Il tribunale della Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja conferma in via definitiva l’ergastolo per Ratko Mladić, 78 anni, ex generale serbo-bosniaco famoso come “il boia di Srebrenica”. La condanna conferma quindi le accuse di genocidio, crimini di guerra e contro lumanità, responsabile oltre al massacro di Srebrenica del lungo assedio di Sarajevo dal 1992 al 1995

Il Massacro di Srebrenica

Nel Luglio del 1995, durante le guerre di dissoluzione della Jugoslavia, uno degli eventi più sanguinosi fu il Massacro di Srebrenica. Oltre 8mila musulmani bosniaci sono stati uccisi dall’Esercito della Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina guidate dal generale Ratko. In quell’occasione i maschi dai 12 ai 77 anni vennero arrestati dall’esercito per interrogarli, separandoli dalle loro famiglie, per poi in realtà essere assassinati. L’ONU, che aveva dichiarato l’area di Srebrenica zona protetta, non ha saputo rispondere alle violenze osservando la strage. La sede dei caschi blu olandesi venne infatti invasa dalle decine di migliaia di sfollati di Srebrenica che cercavano il sostegno internazionale ma la maggior parte rimasero fuori dai cancelli e rimandati indietro dal loro carnefice. La corte internazionale di giustizia nel 2007 ha stabilito che ciò che avvenne a Srebrenica fu un genocidio.

Nel film Quo Vadis, Aida?, in concorso al Festival del Cinema di Venezia nel 2020 e candidato agli Oscar come miglior film Internazionale nel 2021, si racconta la storia di questa strage, una guerra tra vicini di casa, conoscenti e amici che all’improvviso si ritrovano ai lati opposti dello schieramento.

Il processo a Ratko Mladić

Non sono quindi arrivati sconti di pena per Ratko Mladić, che assieme ad altri esponenti del nazionalismo serbo negli anni ’90 si sono macchiati di crimini contro l’umanità e sanguinose operazioni di pulizia etnica. Altro soprannome del generale Ratko, guadagnato assieme a Radovan Karadžić, ex presidente della Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina, è “Il macellaio di Bosnia”. Anche Karadžić nel 2019 è stato condannato definitivamente all’ergastolo.

La condanna definitiva al generale Ratko arriva 26 anni dopo la strage. Prima della sentenza vedove e madri dei fatti di Srebrenica si erano radunate davanti al Tribunale dell’Aja. Dopo la fine della guerra in Bosnia Ratko iniziò a nascondersi e venne arrestato solo nel 2011, quando venne poi consegnato al Tribunale penale internazionale. Nel 2012, in una sessione del Tribunale Internazionale dell’Aja, si era rivolto a una donna parte della delegazione delle madri di Srebrenica imitando il gesto del tagliare la gola.

Le reazioni internazionali

Soddisfazione da parte dei leader internazionali per la condanna, il presidente americano Joe Biden dichiara che: “Questa storica sentenza mostra che coloro che commettono crimini orribili saranno considerati responsabili e rafforza la nostra comune risolutezza nel prevenire che future atrocita’ accadano in qualsiasi parte del mondo”.  Anche per il presidente del Consiglio europeo Charles Michel la condanna è “un passo importante per la giustizia delle vittime”.

Dunja Mijatovic, commissario dei diritti umani del Consiglio d’Europa, sottolinea anche però come le idee di Mladić che hanno portato al massacro siano ancora vive:

“Mentre il caso Mladic è chiuso, le idee su cui poggiavano il genocidio e le atrocità commesse sotto il suo comando sono ancora molto presenti, e sono sfruttate dai nazionalisti che vogliono che il futuro della regione sia caratterizzato dalle divisioni etniche, discriminazione e odio per gli altri. Dobbiamo denunciare queste idee e opporci ad esse con vigore. Venire a patti con il passato e rendere la giustizia è il solo modo di raggiugere la riconciliazione nell’ex Iugoslavia”

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