Victor Hugo, scrittore, poeta, drammaturgo e politico francese. Considerato il padre del Romanticismo in Francia, nasceva oggi nel 1802. La sua opera maggiore, o forse semplicemente la più nota, è senza dubbio “I Miserabili”. Romanzo che da voce agli strati più bassi della società francese dell’Ottocento. Persone cadute in miseria, ex forzati, prostitute, monelli di strada, studenti in povertà.

Victor Hugo, letteratura e politica

Victor Hugo, nasce a Besançon nel 1802, si stanzia poi con la famiglia a Parigi. La sua vocazione poetica si rivela molto presto. Nel 1824 pubblica la sua prima raccolta di Odi e a partire dal 1830 la gloria di Hugo non smette di crescere. La sua attività letteraria è florida. Nel 1841 è eletto anche all’Académie française. In seguito però a delle vicissitudini personali che lo segnano molto, Hugo decide di abbandonare per un periodo la letteratura.

L’allontanamento dalla letteratura lo spinge però verso la carriera politica. Crea anche un giornale, “L’Evento”, favorevole alla candidatura di Napoleone Bonaparte alla presidenza della Repubblica. Ma dopo le elezioni del 1848, Hugo si rende conto delle reali ambizioni del presidente. Il colpo di stato del 2 dicembre 1851 fa perdere ogni speranza ad Hugo il quale, espulso con un decreto, deve fuggire all’estero. Ed è proprio in esilio che compone “I Miserabili”.

“I Miserabili”, romanzo degli umili

Il romanzo de “I Miserabili” viene ideato nel 1843 ma pubblicato solo nel 1862. La narrazione della storia copre un arco di tempo che va dal 1815 al 1833. Ambientato a Parigi, si concentra sulla vita dei poveri e degli umili che per sventura o per nascita sono caduti in miseria. Il periodo raccontato è un periodo storico particolare. Il romanzo è ambientato in una fase della storia di Parigi fondamentale, che ha portato dalla Rivoluzione Francese al dominio di Napoleone, fino agli anni della Restaurazione e della monarchia di Luigi Filippo. Hugo racconta in queste pagine un mondo di invisibili, di miserabili che dietro la facciata delle battaglie e delle vicende politiche di quei giorni, vive di stenti, fra le ingiustizie e le avversità più grandi.

I protagonisti sono quindi le vittime della società che li ha ridotti in condizioni tragiche. La miseria porta questa gente a commettere anche atti illegali e reati. Hugo, però, nella narrazione di questi fatti, cerca di non condannare né giudicare queste persone. Se i loro crimini sono commessi solo per sopravvivere, vuol dire che in qualche modo sono stati costretti a commetterli. Perché allora giudicarli negativamente e condannarli? 

I personaggi principali del romanzo

Il protagonista per eccellenza, è Jean Valjean. Jean è un uomo che, dopo aver passato diciannove anni in prigione, costretto ai lavori forzati, non riesce più a reinserirsi nella società.  Egli non è però l’uomo violento che tutti vedono a primo impatto. È un uomo nobile, dolce e umile. Non smette di amare le persone che gli sono attorno (come ad esempio Cosette,  la ragazzina che lui salva e adotta). È disposto a mettere in gioco la propria vita per salvare addirittura anche quella dell’uomo che inizialmente odiava. Il personaggio di Jean Valjean si trasforma nelle ultime pagine del romanzo, divenendo quasi un eroe e un santo.

La bambina in questione è Cosetta che, dopo esser stata portata via da Jean, con il passare degli anni cresce e si innamora di Mario, un giovane di buona famiglia. Mario però condivide  i pensieri del nonno, nostalgico dell’Antico regime, vive in povertà e partecipa alle rappresaglie sulla barricata del 5 giugno 1832, accanto ai suoi amici, tra cui c’è anche Jean Valjean che gli salva la vita.

Un altro personaggio importante è Javert. Poliziotto, fa della cattura di Valjean lo scopo della sua vita. Quando scopre chi realmente è, la sua mente non regge e si suicida. La famiglia Thénardier, invece, può essere definita come l’antagonista del romanzo. Soprattutto i due genitori, che hanno sempre cercato di derubare e di ingannare le persone che sembravano disposte ad aiutarle. Lo scrittore definisce anche loro come “miserabili”, perché, per cercare di avere di più, si ritrovano ancora più poveri di quanto già non lo fossero.

Victor Hugo, “I Miserabili”: miseria e dignità

Il romanzo è un’opera particolarmente complessa e non basterebbe lo spazio di un focus per poterlo illustrare al meglio. Tanti i personaggi che si susseguono e le storie che si intrecciano. Quasi mille pagine di trama fitta e ricca di particolari. Una cosa però rappresenta il cuore del racconto, a prescindere dai personaggi e dalle vicende. Lo scrittore vuole denunciare i fatti che fanno sprofondare la dignità umana. Lo sfruttamento dei bambini come Cosetta, la miseria che regnava allora, l’ignoranza, il superamento dei pregiudizi di nascita o stato. Victor Hugo riesce a parlare della miseria e della povertà con un senso di commiserazione che porta il lettore ad immaginare lo scrittore vicino ai suoi personaggi, non solo fisicamente, ma anche emotivamente. 

Il romanzo rappresenta la sua opera più nota e, forse, è l’opera più popolare di tutta la letteratura europea contemporanea, universalmente conosciuta. L’opera, nel tempo, ha suscitato reazioni contrastanti, ma ad oggi per la maggior parte dei critici e dei lettori ha rappresentato un vero capolavoro.

Ilaria Festa

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