“Van Gogh: capolavori dal Kröller-Müller Museum” è la mostra che dall’ 8 Ottobre dell’anno scorso sta incantando i visitatori di tutta Italia e non solo. Allestita nella splendida cornice di Palazzo Bonaparte a Roma, la mostra è stata prorogata fino al 7 Maggio 2023 proprio per il suo grande successo. 40 opere del genio incompreso che deve la sua fortuna alla cognata. Noi ci siamo andati ed ecco la nostra recensione nel giorno del 170esimo anniversario della nascita del pittore.
Van Gogh: capolavori dal Kröller-Müller Museum
Roma ospita alcuni celebri capolavori di Vincent van Gogh provenienti dal prestigioso Kröller-Müller Museum di Otterlo. Il museo che è secondo solo al Van Gogh Museum di Amsterdam per quantità di opere dell’artista olandese. Lo fa in una location di prim’ordine: Palazzo Bonaparte. Luogo ricco di storia che è stato anche recentemente restaurato. La mostra presenta quaranta opere di Vincent van Gogh, tra
dipinti e disegni. I capolavori di Van Gogh poi, sono affiancati da altri sei pezzi forti della collezione del museo di Otterlo, risalenti a epoche diverse: capolavori di Lucas Cranach il Vecchio, Henri Fantin-Latour, Pierre-Auguste Renoir, Floris Verster, Paul Gauguin e Pablo Picasso. Questi capolavori si alternano a proiezioni in cui si leggono alcuni dei pensieri dell’artista, estrapolati dalle numerosissime ed assidue lettere che scriveva al fratello Theo. Lettere che ci permettono di comprendere ancora meglio la personalità dell’artista ma soprattutto lo stato d’animo che aveva quando creava determinate opere.
La mostra segue un preciso filo cronologico ed è divisa in cinque sezioni, ognuna delle quali corrisponde ad una fase importante e fondamentale della vita di Van Gogh. Nella prima sala c’è una piccola selezione di alcune opere del Kröller-Müller Museum, nato dall’amore per l’arte e dalla collezione di Helene Kröller-Müller. Tra questi vale la pena nominare “Portrait of a young woman (The Madrilenian)” di Picasso, “In the café” di August Renoir e “Atiti” di Paul Gauguin. Da qui, spiegata la storia della nascita di questo straordinario museo, si passa all’esposizione vera e propria sull’artista olandese.
Van Gogh, dal periodo olandese al periodo parigino
Nella prima parte, la mostra mette in evidenza il periodo olandese dell’artista. In questa fase Van Gogh si dedica alla verità del mondo e alla sua crudezza. Avvolti in un clima rarefatto ed intatto, ci sono i lavoratori, gli umili, i poveri. In queste opere vengono rappresentate le persone così come realmente sono, senza artifici e senza la presenza della più minima aspirazione ad essere qualcos’altro. Ed è qui che possiamo ammirare “Donna che cuce e gatto“, del 1881 o “Donne nella neve che portano sacchi di carbone” del 1882, solo per citarne alcuni. Da qui si passa al periodo Parigino in cui Van Gogh conosce gli impressionisti e rimane stregato dalle loro opere e dalla vita attiva e stimolante della città. Qui conoscerà anche Gauguin, amico dal quale si sentirà tradito e per il quale, dopo una furiosa lite, si taglierà un’orecchio sprofondando di nuovo in un periodo buio per la sua salute mentale.
A Parigi ha modo di sperimentare di più con il colore e questo gli permette di utilizzarli per dare nuovo slancio alle sue opere che diventano ora più brillanti e più “allegre”. Dallo sfondo grigio delle pareti che ospitano i lavori del primo periodo, si passa ad un ottanio intenso che valorizza ancora di più le nuove scelte cromatiche che il pittore fa. Di questo periodo possiamo ammirare invece “fiori in un vaso blu” del 1887 e il bellissimo “angolo di prato”, dipinto nello stesso anno. Al periodo a Parigi, segue il breve periodo ad Arles dove continua lo studio del colore ed infine, la sezione più intensa di tutte: il periodo di Saint-Rémy-de-Provence e Auvers-sur-Oise.
L’ultima fase della vita di un artista
Quest’ultima sezione, che corrisponde al periodo finale e turbolento della vita dell’artista, è sicuramente la più interessante. Si possono ammirare le opere che Van Gogh ha creato prima di avere i suoi attacchi di follia, o nei periodi in cui cercava di riprendersi. Commoventi gli estratti delle lettere al fratello Theo, in cui cerca di spiegargli il suo stato d’animo. Questa sezione, che vede esposti capolavori come “il burrone” del 1889 o “vecchio disperato alle porte dell’eternità” del 1890, si conclude con l’ultima sala in cui è esposto il suo celeberrimo Autoritratto a fondo azzurro con tocchi verdi del 1887 che realizza a Parigi.
Molto interessante è anche uno degli ultimi pannelli dedicato alla storia della fortuna di Van Gogh. Finalmente si vede riconosciuto il ruolo della cognata Johanna Bonger che si ritrova vedova con un figlio piccolo in un appartamento pieno di opere del cognato. Ed è proprio grazie alla sua intelligenza e lungimiranza se oggi possiamo ammirare questi straordinari capolavori. Nel novembre 1891 apre la
pensione Villa Helma a Bussum, una cittadina culturalmente molto vivace non lontana da Amsterdam,
dove inizia a tessere le sue relazioni con critici, pittori, scrittori, tutti coloro che potevano aiutarla a far conoscere l’opera del cognato. E da qui il grande artista, otterrà finalmente la fama che si merita.
Una mostra da visitare!
La mostra è prodotta da Arthemisia, realizzata in collaborazione con il Kröller-Müller Museum di Otterlo ed è curata da Maria Teresa Benedetti e Francesca Villanti. Curata nei minimi particolari e la scelta degli allestimenti, dalle luci al colore delle pareti dove sono inseriti i quadri, sono stati pensati per valorizzare al massimo i capolavori esposti. Molto toccanti e piacevoli anche le proiezioni con gli estratti delle lettere di Van Gogh a suo fratello Theo. Estratti che sono inseriti anche all’interno delle didascalie di fianco ai quadri e che meglio di ogni descrizione possono spiegare quello che si sta osservando. Molto carina anche l’ultima sala, in cui ci si può immergere, attraverso un gioco di luci e proiezioni, nella “notte stellata“.
Ilaria Festa
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