Sono Lillo, la recensione: una serie comedy sui comici

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Di Eleonora Quarchioni

Il 5 gennaio Amazon Prime Video ha rilasciato la serie comedy “Sono Lillo”, scritta dallo stesso Lillo insieme a Matteo Menduni e Tommaso Renzoni. Dalla gag di Posaman è nata una serie incentrata sulla vita di un artista in lotta con il suo alter ego. Tra una separazione in corso, un agente alle calcagna e una madre autoritaria, Lillo è costretto a diventare un supereroe.

Un supereroe ingombrante

Sono Lillo, la nuova serie tv original di Amazon Prime Video

Lillo (Pasquale Petrolo) è incastrato nel ruolo che gli ha donato grande fama come comico: Posaman. Come Agatha Christie che non vedeva l’ora di uccidere il suo detective belga Hercule Poirot, Lillo vorrebbe sbarazzarsi da quel pipistrello goffo con una P targata sul petto. Peccato che i contratti fiocchino solo grazie al suddetto pipistrello, e che Sergio Donatelli (Pietro Sermonti), il suo agente, abbia il carisma di un babbuino.

Il mondo dello show-biz è interessato esclusivamente a Posaman, nessuno ha voglia di vedere cosa Lillo propone di nuovo. Un po’ come in Vita da Carlo, ma qui il tema è più estremizzato. “Fai una posa! Lillo fai una posa!” – gli urlano, fino ad implorarlo. O comandarlo, come fanno quando viene rapito per esibirsi al compleanno del nipote di un boss malavitoso. Lillo viene sballottolato di qua e di là come fosse un manichino, relegato al ruolo che gli ha conferito il successo, eternamente banalizzato e nascosto dietro il personaggio che ha creato, tanto che agli occhi esterni la differenza tra i due non esiste. Lillo o Posaman, per gli altri, sono la stessa persona.

Comicità a tutti i costi

Se dall’esterno Lillo fa ridere con le sue pose, vista più da vicino la sua vita è più vicina alla tragedia. Lillo viene lasciato da sua moglie, Marzia (Sara Lazzaro), proprio perché Posaman si è impossessato di tutto il tempo a disposizione. Per recuperare il rapporto con lei, Lillo decide che è ora di cambiare e propone nuovi progetti, ma questi vengono troncati sul nascere perché nessuno crede in lui come comico al di fuori di Posaman.

Allora, stanco di quel mondo che lo vede soltanto come un manichino, Lillo ha la bella idea di mettersi in azienda, in quella di sua madre, per la precisione. Se non fosse che l’algida madre lo disistima, e gli preferisce il figlio minore Edoardo (interpretato da un Cristiano Caccamo super in ruolo), al quale affida la gestione dell’azienda di famiglia. D’altronde, nonostante il successo, Lillo sarà sempre e comunque per lei un loser, il figlio imbranato che soltanto per una miracolosa coincidenza astrale è riuscito a sfondare. In realtà, alla fine, Lillo prenderà le redini della famiglia, dimostrando di avere coraggio da vendere, a differenza del fratello, molto fifone e insicuro. Lillo così diviene, suo malgrado, un supereroe.

Sono Lillo, la nuova serie tv original di Amazon Prime Video
A sinistra Veronica (Anna Bonaiuto), la madre di Lillo. Al centro Edoardo (Cristiano Caccamo) con la sua compagna.

Sono Lillo: scontro generazionale

Questa serie tv ha il merito di mettere in scena lo scontro generazionale tra i comici della vecchia scuola e quelli della nuova ondata. I primi sono rappresentati da Agenore (Paolo Calabresi, il Biascica di Boris), comico in malora che gestisce un comedy club e che non lesina mai consigli per i malcapitati che si esibiscono nel locale. Questi ultimi, a differenza di Agenore, rappresentano una comicità giovane, che non cerca la risata facile del pubblico generalista, ma preferisce rivolgersi a una nicchia. Per ogni episodio ognuno di loro è rappresentato da una una guest star che nella vita fa proprio il comico (memorabili in particolare Valerio Lundini, Emanuela Fanelli e Maccio Capatonda).

Così, la nuova serie comedy di Amazon Prime non solo fa meta-televisione parlando delle dinamiche (spietate) che intercorrono nel campo dello spettacolo e mettendo in scena un attore stanco del suo personaggio, ma va più nel profondo con il siparietto rituale che si compie, per ogni episodio, nel locale gestito da Agenore. E il risultato, a mio avviso, è convincente. Questa serie, infatti, non strappa risate una dietro l’altra, ma diverte e appassiona, anche grazie a un montaggio veloce a cui rendiamo grazie.

Di Eleonora Quarchioni

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