Il sesto piano di un deposito di libri, un ex marine, un fucile Carcano calibro 6,5 mm, tre, quattro o cinque spari, un colpo fatale alla testa. Fu così che morì John Fitzgerald Kennedy, uno dei più promettenti presidenti degli Stati Uniti d’America.
È a Brookline, Massachusetts che il 29 maggio 1917 nasce John “Jack” Fitzgerald Kennedy, secondogenito di nove figli. La famiglia, cattolica e di origine irlandese, era molto in vista nella vicina Boston e prometteva ai suoi eredi un grande futuro, perfino migliore dei suoi capostipiti. Il piccolo Kennedy poté frequentare scuole e collegi elitari, ma lo studio non sembrava interessargli e i suoi risultati non furono brillanti come si sperava. Durante gli anni universitari si spostò spesso a causa della sua salute da sempre precaria, raggiungendo infine, nel 1936, il fratello Joe ad Harvard. In questo periodo viaggiò molto: Parigi, Berlino, URSS, Turchia, Medio Oriente e Italia furono i luoghi che più lo colpirono e che furono utili per la sua futura brillante carriera politica.
L’impegno di J. F. Kennedy nella Seconda Guerra Mondiale
Il 3 settembre 1939 Francia e Gran Bretagna dichiarano guerra alla Germania e Kennedy dovette partire per il fronte. Arruolatosi volontario nell’esercito nel 1941, lo riformarono per via della sua salute precaria. Nel settembre dello stesso anno però, grazie le raccomandazioni del padre, riuscì ad entrare nella Marina statunitense. Quando il 7 dicembre gli USA entrarono in guerra, John conseguì un addestramento per le motosiluranti e nel 1942 fu inviato in Estremo Oriente. Fu a comando della torpediniera PT-109 che si distinse per le sue gesta eroiche conquistando due medaglie al valore.
La notte del 2 agosto 1943 nelle acque della Nuova Georgia un cacciatorpediniere giapponese speronò e spezzò in due la PT-109. Alcuni marinai morirono, altri rimasero feriti, ma il comandate John non perse tempo. Nonostante le gravi lesioni subite nell’impatto, con coraggio rischiò la vita pur di mettere in salvo i suoi compagni. Nuotando trascinò per tre miglia nell’oceano un ferito, trovando rifugio su un’isola insieme ai sopravvissuti e la notte successiva, incurante delle acque infestate dagli squali, nuotò alla ricerca di aiuti americani, portando poi in salvo il suo equipaggio. Nel 1945 venne congedato con onore, poco prima della resa giapponese, a causa delle critiche condizioni di salute.
Non chiedete cosa può fare il vostro paese per voi, chiedete cosa potete fare voi per il vostro paese.
La carriera politica: da deputato a 35° Presidente degli Stati Uniti
Tornato dalla guerra John, spinto dal padre e dalla morte del tanto amato fratello Joe, si unì al Partito Democratico e nel 1946 si candidò al Congresso per il Massachusetts. Il padre capì presto che John, brillante eroe di guerra, era il candidato ideale e investì milioni di dollari nella campagna elettorale sbaragliando gli avversari repubblicani: a 29 anni John Fitzgerald Kennedy iniziava la sua carriera politica. I suoi piani però erano molto più ampi. Nel 1952 decise di candidarsi al Senato. Tutta la famiglia lo appoggiò: i fratelli e la madre gestirono la campagna nei minimi dettagli per ottenere più voti possibile e, anche questa volta, i Kennedy vinsero.
Furono più di 70.000 i voti che separavano John dal suo avversario, aprendogli le porte del ruolo più prestigioso nel sistema bicamerale americano. Dopo un lungo periodo di malattia, ritornò ancora più attivo e mantenne la carica di senatore fino al 1960, ma sembrava non bastare: bisognava puntare alla Casa Bianca. Nel luglio dello stesso anno il Partito Democratico nominò Kennedy candidato alla presidenza, con Lyndon Johnson come vicepresidente, vincendo con facilità le elezioni primarie insieme a Richard Nixon, del Partito Repubblicano. I due candidati svolsero vari dibattiti e se di fatto nei contenuti erano alla pari, nelle case degli americani l’immagine televisiva del giovane e sicuro Kennedy aveva già vinto contro quella vecchia e tesa di Nixon. Il 20 gennaio 1961 JFK divenne il 35° Presidente degli Stati Uniti, il più giovane e il primo cattolico mai eletto.
L’assassinio di John Fitzgerald Kennedy
Il nuovo presidente trovò molte questioni in sospeso. La guerra fredda, la conquista della Luna e dello spazio, il regime di Fidel Castro a Cuba e gli antefatti della Guerra del Vietnam. Il suo mandato però durò poco: il 22 novembre 1963 a Dallas, Texas, nel tragitto in auto del corteo alle 12:30 tre spari colpirono Kennedy e ferirono il governatore John Connelly. L’auto accelerò di colpo e si diresse a tutta velocità verso l’ospedale più vicino, ma era troppo tardi. il terzo colpo fu fatale e JFK morì. I sospetti caddero sull’ex marine di simpatie marxiste Lee Harvey Oswald. Lee era un dipendente del Texas School Book Depository arrestato per aver ucciso un poliziotto poco dopo l’attentato. Dopo l’interrogatorio la polizia trovò il fucile con le sue impronte e tre bossoli vicino la finestra del sesto piano del deposito di libri. La notizia dell’attentato sconvolse il mondo e tutti davano la colpa ad Oswald.
Il presunto cecchino però non fu mai processato: un colpo di pistola a freddo lo uccise. Era stato Jack Ruby, proprietario di un night club e noto per i suoi legami con la mafia, che lo giustificò come un gesto patriottico. La commissione d’inchiesta Warren, istituita dal nuovo presidente Johnson, confermò, dopo varie indagini, il presunto colpevole. Le future generazioni ricorderanno Oswald come uno psicopatico che aveva agito da solo con lo scopo di passare alla storia. Una seconda commissione venne istituita nel 1966 e ipotizzò che Oswald fosse il capro espiatorio di un complotto, ma non fu possibile individuare i veri responsabili. Ancora oggi il mistero della morte di J. F. Kennedy affascina e sono molte le ipotesi formulate, le discussioni e i dibattiti che tentano di scoprire una verità che forse non sapremo mai.
Annna Maddalena