
Il 5 febbraio ricorre la festività di Sant’Agata. Molto amata e venerata già subito dopo la sua morte nel 251, è patrona della città di Catania nonché di nutrici, balie e tessitrici ma anche degli infermieri e dei fonditori di campane. La devozione alla santa è particolarmente sentita dai catanesi. A lei sono dedicate tre giornate di grandiosi festeggiamenti dal 3 al 5 febbraio, in memoria del giorno del suo martirio.
A queste celebrazioni si aggiungono quelle del 17 agosto che ricordano il giorno in cui nel 1126 le spoglie della santa tornarono a Catania dopo essere state trafugate. Di nobile famiglia catanese, da adolescente si consacrò a Dio e ricevette il flammeum, il velo rosso che indossavano le vergini consacrate.

Sant’Agata e il velo miracoloso
Quando con l’editto del 250 dell’imperatore Decio si scatenò una dura persecuzione cristiana, Agata venne presa di mira dal proconsole Quinziano. Fuggita a Palermo, fu ricondotta con la forza a Catania e portata in un postribolo per indurla ad abbandonare i voti di verginità e convertirsi al paganesimo. Tuttavia la Santa restava inflessibile e davanti alla sua fermezza il proconsole la condannò al martirio.
Prima le venne strappato il seno e poi fu lasciata bruciare sui carboni ardenti, coperta solo dal flammeum. In quel momento, mentre Agata era avvolta dalle fiamme, la terra iniziò a tremare e i cittadini invocarono il tribunale di fermare il supplizio, vedendo l’evento come un segno funesto. Con il velo rimasto miracolosamente integro, Agata venne allora portata in carcere e solo dopo aver dichiarato un’ultima volta la sua fede, morì.

La santa, la città e il vulcano
La forte devozione per Sant’Agata si è espressa molte volte nell’arte grazie ad artisti del calibro di Guido Cagnacci, Sebastiano del Piombo, Tiepolo e Giovanni Lanfranco. É stata raffigurata durante il martirio o iconologicamente connotata da un piatto con due seni in richiamo al supplizio subito. I suoi resti sono oggi conservati in un prezioso reliquiario d’argento che viene portato in processione durante i giorni di festa di febbraio e agosto.
Il legame tra la santa e Catania è davvero unico e coinvolge non solo gli abitanti di fede cristiana ma tutti i cittadini. Infatti già l’anno successivo alla morte di Sant’Agata, per fermare un’eruzione si pose il suo velo rosso davanti alla lava che all’istante si fermò. Così si iniziò a venerarla ogni volta che la terra tremava e l’Etna eruttava. Un legame antico che si mantiene vivo ancora oggi e unisce la santa, il vulcano e le strade della città.
Immagine di copertina: Guido Cagnacci, Sant’Agata – Photo credits: wikipedia.org
di Flavia Sciortino
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