“One Earth-Tutto è connesso”: il docufilm di Francesco De Augustinis sul sistema alimentare e la crisi del pianeta

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Di Redazione Metropolitan

Il nuovo documentario del regista De Augustinis sbarca sullo schermo del Maxxi, per raccontare le crude verità di una società occidentale sempre più soggetta al cambiamento climatico. “One Earth-Tutto è connesso” rappresenta il cinema del reale attraverso testimonianze, video e immagini che vanno dal Brasile alla Cina, dagli USA all’Italia, passando per l’inevitabile foresta amazzonica.

Il futuro del cibo

Se è vero che la rivoluzione comincia dal piatto, si può ben comprendere perché il regista abbia voluto iniziare dall’eccessivo consumo di carne, come causa di fattori scatenanti. “One Earth-Tutto è connesso” non è soltanto un titolo d’effetto o una strategia di marketing, ma è il principio secondo cui tutto è collegato, in una concatenazione di eventi e dipendenti dalle nostre azioni. Impensabile ammettere che la Cina occupi il 21% della popolazione mondiale, che possieda solo il 9% delle terre e il 6% delle risorse idriche. Ragion per cui, problema principale di questo Paese è soddisfare la domanda: come produrre cibo più velocemente e in grandi quantità. Il fattore demografico in perenne aumento ricade sull’allevamento intensivo e sul conseguente eccessivo consumo di carne.

Tutto è connesso.

Una sola Terra

Indispensabile ricordarsi di quanto sia unico ciò che ci circonda. Aria, acqua, terra.. risorse che traiamo dal pianeta e delle quali facciamo uso ogni giorno per vivere, senza accorgercene. Negli ultimi 3 anni sono state arse al suolo migliaia di piantagioni e foreste per incrementare lo sviluppo dell’agricoltura. E succede in America del Sud, Asia, Africa. Accade soprattutto in Amazzonia: qui le popolazioni indigene sono costrette ad abbandonare le loro terre, le loro case a causa di incendi sempre più frequenti. E’ la materia prima la vera ricchezza.. come la soia, utilizzata prevalentemente dal Liverpool e dalla Cina come mangime per polli, negli allevamenti intensivi.

One health

Con il suo nuovo film De Augustinis mostra il livello di connessione tra gli allevamenti intensivi e la diffusione di virus nel mondo. Si ricorda come già nel 2009 si parlasse di pandemia – la prima del XXI secolo – a causa della febbre suina. Stesso allarme nel 2020, poi messo a tacere dalla notizia che spiegava quanto fosse poco infettivo il virus dall’animale all’uomo. I due effetti collaterali degli allevamenti intensivi: facilitano la diffusione di virus e ne favoriscono le mutazioni. News non troppo lontane dalla triste vicenda che si sta vivendo da oltre due anni.

Le spiegazioni vengono lasciate agli esperti, dai quali si comprende che nuovi virus nascono perché ‘uomo distrugge o invade habitat naturali. Ragion per cui aumentano le epidemie che derivano da animali: Febbre del Nilo, Sars, Avaria, Ebola. Secondo la testimonianza di una virologa: “Sopravviveremo al covid-19, ma cosa succederà con il cambiamento climatico? Che succederà se la temperatura si abbasserà di 5 gradi? Quali virus ne usciranno, che non conosciamo?

Una questione etica

L’ultimo capitolo di “One Earth-Tutto è connesso” è dedicato alla parte più umana, etica e morale di ogni uomo. Fare per fare del bene. Attraverso lo stile di vita di Buddisti e Induisti, il regista arriva dritto al cuore del pubblico e al fulcro del suo discorso: trattare a pari merito tutti gli esseri viventi. Credere che anche polli e pesci abbiano un’anima renderebbe il nostro giudizio alimentare più scettico e selettivo. Dal docufilm si evince che più gli animali siano lontani dalla specie umana, più l’uomo tenderebbe a non riconoscerli come esseri senzienti. Minore è la distanza, maggiore sarà l’empatia.

Come faremo a riprenderci dall’individualismo in una società capitalista come la nostra? Quanta etica ci rimane?Dobbiamo fermarci e pensare al mondo in cui viviamo”.

Choose your life.

Simonetta Chiariello

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