Presidente della Repubblica: tutto deve cambiare perché tutto resti come prima

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Di Redazione Metropolitan

A due giorni dalla rielezione di Mattarella in qualità di Presidente della Repubblica, molti sono gli interrogativi aperti nell’opinione pubblica e nell’opposizione. Quello che sembra, è che si tratti del segno distintivo di un immobilismo dirigenziale, che antepone il rendiconto personale che deriva da certe decisioni, piuttosto che il bene comune. Si può affermare che certi partiti abbiano agito in senso opposto rispetto a quanto dichiarato nei giorni precedenti al voto, basta ricordare le parole di un certo Matteo Salvini che fino a qualche anno fa si riferiva all’attuale presidente definendolo un “catto-comunista”, e ancora un “presidente da cui non si sentiva rappresentato“.

Presidente uguale e alleanze opposte

Si parla di una “rielezione nel segno della continuità” ma a guardare quanto accade tra i seggi parlamentari, sembra che le alleanze si siano disintegrate. Impossibile negare che il centrodestra – o almeno una parte di esso – esce sconfitto da queste elezioni, il trio Berlusconi-Salvini-Meloni è in preda a un divorzio in stile Kramer contro Kramer, che però forse, non avrà un lieto fine. Si prefigurano pertanto i contorni di una guerra fratricida, in cui i membri della famiglia del centrodestra attueranno una sanguinosa lotta gli uni contro gli altri.

Troppe le promesse non mantenute, siamo partiti con una legislatura in cui Lega e M5s si definivano “euroscettici“, con la Meloni al 4% e un Enrico Letta che destava molti dubbi sulla realizzazione di una guida ferma e risoluta per il PD, e siamo giunti a una situazione diametralmente opposta, addirittura, sembra che i membri di Forza Italia, in preda forse a una crisi di identità, siano pronti a mescolarsi con i piddini. Si parla a tal proposito di gattopardismo, i partiti si adattano a una nuova situazione sociale, politica ed economica, simulando di esserne promotori o fautori, quando fino a qualche mese prima, ne erano oppositori.

Fastidioso all’orecchio di molti (ma soprattutto di molte), sentire le parole di Giuseppe Conte, che si rivolge ai microfoni dicendosi dispiaciuto per la non-elezione di una donna al Quirinale. Pare che il sesso non sia stato usato solo dai Cinque stelle come propaganda, ma da tutti i grandi elettori, e che l’idea di un presidente donna, fosse un “bla bla bla” in stile Thunberg. Ma era davvero quello il problema? Avere una donna al colle? Questa campagna promozionale fa forse rima con una certa campagna elettorale, e probabilmente, molte donne sarebbero contente non tanto di trovare loro simili sui seggi, quanto di trovare cervelli che non le usino come pubblicità.

In mezzo a tutti questi intrighi, degni di una fiction televisiva, si dovrà gettare ancora una volta Sergio Mattarella, che almeno inizialmente, viste le sue dichiarazioni passate, non sembrava così entusiasta di una possibile rielezione. Un personaggio molto riflessivo che fa emergere quantomai un contrasto con un esecutivo rissoso. Secondo solo a Pertini per il numero di voti ottenuti, l’attuale Capo dello Stato, da quanto emerge sui social e nelle rubriche elettorali, sembra porre molti quesiti sul futuro politico del paese.

Michela Foglia

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