L’autunno – che inizia con l’equinozio di Settembre – è un tema che ha interessato spesso la storia dell’arte, evocando l’abbondanza che segue l’estate ma anche la morte prima dell’inverno. Un momento di passaggio da una stagione ad un’altra, inizio e fine, in cui luci calde e colori tristi evocano atmosfere suggestive e intime. Metafora di una vita che si spegne e cambiamento dell’animo umano, questa è la concezione che ha ispirato gli artisti appartenenti alla corrente rinascimentale prima e poi quelli di fine Ottocento. Attraverso i secoli i pittori hanno evocato il fascino e il mistero della stagione di passaggio attraverso le loro pennellate. E’ proprio con tre opere d’arte quindi che ci prepariamo ad accogliere l’autunno che arriva.
Come si può rappresentare nell’arte l’autunno che nasce a Settembre?
Coloro che si interrogano su quale forma può assumere la stagione autunnale sono i poeti, gli scrittori e gli artisti. Così scriveva Cesare Ripa, autore dell’Iconologia (Descrittione Dell’imagini Universali cavate dall’Antichità et da altri luoghi) nel 1593: ‘’Per l’Autunno si potrà fare Bacco carico d’Uve, con la Tigre appresso, che saltando gli voglia rapire l’uve di mano”. Si può certamente cogliere il retaggio dei versi del poeta latino Ovidio:
‘’Stava un’uom più maturo da man manca
Duo di tre mesi, a quai precede Agosto
Che ‘l viso ha rosso e già la barba imbianca,
E stà sordido e grasso e pien di mosto;
Hà il fiato infetto e tardi si rinfranca,
Che vien dal suo velen nel letto posto;
D’uve mature son le sue ghirlande,
Di fichi e ricci di castagne e ghiande’’.
Autunno Ovidio lib. 2 Metamorfosi
E ancora Cesare Ripa ci fornisce una serie di illustrazioni dell’autunno, rappresentato con un cerchio di stelle, bilancia, ramo con frutti, due globi e ali ai piedi. Un’immagine che è entrata nella tradizione figurativa per essere poi declinata in vari modi e così descritta:
”Huomo d’età virile vestito nella guisa dell’altro et cinto parimente dal cerchio con le stelle et turchino, terrà con la destra mano il segno della libra, cioè un paro di bilance egualmente pendenti, con due globi, uno per lato in dette bilancie, la metà di ciascun globo sarà bianco et l’altra metà negro, voltando l’uno al roverscio dell’altro et con la sinistra mano alcuni rami di più frutti et uve et alli piedi l’ali, come dicemmo all’Equinotio di sopra”.
La rappresentazione iconografica dell’autunno in Arcimboldo, Le quattro stagioni del 1572
Una barba ribelle è composta ironicamente da svariati frutti di stagione: pere, zucche, funghi, tralci d’uva e ricci di castagne. Il quadro di cui parliamo è una delle raffigurazioni più emblematiche di Arcimboldo, Le quattro stagioni del 1572. In uno dei quattro ritratti della serie allegorica composti dalla rappresentazione realistica di frutta e verdura, si evincono tutti gli elementi della stagione autunnale e un volto di uomo dai lineamenti grossolani. La personificazione dell’autunno prende vita. Il collo dell’uomo, formato da due pere e da alcuni ortaggi, spunta da un tino parzialmente distrutto, mentre le doghe di legno che lo formano sono tenute legate tramite rami di salice. Le labbra e la bocca sono formate dal riccio della castagna mentre la peluria del viso è resa tramite il grano. La capigliatura è composta esclusivamente da uva e viti, alla cui sommità si trova una zucca, contraltare del giglio della Primavera.
Bosco d’Autunno, 1841: l’arte di Gustave Courbet e la rappresentazione realistica della natura di settembre
Osservando il dipinto ‘Bosco d’autunno’, si cambia prospettiva, non più la personificazione della stagione ma la sua riproduzione più fedele; sembra di trovarsi lì, a passeggiare fra quegli alberi dal tronco robusto e dalle chiome avvolgenti. Non fu infatti un pittore qualsiasi a dipingerlo, ma il padre del realismo: Gustave Courbet. Courbet è conosciuto maggiormente per le sue opere provocatorie, ma un aspetto poco noto di lui è il suo animo da pittore paesaggista. Rimasto legato alla sua amata terra d’origine, la Franca Contea, amava passeggiare in questa zona della Francia, ricca di paesaggi suggestivi.
Come afferma lui stesso: ” Per dipingere un paesaggio bisogna conoscerlo. Io conosco il mio paese, lo dipingo”. Dopo la sua frequentazione con un altro grande pittore, Camille Corot, Gustave Courbet cominciò infatti ad avvicinarsi sempre di più ad una rappresentazione realistica della natura. Con questo dipinto si può comprendere chiaramente l’intento della sua ricerca. La natura viene rappresentata attraverso una scientifica descrizione delle foglie e degli alberi, questi elementi naturali tuttavia non sono degli estranei, bensì familiari all’autore. Con il paesaggio natio Courbet instaura un rapporto affettivo profondo concedendoci una parte intima di sé stesso.
Vincent van Gogh dipinge “Les Alyscamps” nel 1888, il significato simbolico dei colori dell’autunno
Un altro punto di vista da cui cogliere il lato simbolico dell’autunno è quello del colore. I Campi Elisi si trovano ad Arles, cittadina della Provenza, dove Van Gogh ha vissuto per alcuni anni e dove amava passeggiare. I pioppi che bordano il viale sono alternati dai sarcofagi di epoca romana e da tombe cristiane. Quattro sono le versioni del pittore olandese. In una di esse i pioppi accentuano la prospettiva verso il centro. Le pennellate sono fluide e conferiscono una maestosità teatrale allo sfondo. In particolare, i pioppi e il cielo azzurro chiudono ai lati e verso l’alto lo spazio compositivo. La fuga del viale verso il centro del quadro è interrotta dal passaggio delle figure umane che si muovono sulla folta pavimentazione formata dalle foglie autunnali. Probabilmente, l’artista ha voluto rappresentare il senso di costrizione che gli alberi conferiscono al viale e la naturale fuga degli occhi verso l’orizzonte.
Il colore è protagonista del dipinto; Van Gogh usa un cromatismo accentuato. Il giallo arancione degli alberi e del viale, il blu cobalto del cielo, questo uso del colore permette a Van Gogh di sperimentare con maggiore sicurezza la sua ricerca simbolica e poetica. E’ curioso il fatto che il pittore, proprio in quelle settimane, avesse confidato al fratello Theo la sua intenzione di mostrare il significato simbolico della natura proprio attraverso la scelta dei colori.
Alessia Ceci
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