Sheer Heart Attack, il disco rock dei Queen

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Di Alessandro Carugini

Dopo la pubblicazione del loro secondo album, i Queen iniziarono il “Queen II Tour” come gruppo spalla dei Mott the Hoople. Il tour si svolse in tutta l’Inghilterra e proseguì negli USA. Il debutto dei Queen in America ebbe luogo il 4 aprile a Denver. Tuttavia, dopo la data di Boston, al chitarrista Brian May è diagnosticata un’epatite virale. La tournée americana fu quindi cancellata e i Queen tornarono a casa, dove May fu ricoverato in ospedale. Fu l’inizio della creazione dell’album Sheer Heart Attack.

I Queen ed il successo commerciale

Sheer Heart Attack è il terzo album della band di Freddie Mercury, ed è il primo di reale successo commerciale dopo le scarse vendita dei precedenti ‘Queen’ e ‘Queen II’, uscito solo sette mesi prima di ‘Sheer Heart Attack’. Senza ombra di dubbio entrambi i lavori erano più che interessanti, ma solo dopo la notorietà che i Queen raggiunsero con la pubblicazione del terzo disco alla fine del 1974, aumentarono consistentemente le vendite. Un disco fondamentale per conoscere i Queen e la loro storia musicale. Uno dei pochi dischi che ha messo d’accordo critica e pubblico.

Sheer Heart Attack brano per brano

Sheer Heart Attack è senza ombra di dubbio uno dei momenti migliori dei Queen dal punto di vista creativo. La Red Special di Brian May si ritaglia uno spazio di primo piano, confezionando dei riff di alto livello emozionale ed una serie di soli particolarmente ispirati.

Sheer Heart Attack Lato A

L’album si apre con Brighton Rock, scritta da May. Molto interessante dal punto di vista vocale, dove Mercury si supera facendo sia la parte maschile che femminile, contiene un lungo assolo già usato da Brian, anche se in forma embrionale, in una canzone del suo precedente gruppo, gli Smile. Perfezionato durante i concerti, si può sentire un uso massiccio del delay. Questo solo è suonato dal vivo durante tutti i concerti dei Queen. Il chitarrista ha trovato in questo brano, il punto di equilibrio migliore tra la necessità di non nascondere le qualità di Mercury e quella di mettere in mostra il proprio talento.

Il singolo di lancio dell’album, Killer Queen, un pezzo in grado di riassumere in soli tre minuti la band inglese. Scritto dall’istrionico Mercury, il successo ottenuto da questo brano, trasformò i Queen in fenomeno commerciale nonostante un testo diretto che metteva in luce una sorta di segreto di pulcinella: anche tra le donne borghesi possono nascondersi delle prostitute.

Tenement Funster un pezzo scritto e cantato dal batterista Roger Taylor. La canzone è nata durante il periodo di degenza ospedaliera di May. Un pezzo che dopo un intro di chitarra molto accattivante e lento, diventa una melodia dal mood malinconico, che caratterizzerà molte composizioni future del batterista.

Il pezzo precedente si trasforma nella canzone scritta ancora una volta da Mercury, un pezzo hard rock dal titolo Flick of the Wrist. Questo brano è stato offuscato a causa del fatto che fosse sullo stesso 45 giri di Killer Queen. In questa canzone si sente chiaramente il ritorno di May in studio. Testo crudo e durezza degli accordi fanno di questo brano una perla nascosta nella discografia dei Queen.

Lily of the Valley è una ballata mercuryana, possiamo definirla come un saluto a tutto ciò che la band ha fatto fino a quel momento. Molto interessante il passaggio “Messenger from Seven Seas has flown/To tell the king of Rhye he’s lost his throne”. Seven Seas Of Rhye è stato il primo successo dei Queen ad entrare in classifica e a far si che la band si esibisse a TOTP. Il brano è scalzato da Killer Queen, che arrivò al secondo posto delle classifiche di vendita.

Il lato A si chiude con un pezzo heavy firmato May: Now I’m Here. Questo brano fu il secondo singolo estratto dall’album. Inciso, ed incluso nel disco solo all’ultimo momento è un pezzo in stile Who ma reso brillantemente come Queen.

Sheer Heart Attack Lato B

Il lato B  inizia con In The Laps Of Gods. Un brano molto ricercato che ci ricorda che i Queen sono i maestri delle parti vocali intense e sovra incise. In questa composizione di Mercury il piano la fa da padrone e Taylor tocca note impensabili con i suoi acuti.

I Queen hanno avuto un ruolo involontario nello sviluppo di quello che verrà chiamato heavy metal. Molti esponenti di quel, futuro, genere, sono stati ispirati da Stone Cold Crazy. Un brano che gli stessi Queen, usavano come apertura dei loro primissimi concerti in una forma più blueseggiante. Nell’album è stata velocizzata ed il riff di chitarra è al fulmicotone, ricordando un po’ quelli dei Ramones.

Arriva a smorzare i toni la dolcissima e breve Dear Friends. Una piccola lettera scritta da May durante il suo ricovero ospedaliero. Forse un qualcosa scritto proprio verso i suoi compagni per esorcizzare la paura di essere sostituito.

A seguire Misfire, prima canzone di John Deacon a finire su un album. Il testo, con espliciti riferimenti sessuali, cozza con l’impressione data da Deacon, quella del bassista timido e taciturno.

Mercury ci regala Bring Back That Leroy Brown, una canzone tanto orecchiabile quanto complessa. Un brano che musicalmente ci riporta agli anni 20.

Questo semplice ed efficace brano di May, She Makes Me (Stormtrooper in Stilettos) si basa sul gioco tra le chitarre acustiche. La canzone è cantato dal chitarrista ed ha un finale molto ad effetto, in tutti i sensi.

Il disco si chiude con In The Lap Of Gods… Revisited. Nulla a che vedere con quella che apre il lato B; questo è il primo tentativo di Mercury di scrivere una canzone che il pubblico avrebbe potuto cantare durante i concerti della band.

Alessandro Carugini

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