Tra le band rivelazioni del 2018 troviamo sicuramente gli Shanti Powa. L’insieme di generi, stili e abitudini, rendono questa band unica nel panorama musicale italiano ed internazionale; questa è la conferma che l’unione non può far altro che creare cose belle e noi di Metropolitan Magazine Italia lì abbiamo raggiunti per una piacevole chiacchierata:
Com’è nato il progetto degli Shanti Powa?
SHANTI POWA nasce nel 2010 come progetto soundsystem. Solo 2 anni dopo troviamo un’intera orchestra di 14 persone su palco. L’idea nasce da uno spirito di protesta verso una società moderna che ancora oggi è piena di ingiustizie e diseguaglianze, per l’amore verso la musica reggae/dancehall/hip-hop e la scrittura di testi rap visti come una vera forma moderna di poesia e anche semplicemente per “spaccare” nel mondo della musica.
In questo complesso, se non sbaglio siete in 12. Persone con storie, abitudini e idee – musicali – ben diverse tra loro, ma quanto è importante per voi l’unione di tutte queste esperienze?
Si, ora siamo in 12. Nelle diversità cerchiamo di trovare un’unità sia a livello musicale sia umano. Non è sempre facile, ma con un dialogo costante possibile, bello e appagante. Musicalmente le diverse sfaccettature dei vari membri della band sono sicuramente un arricchimento e creano un terreno fertile per un’esplosione di creatività che porta a creare il nostro “SHANTI SOUND”, forse unico e speciale.
Come mai questa idea di fondere generi così diversi tra loro?
Semplicemente ci è venuto e ci viene naturale. Sicuramente il provenire da diversi background musicali aiuta e feconda questo aspetto.
Lo scorso maggio è uscito il vostro ultimo album “Til Insanity”, lo volete raccontare?
Forse il lavoro più grande, emozionante e faticoso, da tanti punti di vista, fatto fino ad ora, autoprodotto al 100%. Sicuramente è una consacrazione a livello musicale per noi, un’opera di valore che dimostra che siamo cresciuti come musicisti e come persone. Il titolo dell’album “Til Insanity” descrive in modo perfetto il percorso che abbiamo fatto per arrivare al prodotto finale e di come percepiamo la situazione globale nel mondo di oggi. Il disco l’abbiamo registrato nei “LITTLE BIG BEAT STUDIOS” in Liechtenstein con Little Konzett. L’esperienza è durata un’intera settimana, registrando quasi tutto in multi-traccia simultaneamente, perché volevamo introdurre per la prima volta in un nostro album anche la vibe “live” che si assapora durante i nostri concerti. Pensiamo che ci sia riuscito in modo ottimale e la cosa si sente. Nuovamente mixato da Umberto Echo (Elevator Studio-Monaco) e masterizzato da Dieter Pimiskern (Dorian Gray Studios).
Se non sbaglio scrivete in inglese, italiano, tedesco, francese e in dialetto alto atesino, ma come nascono le vostre canzoni e in quale lingua vi trovate meglio?
I testi nascono da e in diversi/e momenti e ispirazioni. Abbiamo la fortuna che i nostri cantanti padroneggiano più lingue. Quindi viene naturale così come viene, di solito non c’è un approccio premeditato riferendosi alla lingua che dà vita ad un nuovo testo.
È partito il vostro tour, tra date italiane e date europee. Cosa ci potete raccontare di questo tour?
È entusiasmante, fantastico e faticoso. Sicuramente stiamo imparando anche come migliorare sempre di più certi meccanismi organizzativi, come dal resto abbiamo fatto di anno in anno. Essere in tour, fare concerti, incontrando tante persone e artisti diversi, è sempre qualcosa di speciale e molto appagante.
Oltre alla fusione di generi, voi siete l’esempio di come l’integrazione sia utile nel mondo musicale. È una bella responsabilità portare in giro per l’Europa un messaggio così importante, specialmente in un periodo storico come quello attuale o sbaglio?
Assolutamente sì! Se si è pronti ad ascoltare, parlare, dialogare, non dare sempre troppa importanza alla propria persona, scendere ogni tanto a compromessi per raggiungere un obiettivo comune, è una cosa molto bella e forte. Poi, in questo momento storico quasi assurdo, è fondamentale portare avanti certi ideali nella musica, cercando di viverli veramente, dando un possibile esempio per una società pacifica costruita con amore, dedizione e rispetto.
Come già detto, siete usciti con un album e siete partiti con un tour che continuerà per gran parte dell’estate, ma quali sono gli obiettivi futuri per gli Shanti Powa?
Crescere sempre di più come musicisti e persone e portare la nostra musica ad un pubblico sempre più ampio, mantenendo il nostro spirito e le nostre convinzioni da dove poi provengono, da dove è nato tutto, senza avere paura di migliorare, provare cose nuove, di fari passi in avanti, anche di cambiare, insieme.