Tintoretto, il pittore italiano che agli albori della sua nascita artistica pare avesse fatto “tremare” d’invidia il grande maestro Tiziano. La Rubrica Arte di oggi è dedicata a lui. Uno dei massimi esponenti della pittura veneta e dell’arte manierista. Fece in tempo a vedere l’esordio del Barocco e  fu definito dal Vasari “il più terribile cervello che la pittura abbia mai avuto”. Poco è conosciuto della sua infanzia e gioventù, quello che è certo, è che a 20 anni aveva già una sua bottega ed era già un maestro d’arti. “Il tratto di Michelangelo e il colore di Tiziano”, recitava così l’insegna sulla porta della bottega.

L’artista intrattenne un rapporto praticamente esclusivo con la sua città natale, riempiendo chiese e palazzi di Venezia, di centinaia di opere. Dipinti carichi di tensione, di contrasti di luce, di personaggi dalla gestualità forte. Dipinti che la stessa committenza faticò ad accettare, prima di affidare all’artista incarichi di prestigio.

Tintoretto, poche notizie biografiche e una prolifica carriera artistica

Tintoretto, all’anagrafe Jacopo Robusti, si guadagna il soprannome di Tintoretto per il mestiere del padre, tintore di stoffe. Sappiamo che nacque nel 1519 a Venezia e qui il suo genio artistico si è sviluppato in tutta la sua magnificenza. Poco si conosce della sua infanzia, ma da un documento si sa per certo che nel 1539 aveva già una sua bottega e si definiva “maestro”. Nonostante il rifiuto di Tiziano di prenderlo a bottega, il giovane pittore riesce comunque nell’impresa di imparare ed avviare una sua attività.

Lo stile di Tintoretto, a cavallo tra Manierismo e il nuovissimo Barocco, si caratterizzava per una drammaticità esasperata, con un forte uso del chiaroscuro e figure umane in pose forzate. La maggior parte delle opere da lui realizzate, erano principalmente a tema religioso e storico. Ma non solo. Tintoretto fu anche un validissimo ritrattista e alcuni dei suoi capolavori, sono a tema mitologico e allegorico. Anche se erano i lavori minori a sostenere economicamente la sua bottega, l’obiettivo di Tintoretto fu sempre quello di ottenere grandi commissioni. La sua più grande ambizione era infatti diventare artista ufficiale di una delle sei Scuole Grandi di Venezia.

Sogno che si realizzerà intorno al 1564, quando Tintoretto inizia a lavorare per la Scuola Grande di San Rocco e San Marco. Importantissimi per la sua vita e anche per la sua carriera, sono stati i suoi figli. Sappiamo che nel lavoro ritrattistico era aiutato da due dei suoi figli: la primogenita Marietta, figlia illegittima, e il suo erede Domenico, avuto dalla moglie. Tintoretto ebbe in tutto otto figli ma tra tutti, Marietta era la più talentuosa, e, malgrado non l’avesse mai riconosciuta, fu il suo più grande sostegno. Fin da piccola lo aiutò a bottega ed ebbe anche una breve e promettente carriera. Venne persino nominata pittrice di corte del re Filippo II di Spagna e dell’imperatore Massimiliano II del Sacro Romano Impero. Purtroppo questo talento nascente morì nel 1590, a poco più di trent’anni. Quattro anni dopo muore lo stesso pittore, nel 1594 a 75 anni.

Pittore esuberante, a volte esagerato: colore e corpo i suoi tratti distintivi

Perché Tintoretto era tanto temuto da Tiziano? E perché il Vasari lo definisce un “cervello terribile”? La risposta è da cercare sia nel suo carattere, furbo e disposto quasi a tutto pur di perseguire i suoi scopi, sia nel suo stile pittorico. Stile innovativo per l’epoca, tanto da farlo diventare, in seguito, il rappresentante dell’evoluzione della pittura veneziana nel corso del XVI secolo. Rappresenta il lato eclettico e spettacolare della più vivace stagione dell’arte veneziana. Il suo stile era esuberante e il modo di utilizzare la luce e la modellazione delle immagini, lo consacrano a pittore di rottura dell’epoca.

Allegoria delle Fortuna_photocredit:Pinacoteca di Brera
Allegoria delle Fortuna_photocredit:Pinacoteca di Brera

Abbiamo scelto per voi tre opere del maestro veneziano. La prima è “Allegoria della Fortuna” (La Disciplina che tiene a freno i costumi), dipinta da un giovane Tintoretto intorno al 1540. Iconografia insolita per la pittura dell’epoca. La protagonista è chiaramente la Fortuna, in particolare la Fortuna marina, dal momento che è seduta a cavalcioni su di un gigantesco delfino. Posizionata al centro della scena, la Fortuna schiaccia una donna anziana, la rappresentazione dell’Invidia. La protagonista assume però una posa insolita. Da una parte si rivolge a tre uomini, degni di nota per lei, ai quali offre il latte del suo seno che lei stessa si schiaccia. Dall’altra parte si rivolge ad altri tre uomini ai quali rivolge la frusta in segno di punizione. 

Venere, Vulcano, Cupido e Marte_photocredit:wikipedia
Venere, Vulcano, Cupido e Marte_photocredit:wikipedia

Un altro capolavoro che abbiamo scelto, questa volta a tema mitologico, è “Venere, Vulcano, Cupido e Marte”. Realizzato intorno al 1545 circa, raffigura la dea, completamente nuda che quasi viene sorpresa da Vulcano a fare qualcosa di non consentito. La scena principale è proprio questa: Vulcano, che sta sorvegliando la consorte, la sorprende nuda e si precipita ad esplorare corpo e lenzuola per cercare evidenze del reato. Marte è riuscito però a nascondersi sotto il tavolo: si intravede solo la testa. Cupido, invece, è intontito ed evidentemente ha fallito il suo compito di sorvegliante.

Tentazioni di Sant'Antonio_photocredit:wikipedia
Tentazioni di Sant’Antonio_photocredit:wikipedia

L’ultima opera che vi proponiamo è a tema religioso: “Tentazioni di Sant’Antonio”. Dipinto tra il 1577 e il 1578 circa, raffigura un Sant’Antonio dal corpo atletico e muscoloso, che viene importunato da quattro diavoli. Due dall’aspetto maschile che cercano di trattenerlo con la forza e due dall’aspetto di donna. Le diavolesse offrono spudoratamente e senza equivoci la loro bellezza, lussuria e ricchezza. Ecco che con Tintoretto, anche il corpo nudo della donna viene persino esposto in chiesa. Si tratta infatti di una pala d’altare commissionata da Antonio Milledonne, alto funzionario della Repubblica.

Ilaria Festa

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