Quadrophenia è un disco che ha compiuto lo scorso anno 50 anni e un film generazionale che quest’anno ne compie 45. Gli Who raccontano, attraverso il protagonista Jimmy, i contrasti nella generazione inglese degli anni sessanta, che si divideva tra i Mod, giovani ben vestiti in gessato in sella a scooter italiani e ai Rocker i seguaci del rock and roll americano degli anni cinquanta, vestiti con giubbotti di pelle che cavalcano grosse motociclette.

Quadrophenia degli Who: un racconto universale

Quadrophenia The who

La monumentale opera rock Quadrophenia ci racconta attraverso il dolore di Jimmy, il protagonista di questa storia, l’acquisizione di un grado maggiore di consapevolezza e maturità. Ed è proprio questa la sua vittoria. Quadrophenia non è altro che un racconto di purificazione e presa di coscienza attraverso le sofferenze, nel ripido cammino verso la luce; un percorso obbligato per tutti. Questa storia è narrata sia nel disco degli Who uscito nel 1973, sia nell’omonimo film del 1979.

Quadrophenia è il sesto album degli Who. Ed inizia con un brano, con il ‘suono del mare’ registrato da Pete Townshend con un registratore a nastro. Un suono che può già darci indicazioni precise sul vero significato di questo album. Townshend fu l’ideatore di questa opera rock uscita proprio nel 1973, l’anno magico della musica. Un anno che segnò un passaggio importante nel rock. L’uscita di dischi come The Dark Side of the Moon dei Pink Floyd, Houses of the Holy dei Led Zeppelin, Berlin di Lou Reed e Selling England by the Pound dei Genesis, segnarono la morte definitiva, musicalmente parlando, degli anni sessanta.

La storia

Townshend ideò questo racconto ripercorrendo i primi anni di attività della band e gli anni della cultura mod. Questi era un movimento giovanile che aveva creato una popolare moda estetica e musicale. I mods portavano i capelli tagliati alla francese, indossavano giubbotti parka, pantaloni stretti e mocassini. Giravano in Vespa o Lambretta, al contrario dei rivali rockers, che preferivano le motociclette e un look più selvaggio. Tra questi due gruppi la rivalità era accesa e scoppiavano frequenti risse. Una delle più famose, ed entrata nella leggenda, fu sulla spiaggia di Brighton, il 18 maggio del 1964.

Jimmy Cooper è il protagonista di questa storia. Si tratta di un giovane adolescente mod insicuro, in cerca di risposte. Purtroppo è affetto da una particolare forma di schizofrenia: deve fare i conti con quattro personalità diverse, da cui il titolo dell’opera. Si parte dalla personalità di Daltrey, il duro e “cattivo”, nell’idea di Townshend. Poi si passa alla personalità di Entwistle, il “romantico”. Keith Moon corrisponde alla personalità “folle” del protagonista mentre la parte “buona”, è quella dello stesso autore del tutto.

Jimmy si perde nel suo progressivo estraniamento, sentendo l’alienazione crescere e non ottenendo da nessuno risposte soddisfacenti alle sue domande. Non ottiene risposte dallo psichiatra, dalla madre e neanche dal prete. La sua ricerca lo porta ad interrogare i suoi idoli mod. Si reca al concerto della sua band preferita, che naturalmente sono gli Who, ma ne rimane deluso. Le sue stelle sono solo mere bugie e in fondo neanche con i suoi simili mods ha molto da dirsi. Cresce la consapevolezza della sua superiorità emotiva, vuol diventare “the face”: il mod perfetto.

La ricerca della lucidità

Ma come può Jimmy diventare il “top of the mods” se non finanziandosi per la propria immagine? Quindi decide di lasciare la scuola impiegandosi come spazzino, lavoro che lo deprimerà ed esaspererà ulteriormente. Nel film invece, sarà un porta buste d’ufficio. Jimmy guadagna poco, si sente inutile. Non vede futuro nel lavoro che fa. Tutto questo pessimismo e sconforto dilagheranno quando vedrà l’amata Stephanie con il suo migliore amico. E’ la classica goccia che fa traboccare il vaso. Jimmy ne ha abbastanza di ciò che è stata la sua esistenza ma soprattutto, ne ha abbastanza di vivere.

