It’s been a long time coming. Quando si parla di Taylor Swift, è proprio il caso di dirlo. Quest’anno è davvero il suo anno, un anno che Taylor aspettava da una vita. A 34 anni è riuscita a realizzare quello che scriveva nel suo diario, quello rosa, che abbiamo letto insieme in Miss Americana (il documentario di Taylor Swift su Netflix).
Taylor Swift è la parabola di un’artista simbolo di resilienza e successo, caduta dopo caduta
Taylor Swift è stata eletta Persona dell’anno quest’anno dal Time, e a leggere le pagine dei giornali sembra quasi facile che lei lo sia. Leggo giornalisti scrivere che la stampa la elogia da sempre, che è amata da tutti e mette d’accordo tutti. Peccato che descrivere così la carriera di Taylor Swift significa ignorare praticamente tutto l’altro lato della realtà. Che solo adesso finalmente gli USA stanno facendo ammenda con la pop star e le stanno dando quel che meritava. Leggere pagine leggere sulla sua storia non permette al popolo che non la conosce di capire a fondo perché la carriera di Taylor Swift è simbolo di resilienza, rinascita, di successo caduta dopo caduta. O come direbbe lei “i rose up from the dead i do it all the time”.
Taylor is born in 1989, ed è risorta dalle ceneri nonostante i duemila ostacoli. Il suo vero riconoscimento è quello di renderle il suo vero significato: simbolo per una generazione (soprattutto di donne) di possibilità e libertà. Di morte e rinascita. Di oscurità e luce. Attraverso la sua musica e la sua chitarra. Lo dice proprio lei, la sua specialità è quella di essere una storyteller, e se non scrivesse lei le sue canzoni, se non ci fosse questo legame di eterna fiducia tra lei e chi la ascolta, onestamente, non staremmo qui a parlarne. Non è questione di “lucidità mediatica”, come si legge in giro, è questione di quanto sia estremamente brava e intelligente nel suo lavoro. Nel modo in cui sia stata sempre coerente col suo patto con chi la seguiva, nonostante abbia cambiato genere molte volte, nonostante sia stata capace sempre di rinnovarsi, di cambiare stile, di esplorare il folk, e l’indie, e il country e il pop (ovviamente), pur mantenendo quel legame primordiale con chi la ascolta. Con la promessa di cambiare sempre, ma pur lasciando la promessa ai suoi fan di essere sempre sincera con loro.
Perché è sempre così complicato parlare di una donna come business woman ispirata, instancabile lavoratrice, intelligente, acuta marketer, scrittrice impeccabile, ottima cantante? Perché era naturale rivolgersi a lei parlando esclusivamente dei suoi flirt e dei suoi uomini, del suo corpo, di come si vestiva, del suo taglio di capelli? Ma avete mai sentito dello stesso trattamento per Ed Sheeran? O qualsiasi altro artista uomo? No.
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