Edvard Munch tornerà in Italia, e lo farà con tutti gli onori del merito. Il celebre pittore norvegese, infatti, sarà il protagonista di una retrospettiva che porterà cento opere, prestate in via eccezionale dal museo di Oslo a lui dedicato, nel nostro Paese. La mostra avrà sede nello storico Palazzo Reale a Milano, dal 14 settembre al 26 gennaio 2025; successivamente, si sposterà nella Capitale, a Palazzo Bonaparte, dal 18 febbraio al 2 giugno 2025.
Munch:Il Grido Interiore è un progetto ambizioso e che collettivo. Curata dalla studiosa Patricia G. Berman e promossa dal Comune di Milano-Cultura, che riporta l’artista nel capoluogo lombardo dopo un’assenza di quarant’anni, l’esposizione ha il patrocinio della Reale Ambasciata di Norvegia a Roma, ed è prodotta da Palazzo Reale e Arthemisia, in collaborazione con il Museo MUNCH di Oslo. Ed è proprio nella storica residenza dell’Ambasciatore di Norvegia, che ieri, 21 maggio 2024, si è tenuta una conferenza stampa per presentare l’iniziativa.
Munch: Italia e Norvegia insieme, per la mostra a lui dedicata
A mediare l’evento, l’ambasciatore di Norvegia Johan Vibe. Dopo un breve discorso introduttivo, in cui il diplomatico ha sottolineato l’importanza dei rapporti tra le due nazioni, specialmente in ambito culturale, la parola è passata Tone Hansen, Direttore del Munchmuseet. La donna si è detta più che soddisfatta di questa nuova avventura, che segue una recente trasferta parigina, al Musée d’Orsay. Il patrimonio artistico ereditato dallo straordinario genio di Munch merita di essere conosciuto in tutto il mondo, e non solo limitatamente al suo dipinto più noto, L’urlo. La collezione di Oslo vanta oltre duemila tele e la selezione scelta per questa mostra, seppur ridotta, offre una visione approfondita dello stile e del talento dell’espressionista.
Dalla città meneghina intervengono l’Assessore alla Cultura Tommaso Sacchi e il Direttore di Palazzo Reale, Domenico Piraina. Il primo ha ribadito la gioia per questa rassegna così completa e di livello, mentre il secondo ha confessato di essere particolarmente legato a Edvard Munch, che quattro decenni fa ha aperto e ora concluderà la sua avventura milanese. Iole Siena, Presidente ed Amministratore di Arthemisia, è impaziente di vedere l’allestimento finale e di poter inaugurare il frutto di mesi di lavoro e trattative. Come da lei anticipato, Munch farà piangere e susciterà forti reazioni negli spettatori, grazie alla sua travolgente carica emotiva.
L’uomo oltre l’artista
Ed è proprio la capacità di Munch di prendere le passioni e i sentimenti e di trasferirli su tela, il fulcro dell’ultimo intervento, quello di Costantino D’Orazio. Lo storico dell’arte ha offerto un quadro dettagliato del lato umano, dell’uomo oltre la tavolozza. La vita di Edvard Munch è segnata da profondi dolori, che lo scuotono e ne influenzano la produzione. La morte prematura della madre e della sorella prima, e poi del padre, l’amore travagliato per la compagna Tulla Larsen. Il suo “grido interiore” raggiunge la superficie attraverso ogni pennellata, carica di tutto il tormento che si porta dietro. I volti privi di occhi, i paesaggi onirici, i colori saturi e d’impatto. Tutto contribuisce ad evidenziare il senso di malessere e angoscia, non solo personale, ma turbamento comune, universale.
Il fine ultimo della mostra sembra essere proprio questo Scavare nella sua vita per comprendere le sue opere, ammirare le sue opere per cogliere l’essenza del suo vissuto. Ad arricchirla, un nutrito palinsesto di eventi paralleli, in cui verranno coinvolte diverse realtà della città di Milano, e che metteranno in luce le molteplici capacità di Munch, il cui linguaggio comunicativo si estendeva addirittura al cinema. La sua esistenza “appesa a un filo”, sempre in precario equilibrio tra speranza e sofferenza, è al centro di un percorso interessante e necessario, un viaggio che permetterà di “entrare” nei suoi quadri, incontrando l’uomo dietro di essi.
Federica Checchia
Foto per gentile concessione Munchmuseet
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