnaia sembra inarrestabile. Valentino ad inizio gara incappa in una scivolata, il suo primo errore stagionale. Un episodio che decreterà l’inizio di un ciclo di gare davvero negative. Si vola a Barcellona dove finalmente arriva il tanto atteso annuncio di Rossi in Petronas. Dopo delle prove quasi perfette, Rossi scatta terzo e in gara si accoda a Fabio Quartararo.
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A pochi giri dal termine l’anteriore abbandona improvvisamente il Dottore nella ghiaia. Un podio sicuro (e una possibile vittoria) poteva rilanciare Rossi nel Mondiale. Il danno è fatto e si può solo pensare al riscatto nel successivo GP di Francia. A Le Mans il meteo non assiste i piloti, costretti a correre su un asfalto bagnato dalla pioggia. Neanche il tempo di percorrere le prime due curve e Rossi è già in terra. La voglia di rivalsa e la mentalità vincente di Rossi sono la sua condanna. Il Mondiale è ormai andato e la Yamaha inizia a stentare ai danni della Suzuki. Purtroppo il peggio era solo dietro l’angolo.
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Valentino Rossi ha il Covid! La stagione 2020 di MotoGP è ufficialmente compromessa
Alla vigilia del primo GP di Aragon, arriva la doccia fredda su Valentino Rossi e la MotoGP 2020. Il Dottore ha contratto il Covid-19, manifestando anche dei lievi sintomi nei primi giorni di malattia. La sfortuna si è accanita sul numero 46, che a più riprese conferma di aver rispettato alla lettera il protocollo e di essersi premurato di non entrare in contatto con troppe persone. La malattia lo costringe a casa per ben due gare, vedendo dal divano le vittorie di Rins e Morbidelli. Intanto la Yamaha ufficiale è sempre più in difficoltà e nascono anche i primi dubbi in merito al progetto. La moto 2020 non ha prodotto lo step in avanti desiderato e la faccenda è ormai sotto gli occhi di tutti.
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Rossi riesce a rientrare in extremis per la prima gara di Valencia dopo un valzer di tamponi. Gli è concesso però di girare solo a partire da sabato mattina. Bisogna riprendere il ritmo in sella dopo quasi un mese senza moto e il weekend risulta difficile, amplificato ancora dalle difficoltà di Yamaha. Il Covid sarà pure passato, ma non la sfortuna. Infatti dopo appena cinque giri la moto lo lascia a bordo pista a causa di un problema elettrico. Il risultato è il sesto zero consecutivo, il settimo stagionale. Non proprio il modo ideale per salutare quella che sarà la sua ultima stagione all’interno del team ufficiale dopo ben 15 anni, i quali hanno prodotto fantastiche vittorie e ben 4 titoli mondiali.
Rossi e Yamaha forever: la fine di una storia meravigliosa
La seconda gara di Valencia mette ancora in luce i limiti della Yamaha 2020. Mentre Rossi e Vinales arrancano nelle retrovie, Morbidelli vince con la versione 2019. Più volte Rossi ammonisce i vertici Yamaha, chiedendosi se realmente lo ascoltino quando offre indicazioni per lo sviluppo. I problemi di grip e velocità permangono ormai da anni, ma c’è ancora una gara da disputare prima di pensare alla nuova stagione.
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A Portimao, in Portogallo, va in scena l’atto conclusivo della storia Rossi-Yamaha ufficiale. Le difficoltà sono sempre le stesse e gli ufficiali occupano le posizioni di rincalzo, mentre Morbidelli fa suo un altro podio. La gara è comunque migliore delle ultime uscite, Rossi è concreto fino a fine gara e al rientro al box qualche lacrima non può che solcare il viso dei tifosi. Una lunga storia d’amore si chiude, per dare spazio ai giovani. Quella tra Rossi e la MotoGP invece continuerà ancora, almeno per il 2021.
Parole d’amore per un matrimonio fantastico e ineguagliabile
Valentino Rossi scende per l’ultima volta dalla sua Yamaha ufficiale, la stagione MotoGP 2020 è giunta al termine. Subito si getta tra le braccia dei suoi fidati compagni di lavoro, ormai diventati amici se non fratelli, sprigionando un’intensa atmosfera al contempo felice e malinconica. In quegli abbracci, tanti ricordi sicuramente hanno passato la sua mente: Welkom 2004, Phillip Island 2004, Sepang 2005, Motegi 2008, Barcellona 2009, Assen 2009, Sepang 2009, Valencia 2010, Assen 2013, il triste epilogo del 2015, Assen 2017. Sono solo alcune delle innumerevoli pagine di storia del 46 insieme alla sua fidata Yamaha. Questa volta però è davvero finita. E nelle dichiarazioni, Rossi non può che esprimere parole d’amore per la sua dama blu. Come quel lontano giorno del 2004, quando a Welkom fu scritto un pezzo di storia indelebile.
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Le dichiarazioni di Valentino a fine gara
“Io e la Yamaha abbiamo scritto lunghe pagine di storia e condiviso molti momenti indimenticabili della mia carriera e della mia vita. Questo GP è stato emozionante perché qui si chiude un percorso lungo 15 anni. Oggi mi sono sentito bene in pista, quindi è un buon finale per la storia. Avevo un buon ritmo, potevo guidare forte e lottare con il resto del gruppo. È la fine di una stagione complicata per tutti, vedremo come andrà il prossimo anno. Dobbiamo lavorare e allenarci duramente per essere competitivi e pronti per il 2021. La nostra storia è divisa in due parti. Quasi come un bel film, mi piace pensarla così. La prima metà va dal 2004 al 2010: credo sia stata la parte migliore della mia carriera. Ricorderò sempre questi successi perché sono momenti fondamentali, ma sono molto orgoglioso anche della seconda parte”.
“Voglio ringraziare in particolare Jarvis, ma in generale tutta la Yamaha perché mi hanno dato la possibilità di tornare, quando ero già “vecchio”. Non dimenticherò mai il momento in cui Lin mi ha detto che avrei avuto la possibilità di tornare. Sarò sempre grato per quel momento, perché forse avrei potuto anche smettere. Questa seconda avventura è stata un po’ più difficile in termini di risultati, ma siamo arrivati vicini a vincere il campionato e avrebbe potuto cambiare la nostra storia. Quindi non smetterò mai di ringraziare Lin, Maio e tutti gli ingegneri, ma soprattutto voglio dire ‘Grazie’ alla mia squadra: Bernie, Alex, Brent, Matteo, Mark, David, Idalio e tanti altri ancora. E naturalmente al mio amico Maverick: anche con quel lato del box abbiamo avuto una bella atmosfera, quindi voglio ringraziare anche lui”.
Ad attenderlo ora l’avventura in Petronas al fianco di Morbidelli. Con la stessa voglia e passione che lo accompagnano per il mondo intero da più di 25 anni. Perché Valentino ancora non molla nonostante la nuova generazione stia avanzando con passi da gigante. A conferma del fatto che le leggende non sono solo numeri, ma lo diventano per le loro azioni e il modo in cui le affrontano.
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Riccardo Zoppi