Parte e decide di tornare a Brighton. Il uno stato mentale alterato e surreale, ricorda i bei tempi andati: dagli scontri coi rockers proprio su quella spiaggia, all’amicizia con gli altri mods, fino alla sua ex-ragazza. Ma la realtà è un’altra: lì ora c’è solo lui. Solo a far rivivere le immagini e le illusioni del passato che si accavallano nel suo cervello stravolto. Ma il colpo di grazia arriva quando vede l’invidiato e imitato “ace face” re di tutte le feste, che nel film è interpretato da Sting. Ieri era il suo mito, oggi non è altro che un fattorino di un hotel di lusso. Anche le ragazze che ieri sembravano inarrivabili, oggi sono solo delle stupide oche. Le diverse personalità di Jimmy per un istante si riuniscono in un lampo di raziocinio: per quel che possiamo definire un breve momento di lucidità prima della crisi.

La Vespa

Jimmy arriva a Brighton con una vespa, la stessa Vespa che nell’impetuoso finale farà rovinosamente precipitare dalle scogliere. Il nostro eroe ha capito che il senso di appartenenza al gruppo non l’avrebbe fatto sfuggire dai ruoli imposti dalle istituzioni e dalla propria “Quadrophenia”. Devastato e ferito, ormai privo di certezze, non gli rimane che compiere un gesto di estrema ribellione: l’annientamento di un simbolo. La conclusione di un capitolo della sua vita, la Vespa è distrutta. Lo stesso rito di Pete Townshend che riserva alle sue tante chitarre distrutte durante i live degli Who.

Alla fine Jimmy ne esce trasformato sensibilmente. E’ purificato. Abbraccia la pioggia che scende ritrovando finalmente sé stesso. E’ pronto a vivificarsi nell’amore, l’unica cosa che dia veramente un senso alla vita, un cammino verso la luce; un percorso obbligato per tutti. Per aspera ad astra.

“Solo l’amore può far piovere, nel modo in cui la spiaggia è baciata dal mare”. Il suono del mare e un grido: amore, regna su di me! Ecco l’essenza di Quadrophenia degli Who. Oltre ad essere un grandissimo disco è un film generazionale, indissolubilmente legato a un’epoca e a un movimento di controcultura tanto da esserne il manifesto.

Quadrophenia, secondo film degli Who

Quadrophenia è la seconda operazione cinematografica degli Who, dopo Tommy del 1975. Questa operazione voleva essere più controllata e personalizzata dalla band inglese rispetto alla prima esperienza di metà anni settanta. Quadrophenia si colloca così in un doppio distacco: il film è realizzato sei anni dopo l’album omonimo ed è ambientato quindici anni prima, all’incirca nel 1964. Siamo all’apice del movimento Mod ed in contemporanea con i primi successi degli Who. La band inglese ha interpretato quel movimento diventandone i portabandiera.

Ma perché è stato realizzato proprio nel 1979? Perché questo anno combacia sia con un momento di revival, incarnato dal gruppo dei Jam, sia con una svolta epocale nella storia della società inglese e mondiale con l’inizio dell’era thatcheriana.

Comunque il film Quadrophenia soffre in parte della necessità di sottolineare che siamo nei favolosi anni 60. Purtroppo questa è la sindrome che colpisce quasi sempre i film rievocativi. Si pone apertamente come un anti Tommy: non più un musical stilizzato classico, con i numeri canori eseguiti dai personaggi fuori dal ‘recitativo’, bensì un film di narrazione puro dove però la musica assume un ruolo fondamentale. La rock opera dell’album originale è stata così rielaborata drammaturgicamente in sceneggiatura cinematografica, mentre sarebbe stato più facile trasporla direttamente in un musical, utilizzando solo poco più della metà di quelle canzoni e aggiungendone altre, come My Generation. Questo pezzo si può sentire di sottofondo durante il party, che, pur successiva all’epoca in cui è ambientato il film, è fondamentale per il mito dei Mod. Immagini e raffigurazione degli Who sono comunque ricorrenti e ossessive: poster, copertine di dischi e brani di un concerto dalla televisione.

Con Quadrophenia gli Who ci regalano il senso di libertà che si respira scorrazzando in Lambretta, sfrecciando nelle strade di città o di campagna, per arrivare ai raduni sulla spiaggia, all’insegna della filosofia “Vivere puliti nelle circostanze più difficili”.

Alessandro Carugini

Seguici su Google News