The White Lotus e il paradosso dell’arroganza: la nuova serie su Now Tv

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Di Benedetta Vicanolo

Nei paradossi e nei luoghi più comuni sulla specie umana The White Lotus costruisce la sua cornice di riferimento ed esplode in tutta la sua originalità grazie al modo mordace ed arrogante con cui sviluppa le linee narrative dei suoi personaggi. Gestire i temi cardine della serie, infatti, non è per nulla semplice senza ricadere nelle banalità contemporanee che più fiaccano sulla serialità televisiva di questi tempi, eppure sembrerebbe che Mike White, showrunner della serie, abbia imparato ad aggirarne abilmente le trappole.

Tematiche come il tradimento e il bisogno di legami affettivi stabili rientra giocoforza nell’inflazionata tentazione di raccontare storie viste e riviste, senza che nessuna riesca a lasciare traccia di sé. Mike White tiene saldo il timone di un relitto, perché di relitti umani sono fatte le sue storie, e si fa artefice, al tempo stesso, delle tragiche conseguenze delle loro insensate azioni. I personaggi di Mike White appaiono come fantasmi che infestano, di stagione in stagione, un hotel diverso appartenente alla catena di resort White Lotus (appunto). Da quel momento Mike irrompe nelle loro vite e ce le racconta e le ridicolizza. Si configura una sorta di limbo che segna punizione e rinascita e in cui i personaggi riescono a risultare credibili e terribilmente umani nonostante, o proprio grazie, alle contraddizioni in cui sono destinati a ricadere.

The White Lotus: la seconda stagione omaggia l’Italia, togliendosi qualche sassolino dalle scarpe

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L’hotel della seconda stagione è situato in Italia, a Taormina precisamente e tutta la serie seguirà le storie della direttrice dell’hotel (interpretata da una meravigliosa Sabrina Impacciatore), del suo staff e di un gruppo di turisti americani. La stagione è una vera chicca che racconta l’Italia meglio di quanto noi stessi siamo mai riusciti a fare. Ovviamente non è scevra da stereotipi e leggende metropolitane d’oltreoceano ma Mike White si spinge al di là di mafia, pizza e mandolino, dimostrando un attento e accurato studio del territorio e dell’italianità.

La serie trabocca di riferimenti dalla tradizione siciliana e all’arte italiana: il risultato è un vorticoso viaggio all’interno di storie che si intrecciano ad altre. Niente in The White Lotus sembra essere fine a se stesso e ogni cosa diventa pregna e densa di significati vividi nella mente degli spettatori, i quali non possono far altro che lasciarsi trascinare dalla frenesia degli eventi e dei non-fatti. La colonna sonora della serie è una delle migliori mai pensate proprio perché accuratamente approfondita, in cui trovano spazio (tra gli altri) Franco Battiato, La Rappresentante di Lista, Raffaella Carrà, Fabrizio De André e Myss Keta.

Come gestire il paradosso dell’assurdo

The White Lotus è una serie che è riuscita a creare un target di riferimento raccontando di nulla o poco più. Mike White si fa gioco dell’assurdo rendendolo divertente e intellettuale, non risultando mai fine a se stesso e racchiudendo al suo interno la propria cifra stilistica: studiata, strutturata, solida. The White Lotus mantiene i propri spettatori incollati allo schermo, nessuno sa veramente per cosa eppure ogni inquadratura sembra destinata a rimanere iconica negli anni che verranno, e se non è un paradosso questo.

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Benedetta Vicanolo