Stasera in tv “Zodiac”, la caccia al serial killer nel film di David Fincher

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Di Davide Cossu

In onda su Iris il film “Zodiac” ispirato alla storia vera del killer dello Zodiaco che terrorizzò la città di San Francisco a cavallo tra gli anni ’60 e ’70. A seguire le tracce dell’assassino un cast stellare e la qualità narrativa di David Fincher, che torna sulle ossessioni del serial killer dodici anni dopo il fortunato “Seven“.

Nel 1969 una serie di omicidi sconvolge la California. Alla redazione del San Francisco Chronicle giungono delle lettere in cui l’assassino rivendica le proprie azioni, fornendo dettagli dei crimini noti solo alla polizia. Il mittente, che si firma Zodiac, minaccia di uccidere ancora nel caso in cui il messaggio non venga pubblicato in prima pagina e due membri della redazione, il vignettista Robert Graysmith (Jake Gyllenhall) e il reporter Paul Avery (Robert Downey Jr.), iniziano un’improbabile collaborazione per decifrare gli indizi lanciati dal killer. L’indagine si intreccia con quella del detective Dave Toschi (Mark Ruffalo), che insieme al collega Armstrong (l’Anthony Edwards di Top Gun e E.R.) scoprono la natura insensata e narcisista dei crimini.

“Zodiac”, cronaca di un killer nella narrazione di David Fincher

La caccia al serial killer si discosta, per volere del regista, dalle atmosfere violente e messianiche di “Seven”. Fincher e i suoi protagonisti raccontano, con stile sobrio e piglio da cronisti, l’evolversi lungo un arco temporale di quattordici anni di un assassino della porta accanto, nascosto nella quotidianità della provincia americana.

Zodiac sente il bisogno di emergere dalla mediocrità dell’uomo comune di cui si fa beffe uccidendolo, e per dare sfogo al suo narcisismo non esita a ricorrere alla nuova forza dei media (stampa e televisione): la foga omicida si alimenta con la pubblicità del proprio crimine, in un circolo perverso in cui niente appare mai certo. Tutto è irrisolto, fino alla fine, anche per gli uomini costretti alla caccia; dietro questa precarietà si cela l’orrore che, banale e repentino, degenera in violenza, seguendo le parole del killer: “l’uomo è senz’altro l’animale più pericoloso di tutti”.

Davide Cossu

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