Pablo Escobar il numero uno del narcotraffico

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Di Sabrina Baiocco

Nasce in una famiglia povera Pablo Escobar ma in poco meno di vent’anni diventa il criminale più ricco in circolazione. Si stima che intorno agli anni ‘90 guadagnasse circa 30 miliardi l’anno. È uno dei più grandi assassini esistiti al mondo con circa 10mila omicidi fra quelli commessi e commissionati. Uccide membri delle forze di polizia, civili e politici. Nel 1982 entra in politica e viene eletto alla Camera dei rappresentanti in Colombia. Gestisce il più grande narcotraffico di cocaina e marijuana mai esistito arrivando a servirsi anche di aerei e sottomarini. Viene ucciso dall’intelligence americana il 2 Dicembre del 1993 a Medellín.

Pablo Escobar l’imperatore della cocaina

Murales Pablo Escobar aMedellìn
Murales Escobar a Medellìn

Pablo è di origini molto umili, nato a Rionegro il 1 Dicembre del 1949 trascorre la sua gioventù commettendo qualche furtarello nella sua città natale. Nei primi anni della sua adolescenza aderisce al Nadaismo, iniziando a fare uso di droghe e a prendere confidenza con sostanze proibite. Viene successivamente incarcerato ma sarà proprio in carcere che farà la conoscenza del criminale Alberto Prieto. Scontata la pena collaborerà nel contrabbando di cocaina con Prieto. Nel 1975 diventa uno dei più famosi contrabbandieri al mondo. Costruisce un vero e proprio impero della droga. Si stima che fossero esportate 15 tonnellate di cocaina al giorno. Utilizzava aerei e navi. I piloti che lavoravano per lui e che si occupavano di trasportare la cocaina guadagnavano fino a mezzo milione di dollari al giorno.

Viene scortato sempre da guardie del corpo personali. Chi si fosse messo sul suo cammino poteva scegliere se essere corrotto o essere ucciso, il famoso “argento o piombo”. Ovunque ha infiltrati e informatori per non rischiare di essere scoperto. Negli anni ’80 sono stati calcolati oltre 4 mila decessi commissionati da Escobar fra cui 200 giudici, un candidato presidente, decine di giornalisti e moltissimi poliziotti.

Vive nella tenuta di Napoli (Hacienda Nápoles) con vasti appezzamenti di terreno dove alleva animali selvaggi arrivati dall’Africa. Fu costruito uno zoo privato con leoni, elefanti e oltre 1500 specie diverse. Vi era anche una pista di atterraggio. La tenuta misurava 5 mila ettari di terreno.  Proprio nascosti sotto quei terreni si scoprirono molti anni più tardi dei contenitori pieni di denaro. Nonostante la sua attività, Escobar insegnò ai figli a non far mai uso di droghe, il consumo non era concesso neanche ai suoi collaboratori.

Tra politica e carcere

Escobar era soprannominato “Robin Hood Paisa” dagli abitanti della sua terra. Elargiva infatti grosse somme di denaro, costruiva scuole, stadi e ospedali per la sua gente. Fece realizzare un intero sobborgo dove all’ingresso si poteva scorgere un murales che recitava “Benvenuti al quartiere Pablo Escobar. Qui si respira pace!”. Si comprò il loro rispetto. La conseguenza fu che venne coperto più volte dai suoi compaesani mentre era inseguito dalla polizia. Per ripulire il denaro sporco finanziò squadre locali. Questo permise all’Atletico Nacional di Medellin di vincere la Coppa Libertadores. 

Proprio con il favore del popolo El Patron riesce ad entrare in politica come consigliere regionale di Envigado. Il 14 Marzo del 1982 viene eletto alla Camera dei rappresentanti ma ad Agosto viene pubblicata la notizia di un suo vecchio arresto per detenzione di cocaina. Perde così l’immunità parlamentare. Si dimetterà dai suoi incarichi due anni dopo. Il ministro della Giustizia Rodrigo Lara Bonilla che aveva portato alla luce le sue attività di narcotraffico viene giustiziato appena emessa la denuncia.

Nel 1984 Pablo si trasferisce in Nicaragua con il suo compare José Gonzalo Rodriguez Gacha per esportare da lì la cocaina fino agli Stati Uniti. Per la spedizione dei carichi si avvale del pilota americano Barry Seal che si rivelerà però un informatore al servizio delle agenzie americane. Il pilota fu assassinato ed Escobar smascherato. Fece così saltare in aria il Palazzo di Giustizia e con esso tutte le indagini a suo carico.

La morte del Patron

Dopo un braccaggio serrato da parte della polizia colombiana si costituì nel 1991 con la promessa di non essere estradato. Viene portato alla Catedral, ma anche come detenuto gli sono concessi parecchi benefici. Può entrare e uscire dal carcere a suo piacimento, la sua cella è piena di comfort. Quando la notizia trapela Escobar viene portato in un istituto di pena più tradizionale dal quale riesce a fuggire. Il Delta Force americano gli dà la caccia in modo serrato.  Nel periodo di latitanza, per tenere al caldo la figlia che soffriva di polmonite, ha bruciato 2 milioni di dollari. Sarà la polizia colombiana a scovarlo in un quartiere di Medellin. Viene ucciso dagli agenti mentre tenta di scappare il 2 Dicembre 1993. Aveva 44 anni.

I figli di Escobar hanno cambiato identità dopo un accordo tra la magistratura e la DEA. La loro identità viene però scoperta nel 1999. Il figlio maggiore viene incarcerato per 15 mesi. La figlia, che all’epoca dei fatti aveva solo 9 anni, non sapeva della vera identità del padre. Quando la scopre ne resta scioccata. Juan Pablo rimase lontano da qualsiasi attività criminale. Racconta la storia del padre portando nei teatri lo spettacolo «Pablo Escobar. Una storia da non ripetere».  Afferma che sua madre non ha mai preso un’arma in mano, al contrario di ciò che si vede nelle serie TV e che suo padre si uccise prima di essere catturato dalla polizia.

Negli anni di Escobar a Medellín il narcotraffico diventa un’occasione per sopravvivere. Dopo di lui è andata scemando la criminalità grazie a un maggior controllo del territorio e investimenti statali devoluti al sociale che hanno sanato parzialmente la povertà.

Sabrina Baiocco

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