Edouard Manet, il pittore impressionista che però non volle mai partecipare a nessuna delle mostre organizzate dal movimento. Figura chiave della storia dell’arte, aveva una personalità colta e raffinata. Nonostante questo aveva uno spirito combattivo e seppe in qualche modo rompere gli schemi di un’epoca a cavallo tra ricordo e celebrazione dell’antico e proiezione verso la modernità. Per la Rubrica Arte di questa settimana vi proponiamo tre delle più belle opere “en plein air” del pittore francese.

Edouard Manet e una vita all’inseguimento del riconoscimento del Salon

Edouard Manet, nasce nel 1823 da una famiglia alto borghese di Parigi. Ha due fratelli, Gustave ed Eugène, pittore come lui che avrà un ruolo importante nella sua vita. Tenta più volte di accontentare il volere paterno, iscrivendosi alla Scuola Navale. Senza successo, finalmente il padre decide di lasciarlo libero di perseguire la sua indole. Si dedica così alla pittura. Fondamentale nella sua vita sarà Suzanne Leenhoff. Una donna dal passato controverso, di cui il poeta si innamora e che sposa nonostante la dubbia paternità di un figlio nato nel 1852.

Durante la sua carriera, viaggia spesso in Italia ma è la sua patria che vedrà sbocciare il suo grandissimo talento. Rifiutato tante volte da Salon, Manet non si arrende e ogni volta, con rinnovata speranza, cerca di ottenere consensi in quel posto che per lui rappresenta la consacrazione definitiva. Non pago dello scandalo che aveva provocato conColazione sull’erba nel 1863, ci riprova. Ed arriva così la delusione più grande. Nel 1865, il Salon aveva finalmente accettato di esporre ancora un suo lavoro. Il lavoro in questione era però “Olympia” che sconvolse il pubblico e legò per sempre l’autore all’immoralità della giovane prostituta, protagonista del quadro. Questo “odio e amore” con il Salon andrà avanti fino alla maturità artistica del pittore.

La nascita del movimento impressionista e la pittura “En plein air

Nel 1873, alcuni artisti, stanchi di ricevere rifiuti dal Salon, costituiscono la “Société Anonyme des artistes”. Il resto è storia. Nel 1874, nello studio del fotografo Nadar, viene organizzata la prima esposizione dei pittori Impressionisti.

“Non esporrò mai nella baracca lì accanto. Entrerò al Salon dalla porta principale e lotterò con voi”

Così Manet spiegò agli amici e ai colleghi perché non accettò di esporre, restando coerente con la sua idea di ottenere consensi attraverso “vie ufficiali”. Nel frattempo una nuova tecnica pittorica, che divenne poi una delle caratteristiche distintive di tutto il movimento, venne elaborata da Monet e compagni: la pitturaen plein air. Si inizia così a dipingere all’aria aperta, immersi nella natura, lontani dagli studi convenzionali. Manet se ne appassiona immediatamente e si dedica da subito con entusiasmo all’osservazione diretta della realtà e allo studio della luce. Anche questa volta però, si differenzia dai suoi compagni. Non sarà mai interessato al paesaggio in sé, quanto piuttosto al rapporto tra il soggetto e lo sfondo paesaggistico. 

Tre Opere

Claude Monet con la moglie nel suo atelier galleggiante_photocredit:wikipedia
Claude Monet con la moglie nel suo atelier galleggiante_photocredit:wikipedia

La prima opera che vi proponiamo, che Edouard Manet realizza con la tecnica “en plein air” è “Claude Monet con la moglie nel suo atelier galleggiante”. Realizzata nel 1874 e conservata a Monaco nella Neue Pinakothek, la tela ritrae il suo amico e collega in compagnia della moglie. Con Monet, Edouard ha avuto sempre un rapporto conflittuale, ma sincero. Claude diventerà uno dei suoi più grandi sostenitori e lo aiuterà molto nei periodi di difficoltà. Non volendo sottoporre l’amico a lunghe e faticose sedute di posa, le pennellate sono rapide e vivaci e trascurano i dettagli, per trasmettere l’impressione d’insieme. L’opera è rimasta incompiuta.

Argentruil_photocredit:wikipedia
Argentruil_photocredit:wikipedia

La seconda opera che vi proponiamo è “Argenteuil”, realizzata dal pittore nello stesso anno, il 1874. Considerata l’opera più impressionista di tutta la produzione artistica di Manet. Conservata oggi al Musée des Beaux-Arts di Tournai, raffigura una coppia seduta sul bordo di un pontile. Protagonisti sono una giovane donna e un canottiere. Sullo sfondo c’è Argenteuil, in perfetta sintonia con i protagonisti, diventando il terzo “personaggio” dell’opera. L’opera fu esposta al Salon del 1874, dove fu accolta freddamente dalla critica ufficiale.

Panchina in giardino_photocredit:wikipedia
Panchina in giardino_photocredit:wikipedia

L’ultima è una veduta di paesaggio. Non una veduta qualsiasi, però. Si tratta di “Panchina in giardino” (o giardino della casa di Versailles). Opera della maturità dell’artista. Realizzata nel 1881, quando ormai il pittore è malato e vicino alla sua fine. Il pittore malato si è ritirato nella sua casa di Rueil. Una villa con giardini, tranquilla e lontana dal tanto amato caos parigino. I giardini della sua abitazione sono l’unico soggetto che Manet, malato e depresso, può dipingere. Ed ecco che viene realizzata questa splendida veduta di paesaggio. Piccoli tocchi luminosi di colore, che permettono di rendere la natura ricca di fiori di questi giardini.

Nonostante la stanchezza della malattia, queste vedute sono dei veri e propri capolavori dell’arte impressionista “en plein air”. Ottiene dei riconoscimenti che però non gli sono di nessuna consolazione. Sono arrivati troppo tardi. Il “lottatore gioioso”, come lo definiva l’amico e collega Renoir, è stanco e sempre più provato dalla malattia. Muore il 23 Settembre del 1883. Tanti i colleghi e amici che accorrono al funerale e che tristi piangono la fine di un grande artista e uomo.

“Era più grande di quanto pensavamo”

Renoir

Ilaria Festa

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