Musica

Shade, l’intervista: “Il nuovo singolo Pendolari è un modo per sentirsi compresi”

Shade, nome d’arte di Vito Ventura, si racconta in un’intervista a 360 gradi sulle nostre pagine, nella quale ci presenta anche il nuovo singolo Pendolari” lo scorso 13 Gennaio. Un brano introspettivo e dal sapore intenso, il cui videoclip è stato particolarmente apprezzato, non solo per la presenza del cantante ma anche per quella di Nicky Passerella, la creator da oltre 1.5 milioni di follower su Tik Tok e 577k su Instagram.

In attivo con 12 dischi di platino e 3 dischi d’oro, Shade conquista numerosi successi destreggiandosi con abilità tra tecnica e abilità di scrittura, combinando il rap con sfumature pop in un connubio perfetto. “Pendolari” arriva dopo “Tori seduti”, il singolo estivo dell’artista con il featuring di J-Ax, la certificazione Platino di “In un’ora”, il triplo platino di “Irraggiungibile”, il doppio platino di “Autostop”, “La hit dell’estate” e Bene ma non benissimo” e ancora il platino di “Allora Ciao” e “Senza farlo apposta”.

Shade, l’intervista: il nuovo singolo

Shade intervista – la cover del nuovo singolo Pendolari – Ph © Russeaux

MM: A proposito del tuo nuovo singolo, “Pendolari”, la canzone è una metafora importante del ritorno a casa, casa non in senso fisico, ma di più ampio significato. Qual è il messaggio che vuoi che arrivi alle persone, cos’è per te casa?

SHADE: Casa è una parola dai tanti significati: io nel brano parlo di una storia d’amore, ma si può riferire alle braccia di una persona a cui tieni, casa intesa come città, come genitori, amici. Il pendolare è una persona che fa una vita stressante, ha giornate distruttive, e deve fare tutti i giorni i conti con piccole e grandi sconfitte quotidiane, tutto questo inevitabilmente crea una pesantezza che non è affatto facile sopportare. La canzone è un modo per sentirsi compresi. Che sia un luogo fisico, uno stato mentale o una persona, casa è dove riposa il cuore: è dove possiamo mettere il cuore in carica, come se fosse un telefono, e il giorno dopo ricominciare la giornata a 100.

MM: Shade è il tuo nome d’arte, ma non tutti sanno cosa significa, perché lo hai scelto e soprattutto come si pronuncia. Quando hai iniziato a smettere di essere Vito Ventura avevi piena consapevolezza del successo che stavi raggiungendo?

SHADE: Il nome significa “ombra”. Sono un grande fan di Eminem, e quindi ho preso il suo alter ego e l’ho italianizzato. Maledetto me, ho sbagliato perché molti sbagliano la pronuncia, c’è chi lo dice all’inglese e chi addirittura alla francese. Pensa che avevo paura che lo sbagliassero anche a Sanremo e sarei stato per sempre ricordato con un nome che non avevo scelto.

Tra il 2005 e il 2006, ho iniziato le mie prime battle, e già in quel momento sentivo la gente riferirsi a me con il nome Shade. Posso dire che c’è questa coesistenza dentro di me, e che a volte vorrei essere soltanto Vito, per avere meno pressioni. Ma la vita che farei sicuramente non sarebbe soddisfacente. Sono fortunato perché ho sempre voluto mettermi alla prova, ho bisogno di sentirmi realizzato. Sono pochi i lavori che al di fuori di questo mondo ti danno questa gratificazione e allo stesso tempo ti permettono di mantenerti. Ad esempio il lavoro di ufficio è un tipo di lavoro analitico. Mentre adoravo lavorare con i bambini, fare l’educatore. Tutt’ora sento ancora in me la responsabilità di dare un contributo nella formazione dei ragazzi.

Shade, l’intervista: la collaborazione con Patch Adams

MM:  Le tue origini sono pugliesi, sebbene tu sia nato a Torino. Ti capita di andare in Puglia? Ti è capitato di visitare i paesi natali dei tuoi genitori, Foggia per la tua mamma e Taranto per il tuo papà? Avverti sensazioni diverse da questa terra, compreso quella grande differenza tra nord e sud di cui tutti parlano?

SHADE: Vado spesso in vacanza in Puglia, ci sono cresciuto. Adesso ci torno per gli eventi, la scorsa epifania sono stato vicino Foggia. Ho perso mio nonno da quasi due anni, e mi piacerebbe ricordarlo e sentirlo più vicino ritornando nel suo paese d’origine, vicino Taranto . Le sensazioni della Puglia sono diverse, emana calore. Non che le altre regioni non siano accoglienti, ma in particolare i pugliesi sono davvero ospitali e fanno di tutto per farti sentire a casa. Sicuramente è molto diversa da Torino, che è la mia città e che non cambierei per nulla al mondo. Ma alla fine anche qui tanta gente è originaria del sud, e alla fine ognuno di noi è pendolare a suo modo.

