Paolo Belli ritorna sulle scene con l’album “La musica che ci gira intorno”

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Di Redazione Metropolitan

Esce il 6 maggio La musica che ci gira intorno (PB Produzioni / Artist First), il nuovo album di Paolo Belli a nove anni di distanza da ‘Sangue Blues’ (disponibile sia su supporto fisico che sulle piattaforme digitali).

Un ritorno in grande stile per il musicista che si è “voluto fare un super regalo” per festeggiare i suoi 60 anni. Il disco contiene 13 canzoni di successo del panorama italiano in un arco temporale che va dalla fine degli anni Sessanta alla metà degli anni Novanta. “Questa opera – spiega Belli – è un modo per ringraziare tutti gli artisti che in qualche modo hanno segnato la mia vita artistica e umana”.

Ho voluto rendere omaggio alla musica in stile ‘grande orchestra’ suonando questi pezzi come non ci si deve dimenticare di fare, nonostante io sia un amante delle nuove tendenze e del modo di eseguirle. E sono contento di aver fatto esercitare la propria arte a dei super musicisti che collaborano con me da 30 anni e che, nonostante tutto, continuano e mi permettono di eseguire i brani esattamente come me li immaginavo.

Paolo Belli sul nuovo album “La musica che ci gira intorno”

“La musica che ci gira intorno”: Paolo Belli parla del nuovo album

L’album è una vera chicca e vede la partecipazione del polistrumentista cubano Juan Carlos Albelo Zamora nei brani ‘Che sarà’ dei Ricchi e Poveri (1971) e ‘La prima cosa bella’ di Nicola di Bari e dei Ricchi e Poveri (1970); dell’attore Stefano Fresi in ‘Ma come fanno i marinai’ di Lucio Dalla e Francesco De Gregori (1978) e Arisa in ‘Vorrei incontrarti tra cent’anni’ di Ron e Tosca (1996).
Nella tracklist, ‘L’italiano’, successo di Toto Cutugno del 1983, ‘Natale’ di Francesco De Gregori (1978), ‘La musica che gira intorno’ di Ivano Fossati (1983), ‘La voce del silenzio’, canzone presentata al Festival di Sanremo 1968 da Tony Del Monaco e Dionne Warwick, ‘Futura’ di Lucio Dalla (1980), ‘Viaggi e miraggi’ sempre di De Gregori (1992), ‘Parlare con i limoni’, perla di Enzo Iannacci del 1987, ‘L’anno che verrà’ ancora di Dalla (1979) e ‘Va bè (se proprio te lo devo dire)’ di Vasco Rossi (1979).

Tutti i brani, eseguiti con la sua Big Band (composta da sedici elementi), hanno un suono sùbito riconducibile allo stile di Belli, tra swing, jazz e latin.
Il disco è prodotto da Paolo Belli e Fabrizio Brocchieri per PB Produzioni.

Giovedì 5 maggio Paolo Belli sarà in concerto al CAP 10100 di Torino e il 6 maggio doppio appuntamento al Blue Note di Milano (il tempio del jazz) per presentare al pubblico il nuovo disco insieme alla Big Band.

Paolo Belli racconta track by track il nuovo album

Il disco si apre con L’italiano’: “Per ricordare una famosa sera passata insieme, suonando e cantando, ma soprattutto imparando il jazz, assieme allo stesso Toto CutugnoEnzo JannacciTullio De Piscopo e Rino Zurzolo”. Si passa poi a Che sarà con Juan Carlos Albelo Zamora: “Per anni la domanda che sarà della mia vita è stata, per me, un tormentone e ora, dopo aver raggiunto la soglia dei 60, questa canzone ha cominciato a darmi qualche risposta”. La terza canzone è ‘Ma come fanno i marinai’ con l’attore Stefano Fresi: “Perché nella leggerezza di questa canzone è nascosta una grande verità del musicista”.

Ecco poi ‘Natale’: “Quando l’ho interpretata per la prima volta a Telethon, qualche anno fa, ho sentito subito un qualcosa di forte e struggente, dolce e amaro, e l’ho sentita mia, in tutta la sua forza emotiva, e credo che la chiave swing le doni una leggerezza che rende le parole di De Gregori ancora più potenti”. Quinta traccia, ‘La musica che gira intorno’: “’…saremo noi che abbiamo nella testa un maledetto muro…’, mai come oggi si deve ricordare a tutti, a me per primo, di abbattere quel muro”. Sesto e ottavo pezzo, ‘Vorrei incontrarti tra cent’anni’ con Arisa e ‘Futura’: “Sono stati i primi brani (grazie a Telethon) in cui mi sono cimentato e piaciuto (perdonate l’immodestia) nel rivisitare dei brani storici e farli diventare Jazzy… (ricevendo anche i complimenti dallo stesso Lucio Dalla). Con questi arrangiamenti è cominciata la mia serenità nello smontare e rimontare brani meravigliosi e sentirmeli esattamente vestiti perfetti per il mio modo di esprimermi”.

Il settimo brano è ‘La voce del silenzio’: “Questa canzone l’ho sempre amata, ma mai avrei immaginato di eseguirla in televisione e in un disco. È il giusto omaggio all’amicizia che mi lega a Carolyn Smith”. La nona canzone è ‘Viaggi e miraggi’: “Da sempre sono legato ai testi di De Gregori, questo è l’omaggio a colui che ha scritto un testo perfetto per chi fa la mia professione e allo stesso tempo perché sono legato a questa frase: ‘certi angoli del presente che fortunatamente diventeranno curve nella memoria…’”. L’album prosegue con La prima cosa bella’ con Juan Carlos Albelo Zamora: “Perché è una delle canzoni d’amore che canto spesso a mia moglie”. 

Undicesimo pezzo, Parlare con i limoni: “Perché per me Enzo Iannaci è, come TotòJohn Belushi e James Brown, un maestro che mi accompagna e da cui apprendere. In questa canzone ci sono tanti pensieri che rappresentano il mio modo di pensare”. Si passa poi a ‘L’anno che verrà’: “La canzone che mi permette ogni volta di ricordare e sentire vicino Fabrizio Frizzi”. L’album si chiude con Va bè (se proprio te lo devo dire)’: “Perché devo tantissimo a Vasco, innanzitutto per avermi, allo stesso modo di Buscaglione e Carosone, insegnato a scrivere testi swing in italiano e per avermi ‘regalato’ il suo palco, per ben 2 tour”.