Razza: ha senso parlarne in questi termini?

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Di Redazione Metropolitan

Ieri, 21 giugno, è stata la Giornata Mondiale del Rifugiato istituita dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR). Ne approfittiamo per parlare del concetto di razza umana (e di quanto sia privo di fondamento).

Spesso chi cerca di asilo fugge dalla guerra o dalla persecuzione e si trova davanti un altro muro, non meno duro e crudele del primo: quello del razzismo e della discriminazione. Ma da dove nasce questa piaga umana del nostro tempo?

Il concetto di “razza” è relativamente recente ed è stato spesso confuso con il concetto di “nazione”, principalmente ad uso e consumo degli interessi di imperi coloniali o per creare comode sacche di reietti e “razze inferiori” da sfruttare o epurare secondo le esigenze delle classi dominanti.

La nascita del concetto di razza

Si può dire che il moderno concetto di razza sia nato nel ‘700, periodo in cui si fa largo il cosiddetto “razzismo scientifico” ovvero una dottrina che si proponeva di catalogare le razze umane a seconda dell’anatomia e del comportamento dei diversi gruppi etnici. Il “razzismo scientifico” applica alle razze umane il concetto di “Scala Naturae”, una concezione del mondo sviluppatasi durante il medioevo, secondo cui le cose del mondo sarebbero disposte in una scala dalla più semplice alla più perfetta (secondo i filosofi medievali in cima a questa scala ci sarebbe stato dio). Per i sostenitori del “razzismo scientifico”, gli esseri umani non sarebbero simili tra loro ma divisi in razze ben definite, ciascuna occupante un gradino nella scala. Ovviamente sappiamo tutti quale “razza” avrebbe occupato il gradino più alto: quella dei fautori di questa “scienza”. Che sorpresa!

Il questione rifugiati, causata da guerra e carestie, e’ pressoche’ equidistribuita su tutto il pianeta (Photo Credits: wikimedia)

Negli anni in cui Charles Darwin sviluppa la sua teoria dell’evoluzione (che non è certo la prima, il concetto di evoluzione organica è già radicato tra i naturalisti dal XVII secolo in poi), i naturalisti si dividono in “monogenisti”, convinti di una origine comune della specie umana, e “poligenisti”, convinti che le razze umane si siano originate ciascuna in modo diverso.

Darwin, forte della sua nuova teoria, fu un deciso sostenitore del monogenismo, di cui trattò nel suo saggio sull’origine dell’uomo e la selezione in relazione al sesso, e sosteneva che la disputa tra monogenisti e poligenisti si sarebbe definitivamente chiusa quando la sua teoria dell’evoluzione fosse stata comunemente accettata. Darwin sosteneva infatti che le differenze tra le razze umane fossero limitate a caratteri molto marginali, riconducibili all’adattamento all’ambiente o alla selezione sessuale (un’altra delle sue controverse ipotesi che si sarebbe rivelata vera quasi un secolo dopo la sua prima formulazione).

L’avvento della genetica

Con l’avvento della biologia molecolare e della genetica le cose si complicano per il concetto di razza e i suoi sostenitori. Ora le differenze tra individui possono essere ricondotte a differenze nella sequenza del DNA e quindi quantificate oggettivamente. Queste misure possono poi essere usate per calcolare la distanza tra individui e gruppi e addirittura per studiarne il percorso evolutivo.

Proprio gli studi del genetista Luigi Luca Cavalli-Sforza, interessatosi alla tematica dell’evoluzione umana, proveranno definitivamente l’origine monofiletica della specie umana e l’insostenibilità biologica delle razze umane.

Ma quindi le razze?

La tassonomia è la scienza che si occupa di catalogare gli esseri viventi in base alle loro somiglianze e parentele. I tassonomi, ad oggi, non sono ancora riusciti a trovare un accordo su quale sia la definizione di “razza”.

Colori e forme possono sembrare differenze enormi a prima vista, ma le differenze genetiche che sottendono a tali differenze sono spesso soltanto semplici polimorfismi (forme dello stesso identico gene come quello famoso descritto da Gregor Mendel che produce piselli verdi oppure gialli), rendendo la razza un’ottima categoria in ambito zootecnico o politico (propaganda politica incentrata sulla paura e l’odio per il diverso s’intende) ma totalmente inconsistente dal punto di vista biologico.

Matteo Bonas

Bibliografia

Cavalli-Sforza, L. L., & Feldman, M. W. (2003). The application of molecular genetic approaches to the study of human evolution. nature genetics, 33, 266.

Keita, S. O. Y., Kittles, R. A., Royal, C. D., Bonney, G. E., Furbert-Harris, P., Dunston, G. M., & Rotimi, C. N. (2004). Conceptualizing human variation. Nature genetics, 36(11s), S17.

Long, J. C., & Kittles, R. A. (2009). Human genetic diversity and the nonexistence of biological races. Human biology, 81(5/6), 777-799