MM: Sono numerosi i singoli che ti hanno portato al successo, ma hai dichiarato che uno dei brani più importanti per te è Patch Adams: puoi spiegarci che valore e che significato ha questo pezzo che hai rivelato così importante per te?

SHADE: Ho conosciuto Patch nel 2016, quando lui faceva i tour nei teatri. Ha ascoltato la canzone, gli è piaciuta e così è iniziato il nostro viaggio delirante. Il pomeriggio andavamo negli ospedali, facevamo i clown per i bambini, e la sera io cantavo la canzone nei suoi spettacoli. Per me è stato un onore immenso, vederlo all’opera è stata un’esperienza incredibile. La canzone nasce dall’esperienza con una persona che ho amato molto e che si è ammalata. E proprio da questa idea che ho pensato che noi tutti siamo il Patch Adams di qualcuno. L’approccio di Patch è il migliore che ci sia. Curare la persona e non la malattia, solo così si può sempre vincere. Io e Patch non andavamo solo dai bambini, tanta gente ci ha anche cacciati. Ma lui riusciva sempre a trovare la chiave per ribaltare la situazione. Per me quel brano ha un significato importante, anche perché la persona a cui è dedicato è guarita e rimane per me un bel ricordo. Mi piace pensare che possa aiutare le persone che si trovano a dover affrontare una situazione simile.

L’esperienza nel doppiaggio

MM: Oltre ai successi musicali, c’è anche il mondo del doppiaggio: hai fatto dono della tua voce in diverse occasioni ad un livello apprezzabile, come nel caso di South Park, ma un domani lasceresti la musica per dedicarti completamente al doppiaggio? C’è un doppiatore con cui ti piacerebbe collaborare?

SHADE: Ho iniziato dal 2015, facevo dei lavori pubblicitari di coltelli, cinture dimagranti e roba così. Poi ho iniziato ad avere ruoli più importanti, doppio parecchi anime. Il sogno è studiare doppiaggio a Roma, la capitale dei prodotti di livello nel doppiaggio, e mi piacerebbe tantissimo poter sperimentare il mondo cinematografico della Marvel. Mi piacerebbe tanto doppiare spider-man, il cui doppiatore è un mio amico, Alex Polidori. Mi diverte un sacco, è un lavoro che guardo sempre con gli occhi di un bambino.

MM.  Sei un giovane adulto che è riuscito ad emergere e a farsi conoscere. Molti giovani ogni giorno cercano di farsi strada in situazioni sempre più critiche, e sono costretti magari a cercare altrove la propria strada, fuggendo dall’Italia, o addirittura si vedono costretti ad abbandonare i propri sogni. Ti sei mai trovato alle strette? Cosa diresti a tutti quelli che cercano ogni giorno di combattere per un futuro migliore?

SHADE: Ad un tratto mi sono trovato in un punto critico: la fine delle superiori. Inizio l’università, gigantesca, con la segreteria che ti rimbalza. Sono crollato. Pensavo che questa cosa fosse più grande di me. Ma ho capito che anche sbagliando strada si trova quella giusta. Anche dopo l’ultimo tour, stressante emotivamente e fisicamente, ho pensato di andare a fare un lavoro normale all’estero per un mese, per staccare un attimo. Ma questo purtroppo e per fortuna è un lavoro dinamico in cui devi stare sempre sul pezzo. A chi si ritrova post liceo, o comunque in questi punti critici: prendete una strada, anche se sbagliata, il tempo c’è. Non bisogna avere paura, ma buttarsi. Certe scelte si possono rimpiangere per un un po’, ma le occasioni perse si rimpiangono per sempre.

MM: Prima di concludere e ringraziarti, vorremmo sapere una curiosità per tutti i fan di Harry Potter, visto che ne fai parte: a quale casa appartieni?

SHADE:

Sono da sempre serpeverde convinto, da quando ho fatto il test su pottermore. Ho la bacchetta di Voldemort, e del mio personaggio preferito, Piton. Ho davvero amato la scena finale di Harry con suo figlio, quando teme di essere smistato in serpeverde e Harry. gli ricorda il coraggio dell’uomo di cui porta il nome. Penso che Harry Potter sia la saga perfetta. Non so come sia possibile che qualcuno non abbia mai visto i film o che si sia fermato al primo o al secondo.

Maddalena Barnabà

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