Accadde oggi. Il 22 Gennaio 1944 ad Anzio, viene messa in atto la c.d. “Operazione Shingle” e gli alleati invadono la città del Lazio. Siamo in piena Seconda Guerra Mondiale quando gli Alleati sbarcano ad Anzio, a 62 km da Roma. L’invasione aveva l’obiettivo di aggirare le difese tedesche sulla Linea Gustav e favorire l’avanzata verso Roma.
22 Gennaio 1944, le truppe anglo-americane in Lazio
È il 22 gennaio 1944, l’obiettivo delle truppe anglo-americane è quello di aggirare le difese tedesche sulla Linea Gustav e puntare dritti verso la Capitale. Nella notte del 22 gennaio l’esercito alleato da vita ad un’imponente operazione militare che si rivelò però ben più ardua del previsto. Le forze di invasione dell’Operazione Shingle consistevano in 40.000 soldati e 5.000 veicoli sotto il comando del Maggiore Generale Americano John P.
Lo sbarco è ricordato come una delle fasi più drammatiche della Seconda Guerra Mondiale, combattute sul territorio italiano. L’obiettivo era quello di liberare Roma. L’esercito sbarcò in tre punti diversi: le forze britanniche a 9.7 km a Nord di Anzio (Peter Beach), le forze americane del Nord-Ovest attaccarono il porto di Anzio (Yellow Beach), mentre quelle del Sud-Ovest sbarcarono vicino a Nettuno, a circa 10 km ad Est di Anzio (X-Ray Beach).
Un’Operazione durata più del previsto
Per gli americani il primo obiettivo dopo lo sbarco era attestarsi al porto di Anzio per poi attaccare le forze tedesche. L’operazione avvenne in piena notte, alle ore 2.45. In meno di ventidue ore gli alleati sbarcarono con più di 36.000 uomini. Nonostante gli sforzi, le truppe dell’Asse non furono capaci di respingere il nemico verso il mare, né le truppe alleate riuscirono a penetrare nell’entroterra. Lo stallo ad Anzio terminò il 18 maggio, quando gli Alleati riuscirono a rompere le difese tedesche a Montecassino. La battaglia proseguirà più del previsto. Solo a fine maggio gli alleati conquisteranno Cisterna, Aprilia e Velletri fino all’entrata a Roma il 4 giugno.
Pur essendosi conclusa con la presa di Roma, l’operazione è considerata dalla storiografia come un fallimento, perché ci vollero ben quattro mesi per raggiungere la Capitale. Non solo, tra le file dei liberatori si contano oltre quarantamila tra morti e feriti, dei settantamila che avevano iniziato l’operazione, pianificata nel corso della conferenza di Marrakech del 7-8 gennaio dal primo ministro inglese Winston Churchill e dal presidente USA Franklin D. Roosevelt.
Ilaria Festa
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