Tra tutti gli artisti del barocco, Gian Lorenzo Bernini è sicuramente uno dei più conosciuti ed apprezzati. Figlio d’arte, crebbe tra i grandi architetti e scultori della generazione precedente, imparando e formandosi sui loro lavori. Oggi, vi parliamo del rappresentante per eccellenza del Barocco italiano, colui che modellava il marmo come fosse burro, rendendo le scene e i personaggi pieni di vita.
Gian Lorenzo Bernini e il Barocco
Nel corso del Seicento si diffonde una nuova sensibilità figurativa, definita dispregiativamente ”Barocco” da alcuni teorici dell’arte che non accettavano la complessità delle sue forme. Questo nuovo movimento culturale fiorisce a Roma da inizio 1600 e si diffonde in tutta Europa fino ai primi decenni del XVIII secolo, coinvolgendo non solo le arti figurative ma anche la letteratura, la musica e la filosofia.
Gian Lorenzo Bernini ha iniziato la sua carriera insieme al padre. In questo modo ha attirato su di sé l’attenzione del Papa e del cardinale Scipione Borghese, sotto la cui protezione rimane fino al 1624, creando le statue e i gruppi che si trovano tuttora a palazzo Borghese. Dopo la salita al trono papale di Urbano VIII la sua posizione nel campo artistico si consolida. Riceve le più importanti commissioni e dal 1624 fino alla sua morte è stato occupato in opere religiose. Nel 1629 viene nominato architetto di San Pietro e, a partire da questo momento, ha realizzato le opere più prestigiose.
Gian Lorenzo Bernini, alcune delle opere più caratteristiche
Bernini fa una scelta stilistica precisa: non ha mai usato marmi policromi, perché il suo intento era quello di produrre l’effetto e l’impressione del colore soltanto con il marmo bianco. L’arte barocca è una rappresentazione che ha come scopo quello di impressionare, commuovere, persuadere. Le opere barocche sono generalmente caratterizzate da una teatrale esuberanza e dalla ricerca di un coinvolgimento emotivo dell’osservatore. Ed è proprio questo che Bernini riesce a fare magistralmente con le sue opere. Vediamone alcune tra le più caratteristiche.
Enea, Anchise e Ascanio
Questa scultura è la prima grande opera scultorea che Bernini realizza su commissione di Scipione Borghese. La scultura raffigura Enea, Anchise e Ascanio in fuga da Troia in fiamme. Nel gruppo è raffigurato anche il tema tradizionale delle tre età dell’uomo, reso attraverso la differenziazione delle epidermidi dei protagonisti: la pelle morbida del bambino, quella tesa dell’adulto e quella rugosa e avvizzita dell’anziano. Un capolavoro della scultura barocca, nonostante la giovane età dell’artista. Nel complesso si è davanti ad un’opera, figlia di una straordinaria capacità artistica, creativa e tecnica, che mostra in toto il genio dell’artista.
La fontana dei Quattro Fiumi
Una delle fontane più famose realizzate da Bernini è, senza dubbio, “la fontana dei quattro fiumi” a Roma. La fontana si trova a Piazza Navona e rappresenta i quattro fiumi del mondo, uno per ogni continente: il Gange per l’Asia, il Danubio per l’Europa, il Nilo per l’Africa e il Rio della Plata per le Americhe. Le quattro enormi statue si trovano intorno ad una roccia, scavata nel centro, sulla quale si erge un antico obelisco. Tutto intorno ci sono gli elementi che caratterizzano ogni fiume: piante, animali e tesori. Il complesso è l’apoteosi per eccellenza dell’arte Barocca. Nella sua maestosità, l’opera è considerata anche un’opera architettonica oltre che scultorea. Un capolavoro assoluto!
L’estasi di Santa Teresa
Altro capolavoro assoluto di Bernini è sicuramente “L’Estasi di Santa Teresa”, l’opera più teatrale dell’artista. La scultura rappresenta un angelo nell’atto di trafiggere la santa. La scultura si trova all’interno della cappella Cornaro in Santa Maria della Vittoria, ed è stata realizzata nel 1647 per il cardinale Federico Cornaro. Il tutto è realizzato come se fosse il centro di un teatro con degli spettatori che osservano mentre la Santa si trova su un palco immaginario con un cherubino che la trafigge. La rappresentazione della Santa è semplicemente spettacolare. Santa Teresa è raffigurata semi-distesa su una nuvola mentre il piccolo angelo alla sua destra la trafigge con un dardo, simbolo dell’amore di Dio. Tutto è perfettamente vivido e perfettamente realistico. Le pieghe del vestito hanno un aspetto così vaporoso ed incorporeo che, insieme alla nuvola, donano all’opera un senso di estrema leggerezza.
Apollo e Dafne
Non potevamo non citare anche “Apollo e Dafne”. Forse una delle sculture più conosciute dell’artista. Scolpito da Bernini tra il 1622 e il 1625, il soggetto non era nuovo nella storia dell’arte ma gli scultori non lo avevano mai affrontato. Bernini osò rappresentare nel marmo un corpo umano che si trasforma in pianta. In questo capolavoro, Apollo riesce a raggiungere, alla fine di una lunga corsa, la bella Dafne e questa, sfiorata dalle dita del giovane, inizia la sua trasformazione in albero. L’opera, le cui figure sono in scala naturale, è concepita per offrire molti punti di vista differenziati. Bernini volle collocarla in modo che, entrando nella stanza, si potesse inizialmente vedere solo Apollo di spalle e appena intuire il crescendo della metamorfosi di Dafne. Solo girando attorno alla scultura si sarebbero scoperti i particolari della trasformazione.
Ilaria Festa
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