

Questa settimana il personaggio della rubrica “Esseri Unici” è Patrick De Gayardon. Un uomo come tanti forse, che ha inseguito il suo sogno fino all’ultimo respiro, con l’obiettivo però di condividerlo col mondo facendolo diventare il sogno di tutti. Si potrebbe cominciare col dire che “il rischio era il suo mestiere”, eppure per quanto possa sembrar strano non è mai stato cosi! Patrick De Gayardon non ha mai amato i rischi, tutto era studiato, calcolato, programmato. Gli sport estremi per lui rappresentavano un insieme di limiti, da superare sì, ma con rispetto. La conoscenza, la ragionevolezza, pensarsi capace di sfidare le leggi della natura, ma con la consapevolezza che non sempre il rispetto e il calcolo sono vincenti. Lui era tutto questo, e molto altro. Patrick de Gayardon nacque ad Oullins (Francia) il 23 gennaio 1960 ed è stato tra i massimi rappresentanti del paracadutismo acrobatico.
Un uomo solitario dal carattere introverso, riflessivo, alla continua ricerca di risposte, forse scaturite dall’abbandono in tenera età da parte dei suoi genitori. Un bisogno ancestrale di fissare le sue origini, non poteva che cercarlo stando a contatto con madre natura. Gli studi lo portarono a frequentare la facoltà di giurisprudenza ma poi scoprì che la sua grande passione era lo sport. Quale sport per lui fu chiaro da subito. Nonostante si avvicinò con curiosità al tennis al golf e al windsurf, il paracadutismo ha rappresentato il mezzo ideale per dare un senso al suo essere. Debuttò nel paracadutismo sportivo all’età di vent’anni.

I primati di Patrick de Gayardon
Dal 1984 in avanti si specializzò in lanci estremi, a cominciare dal “base jumping” (lancio paracadutato da postazioni fisse). Come paracadutista però la sua disciplina preferita col tempo diventò il freestyle, di cui è stato campione di Francia nel 1985 e nel 1988. Campione del mondo nel 1986, si definiva “paracadutista acrobatico” e la specialità nella quale fece da apripista e per la quale è tutt’ora considerato un pioniere, è quella dello “skysurf”. Si tratta di una disciplina che nel corso del lancio e del volo successivo, prevede l’utilizzo di una tavola come quelle da snowboard. Un attrezzo atto a controllare ulteriormente la planata durante la caduta libera.
Nel 1993 lanciandosi dall’elicottero si calò nel Sòtano de Las Golondrinas, il gigantesco canyon naturale messicano, penetrando in un pozzo profondo 376 metri e largo più di 50. A 24 anni era già uno dei più forti base jumper del mondo, a 25 fu decretato Campione di Francia di caduta libera. Fu così che dal 1992 al 1995 stabilì ben 3 primati nel paracadutismo che lui stesso batté, affrontando altezze da brivido. Il primo risale alla primavera del 1992 quando si lanciò dal Salto Angel, in Venezuela, la cascata col maggior dislivello al mondo, ben 979 metri. La successiva fu a Bordeaux quando si lanciò da un altezza di 11.700 metri, per poi arrivare nel 1995 quando a Mosca sfidò l’altezza di 12.700 metri senza l’ausilio del respiratore ad ossigeno.

Gli studi e la realizzazione della tuta alare
Proprio in quegli anni Patrick de Gayardon si dedicò al progetto “Wing Fight” per la messa a punto della tuta alare. La realizzazione della tuta alare avvenne dopo anni di studi e anche grazie all’attenta osservazione di Patrick dei petauri dello zucchero, marsupiali meglio conosciuti come “scoiattoli volanti”. I petauri infatti hanno una membrana che collega unendoli, gli arti superiori tra loro così come quelli inferiori che in questo caso inglobano la coda. La membrana permette ai piccoli marsupiali di compiere brevi tratti di volo in planata. Attraverso questi studi Patrick de Gayardon capì che era notevolmente prolungato il tempo di planata orizzontale. I risultati ottenuti lo portarono a compiere un esperimento in merito. Patrick infatti si lanciò da 4000 metri riuscendo a planare orizzontalmente per 6 chilometri in poco più di 2 minuti.
L’obiettivo della tuta alare era raggiunto, come pure l’idea di pensare l’uomo capace di volare. Scritto il suo nome nella storia Patrick effettuò mirabolanti voli in planata lasciando tutti senza respiro. I progetti di Patrick non si fermarono e il 13 aprile del 1998 si recò alla Hawaii per ottimizzare alcuni aspetti della tuta alare, e proprio lì e durante un volo, trovò la morte. Un terribile incidente, la mancata apertura del paracadute e il successivo avvilupparsi del secondo creando solo un fatale groviglio di fili non hanno permesso a Patrick di rallentare in nessun modo la caduta. Il giorno dopo la tragica morte di Patrick de Gayardon, i giornali di tutto il mondo gli hanno dedicato lo spazio che meritava. Il sogno di Patrick è finito alle Hawaii ma ha permesso per sempre a tutto il mondo di sognare ad ali spiegate.
di Loretta Meloni