“Yes Man – Tutto può succedere” questa sera su Twentyseven

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Di Redazione Metropolitan

Carl Allen (Jim Carrey) è un uomo solo, cinico e disilluso. Lasciato da anni dalla moglie, non se n’è ancora fatta una ragione, e vive protetto nella sua grigia quotidianità di impiegato di banca senza stimoli. Almeno finchè un vecchio amico non lo trascina ad un incontro degli Yes Man. Qui un guru predica l’apertura totale come forma di accettazione e integrazione nel mondo.

Carl non dovrà fare altre che rispondere “” a qualsiasi proposta o richiesta chiunque gli faccia, per quanto gli appaia insensata o controproducente. La sua vita inizia a cambiare in senso positivo. Conosce una nuova ragazza, ottiene una promozione al lavoro, impara il koreano e a suonare la chitarra, sventa un tentativo di suicidio. Ma scoprirà presto quale sia il prezzo da pagare.

“Yes Man – Tutto può succedere”: nuove idee per vecchie commedie

Parallelamente a soggetti più sostanziali cui, a partire dal nuovo millennio, Jim Carrey ha impegnato sempre più energie, la sua carriera è puntellata di filler facili facili. Commedie mainstream spolverate di romanticismo cui la sua peculiare, eccezionale vena comica ha sempre dato quella marcia in più e, di fatto, ragione di esistere. “Yes Man – Una parola può cambiare tutto” è esattamente uno di questi casi. Un curioso spunto narrativo tratto dalla biografia del giornalista britannico Danny Wallace, che sostiene di aver passato un intero anno della propria vita ad accettare qualsiasi proposta.

Un regista solido ed affidabile come Peyton Reed, cresciuto alla corte della famiglia Disney, dove tornerà in futuro a dirigere i due episodi della saga di Ant-man, che qui trova la giusta misura della commedia per tutti. Un cast  vario ed equilibrato costruito intorno a sua maestà Jim Carrey, e il gioco è fatto. Le pur prevedibili evoluzioni comiche che muovono i passi dall’assunto iniziale funzionano, perché incastrate in un contesto leggero e ben costruito. La sbilenca e vitale energia di Zooey Deschanel e la stella nascente di Bradley Cooper fanno buon gioco alla vis comica del protagonista. Poco male che la convention motivazionale che dà il la a tutta la vicenda appaia sin troppo pretestuosa. Rimane la godibile occasione per infilarci Terence Stamp nei panni di magnetico santone, e tanto vale.

“Yes Man – Tutto può succedere”: Il buon, vecchio Jim 

Sostanzialmente una favola moderna dove tutto può succedere e, in effetti, di tutto succede. “Yes Man” non può che essere un prodotto che incappa nella retorica più didascalica ad ogni angolo – la necessità di una positiva spinta vitale e quella della mediazione del buon senso – ma il messaggio, lapalissiano, rimane ben diluito nelle bizzarrie di cui è punteggiato l’intero plot. La debordante, cartoonesca comicità di Jim Carrey e la sua mimica slapstick nella loro declinazione più immediata e facile saranno pur sempre le stesse da una ventina d’anni. Ma la sua efficacia non perde un centimetro, soprattutto se sostenuta da una struttura narrativa tanto semplice quanto solida fatta di citazionismo pop e stramberie assortite.

Pellicola decisamente minore nella variegata filmografia del Jim Carrey più maturo, di transizione se vogliamo. Ma che rappresenta nei fatti un momento di passaggio della sua carriera, salvo rare eccezioni, a mediazioni diverse del rapporto della sua comicità con il grande schermo. Costata 70 milioni di dollari, un po’ a sopresa la pellicola ha impressionato i botteghini di mezzo mondo incassandone 223 milioni.

Andrea Avvenengo

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