Perché sgomitiamo per vedere la Gioconda di Leonardo?

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Di Redazione Metropolitan

In tempi normali e con normali si intende pre pandemia da Covid-19, ogni giorno circa 30.000 persone si accalcano e sgomitano davanti alla Gioconda di Leonardo Da Vinci. Questo capolavoro senza tempo, conservato al Museo del Louvre di Parigi ha il merito di richiamare a sé circa l’80% dei visitatori generali. Quando la si vede dal vivo, impresa non poco complicata, ci si rende conto così che l’opera più famosa del mondo è anche molto piccola rispetto a ciò che si immaginava. Ma allora perché tutti la vogliono vedere?

Tutti pazzi per la Gioconda

Ogni giorno, un visitatore che si mette in coda per entrare al Museo del Louvre, sa che dovrà correre per arrivare primo davanti alla Gioconda e sperare di vederla in mezzo alle centinaia di persone. Il binomio Museo del Louvre – Gioconda si è così consolidato negli anni, che spesso molti altri capolavori magnifici ospitati del re dei musei in Europa, vengono skippati a cuor leggero. Ma perché tutti bramano così tanto la sua visione? La Gioconda è un simbolo, che ne racchiude tanti. Un olio su tavola piuttosto piccolo di appena 77×53 cm che racconta una storia pregna di misteri e che affascina il mondo da secoli.

La Gioconda, Leonardo Da Vinci. Photo credits: Storica National Geographic
La Gioconda, Leonardo Da Vinci. Photo credits: Storica National Geographic

Alla domanda principale per esempio: chi è la Gioconda? Già si fatica a rispondere. La Gioconda è un enigma bello e buono, sul quale per anni storici e critici dell’arte si sono arrovellati per arrivare a una risposta certa, che ovviamente non c’è. La Gioconda è nota al mondo anche con il nome di Monna Lisa, che sarebbe secondo la fonte più accreditata il nome di Lisa Gherardini. La giovane era moglie di un famoso mercante di Firenze, chiamato Francesco del Giocondo, nonché committente dell’opera. Ma come ci è finito dunque questo quadro al Louvre?

Come ci finisce la Gioconda al Louvre?

Leonardo da Vinci, come molti geni assoluti, pensa e ripensa così a lungo sulle sue opere che spesso le lascia incomplete. E la Gioconda non è un’eccezione. Inizia questo olio nel 1503 e se lo trascina dietro per anni, probabilmente fino al 1506. La povera Lisa Gherardini non appenderà mai il suo ritratto in casa, perché Leonardo non glielo consegna. Addirittura quando nel 1516 si trasferisce in Francia, presso la corte di Francesco I a Clos Lucé, nel trasloco si porta dietro anche quell’opera che ormai è come un talismano per lui. Et voilà la fine della Gioconda al Louvre.

Leonardo cede la sua opera a Francesco I, che lo aveva ospitato negli anni finali della sua carriera e da qui la Gioconda gira per la Francia. Prima trova la sua collocazione nel Palazzo di Fontainebleu, poi nella Reggia di Versailles fino ad arrivare nella sua attuale dimora del Louvre. Nessuna storia sul “rapimento” della Gioconda da parte di Napoleone, durante la campagna in Italia nel 1796, dunque risulta vera: la Gioconda era lì per volere di suo padre, per così dire.

La Gioconda, Leonardo Da Vinci. Photo credits: ilpost.it
La Gioconda, Leonardo Da Vinci. Photo credits: ilpost.it

Una storia vera però, che rende ancora più avvincente il giallo dell’interesse dalla Gioconda è quella che riguarda il suo furto. Nel 1911 infatti, un dipendente del Louvre Vincenzo Peruggia, spinto da uno spirito di rivendicazione patriottica, stacca la tavola e se la mette in borsa. Per due anni la nasconde, prima di riportarla in Italia, dove viene arrestato ma, per l’occasione Monna Lisa torna in patria e viene anche esposta per qualche tempo. Che sia dunque davvero il ritratto di questa giovane donna o che il suo sorriso arcaico celi l’autoritratto di Leonardo, forse la Gioconda davvero non smetterà mai di stupirci e continuerà a farci accalcare davanti la sua teca nella capitale parigina.

Claudia Sferrazza

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