Dalla metà degli anni ’60 ad oggi, la città lagunare di Venezia ha visto un consistente calo della popolazione, tanto da suscitare diverse proteste. Gli ultimi giorni di maggio hanno infatti visto le vie della città invase da volanti con su scritto solamente un numero: 49.999. Si tratta allo stesso tempo di una protesta silenziosa e di un gesto provocatorio nati dalla consapevolezza che entro il mese di luglio gli abitanti della città potrebbero scendere sotto le 50.000 persone, toccando il picco dello spopolamento.

Venezia rischia di diventare una città fantasma

Lo spopolamento della città storica di Venezia è un discorso portato avanti da anni, ma mai come oggi il numero dei residenti è risultato così basso. A marzo del 2008, l’associazione pro-venice Venessia, in collaborazione con una farmacia del luogo, ha installato un contatore fisso che indica il numero degli abitanti della città. Dal giorno della sua installazione, il contatore viene aggiornato ogni settimana in base ai dati ufficiali dell’Anagrafe del Comune di Venezia. L’intento era quello di denunciare e protestare contro la diminuzione della popolazione locale attraverso dati inconfutabili, ma anche quello di rendere evidente il problema.

Ad oggi, la laguna veneta sopravvive soprattutto grazie al turismo. Ma perché la gente sta abbandonando la città? Una spiegazione è che vivere a Venezia significa vivere con la costante paura dell’alta marea. Stefano Liberti, nel suo “Terra bruciata“, dedica un capitolo proprio a questo: descrivendo le case, racconta che i mobili sono rialzati da alcuni mattoni e che gli elettrodomestici sono sistemati in alto, mentre i ripiani bassi delle librerie restano vuoti. Il fenomeno dell’acqua alta è destinato ad essere sempre più frequente, rendendo la città sempre meno abitabile.

Il fenomeno di subsidenza

Tra le cause delle inondazioni possiamo citare la crisi climatica, più in particolare la fusione dei ghiacciai. Infatti, l’innalzamento del livello del mare è dovuto proprio a questo fenomeno e, insieme alla subsidenza – vale a dire lo scivolamento verso il basso delle terre -, rende le città costiere ancora più esposte a rischi e mareggiate.

Martina Cordella