Il 23 Marzo 1919 Benito Mussolini fondò il Fascio milanese di combattimento. Si tratta di un movimento politico che accoglieva adesioni soprattutto dai membri della piccola borghesia. Questi ultimi, infatti, temevano il clima tutt’altro che stabile del primo dopoguerra: non possedevano le enormi ricchezze dei grandi imprenditori e dei latifondisti e temevano che piaghe quali quelle dell’inflazione e della disoccupazione potessero mettere a rischio la loro modesta agiatezza.

Mussolini fonda i fasci italiani di combattimento: approfondimento

I Fasci si mostravano come un movimento di natura nazionalista, rappresentante di valori come l’ordine e il patriottismo, importanti per le classi medie. Essi erano in contrapposizione allo stato liberale, esaltando la violenza e l’azione individuale. Erano ostili nei confronti delle classi abbienti e dei socialisti. Si ponevano contro il sistema parlamentare (antiparlamentarismo) e preferivano fare politica in maniera diretta e violenta. Il 15 Aprile 1919 si ricorda che Marinetti saccheggiò ed incendiò la sede dell’Avanti.

I fascisti furono abili nello sfruttare il risentimento e il malcontento diffuso durante il primo dopoguerra nella penisola. L’idea di uno stato incapace di difendere la patria si diffuse anche a causa dei territori persi e in generale della sconfitta. La questione di Fiume, ad esempio, si risolse solo nel 1920. Giolitti, infatti, mediante il trattato di Rapallo affrontò la questione direttamente con la Jugoslavia. Grazie a tale trattato venne stabilito che Fiume (contesa tra Italia e Jugoslavia) avrebbe avuto lo stato di “città libera”.

Struttura

I Fasci di combattimento costituivano la struttura di base del Partito nazionale fascista. In ogni Comune fu istituito un Fascio retto da un segretario politico e assistito da un direttorio; quest’ultimo, a sua volta, era formato da un vice segretario politico, da un segretario amministrativo e da altri sei componenti (vice comandante locale della Gioventù italiana del Littorio , i comandanti dei Giovani fascisti, degli Avanguardisti e dei Balilla). L’insieme dei Fasci provinciali formava la Federazione Provinciale, ed era composto da un segretario federale aiutato da un direttorio federale. Tutti i segretari federali costituivano il Consiglio nazionale il cui capo era il già citato segretario federale assistito da un direttorio nazionale.

Giusy Celeste