Oggi, 25 febbraio 2023, George Harrison (componente dei Beatles) avrebbe compiuto 80 anni.
Dall’ombra della sua posizione, il “Quiet Beatle” ha regalato al mondo splendidi brani destinati a rimanere nella storia della musica.
My Sweet Lord (1970): la spiritualità di George Harrison
Contenuta nell’album “All Things Must Pass, “My Sweet Lord” è la canzone che porta il Quiet Beatle, al primo posto nella classifica Billboard Hot 100.
Harrison scrisse la canzone in Danimarca, in viaggio con Eric Clapton e il ‘quinto Beatle’ Billy Preston. La canzone trattiene la ricerca spirituale compiuta da Harrison e la ricerca di volersi avvicinare sempre di più a Dio. Una canzone universale, che non vuole etichettarsi in una religione ben precisa. Il testo presenta infatti vari “Halleluja”, che in seguito vengono sostituiti da “Hare Rama”, mantra indiani delle scuole viṣṇuite/kṛṣṇaite.
La canzone diventò un tormentone non appena fu pubblicata. Tuttavia, al fortunato successo segue un’ accusa di plagio. Harrison venne accusato di aver plagiato “inconsciamente”, “He’s So Fine”, successo dei Chiffons dei primi anni ’60. La causa in tribunale durò per venti anni e costò ad Harrison una multa di 500 mila dollari.
All Things Must Pass (1970): emergere dall’ombra
Canzone che dà il titolo al primo triplo album della storia (ben 23 canzoni), pubblicato l’anno seguente lo scioglimento dei Beatles. Dal testo della canzone possiamo comprendere come era forte in Harrison la volontà di permettere alla sua musica di avere una vita propria e di continuare l’avventura musicale anche dopo lo scioglimento del gruppo. Finalmente Harrison riesce ad emergere dall’ombra di Paul e John, mostrando al mondo il talento di un chitarrista e autore a lungo sottovalutato.
“Un’alba non può durare tutto il mattino
George Harrison in “All Things Must Pass”
Un temporale non può durare tutto il giorno”
What Is Life (1970)
“Una perfetta canzone pop orecchiabile” scritta “molto velocemente”: così Harrison, nella sua autobiografia “I, Me, Mine” descrive “What it Life”(1970).
Contenuta nell’album “All Things Must Pass” (1970), rimase, come molte altre,nel cassetto per molto tempo. La canzone è un inno al bisogno di aver vicino qualcuno che possa completarci. Molti teorici hanno letto la canzone sotto una chiave romantica, delineandola come semplice canzone d’amore. Molti altri, hanno invece sottolineato le parole generali e universali, per ricondurle ancora una volta all’amore di Harrison per la spiritualità. Che sia dedicata ad una donna o ad un Dio, una cosa è certa: la chiave per rispondere alla domanda “What is Life?” è certamente l’amore. Un amore suonato a ritmo di chitarre fuzz, archi, suoni e percussioni in costante accelerazione, come il nostro cuore nel momento dell’innamoramento.
Got My Mind Set on You” (1987)
“Got My Mind Set on You“, cover di un pezzo poco noto del 1962, che riporta Harrison all’attenzione del grande pubblico nel 1987, dopo cinque anni di pausa. Appartenente all’album “Cloud Nine”, la canzone raggiunse la vetta della classifica negli Stati uniti, portando ad un successo che Harrison non aspettava. La formula perfetta è la semplicità: con un ritmo leggero e felice, un testo comprensibile, la canzone fu avvolta dall’eccitazione del pubblico bisognoso di divertirsi.
Dark Horse (1974): George Harrison il cavallo ombroso
“Dark Horse” dà il titolo all’omonimo album uscito nel 1974 e ritenuto da molti, uno dei lavori meno riusciti di Harrison. A causa di problemi vocali e un periodo poco favorevole al musicista (il separamento dalla moglie Pattie Boyd, che lo aveva lasciato per l’amico Eric Clapton), l’album non è tra i migliori risultati di Harrison. Tuttavia, questa canzone potrebbe aiutare a comprendere alcuni lati del “cavallo ombroso” tenuto nell’ombra, come la ricerca spirituale orientale e le sperimentazioni strumentali.
Here Comes The Sun e Something (1969, with Beatles)
Molti non sanno, che il terzo incomodo George, ha scritto alcune delle canzoni più belle che i Beatles hanno consegnato alla storia.
Quale miglior soggetto se non una giornata di sole, passata in totale riposo nel giardino, assieme al proprio amico Eric Clapton?
“Here Come The Sun“, una delle canzoni più belle dei Beatles, nasce nella mente di Harrison come un sostegno per auto-motivarsi a superare il periodo difficile che attraversava, diventando poi, un sostegno per tutte quelle persone che attendono l’arrivo del sole.
“Something“, è sicuramente il miglior regalo che ci ha lasciato Harrison. Eletta dallo stesso Frank Sinatra come “la più grande canzone d’amore mai scritta”, la grandezza di “Something” si può comprendere da una semplice considerazione di Michelangelo Iossa:
“Una canzone nel cui testo non è mai scritto “I love you” ma dal quale emergono le meraviglie dell’Amore, di quell’incontro tra anime capace di cambiare le vite, le sorti delle persone”.
Michelangelo Iossa su “Something”
Martina Capitani
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