Oggi 4 Aprile si celebra la giornata internazionale per l’azione contro le mine e gli ordigni bellici inesplosi, istituita dalle Nazioni Unite l’8 dicembre del 1997 e indetta dal 2005. L’ONU richiede che in tutti gli stati si creino le competenze necessarie per lo sminamento, dove vi sono ancora residui bellici inesplosi, che minaccino la sicurezza della popolazione. Fu creato un trattato per la sensibilizzazione e l’azione contro le mine.
Dalla convenzione di Ottawa all’UNAMAS si arriva alla giornata internazionale contro le mine
La prima a firmare il cosiddetto trattato fu una cambogiana, Song Kosal, che a sei anni camminando su un ordigno inesploso, fu costretta all’amputazione di un arto inferiore. L’UNMAS, il servizio di azione contro le mine delle Nazioni Unite, fornisce assistenza umanitaria per creare la protezione necessaria a sfollati e rifugiati. La campagna internazionale per il bando delle mine antiuomo è stata fondata nel 1990 e decorata con il premio Nobel per la pace nel 1997, istituendo così la convenzione sulla messa al bando delle mine antipersona nel 1999. Trentuno anni fa gli attivisti si unirono a favore di una campagna mondiale per vietare le mine antiuomo e nel giro di cinque anni fu aperta la convenzione per la firma. Più di 100 stati firmarono questa convenzione. Nonostante ciò nel mondo, in più di 50 paesi, ordigni bellici inesplosi continuano a fare vittime. Negli anni ’90 è stata grande la mobilitazione che ci fu a livello mondiale contro le mine inesplose. Tutto questo portò nel 1997 alla Convenzione di Ottawa. Con essa si vietava infatti l’uso, la detenzione e la produzione di mine antiuomo e si imponeva la distruzione di quelle esistenti.
L’obbiettivo: trasformare i campi minati in campi da gioco
Terreno sicuro è il nome della campagna istituita dal segretario generale delle Nazioni Unite nel 2019, per rimuovere finalmente tutte le mine dalla terra. L’UNMAS parla di terreno sicuro, passi sicuri e casa sicura. Il focus su cui si incentra è la paura che troppi civili hanno ancora nel muoversi in determinati territori. La popolazione vive infatti con il perenne dubbio di far esplodere qualche ordigno, che potrebbe mutilarli o ucciderli. Si applicano così nuove tecnologie utilizzate dagli sminatori per prelevare gli ordigni in sicurezza. Il termine casa sicura vuole riportare la popolazione a non avere più il terrore ad uscire di casa, perché è difficile sentirsi a casa senza sicurezza.
L’orrore in Ucraina, la presenza di mine inesplose limita in maniera determinante gli aiuti umanitari
Il segretario generale dell’ONU si è espresso sulla situazione della guerra in corso in Ucraina, ribadendo che un solo mese di guerra si traduce in decenni di lavoro per rimuovere gli ordigni inesplosi. 220mila bambini in Ucraina sono a rischio per le mine antiuomo. La presenza di queste limita in maniera determinante gli aiuti umanitari di emergenza e impedisce agli ucraini di fuggire. Anche il presidente Mattarella è intervenuto sul tema dichiarando che la presenza di mine nel territorio ucraino è un crimine contro l’umanità che si aggiunge alle responsabilità del conflitto. Definisce la giornata internazionale per l’azione contro le mine l’occasione giusta per la sensibilizzazione dei cittadini e va a contrastare la fabbricazione di strumenti di morte. La campagna italiana tiene alta l’attenzione e sostiene le azioni di bonifica, diventando un’occasione per pensare alla pace.
Donbass e Siria: il pericolo per i bambini
L’Unicef ci ricorda l’orrore nella fabbricazione di tali ordigni. Spiega che alcune mine assomigliano a delle bambole o a cellulari, per facilitare la loro raccolta e quindi l’esplosione. Il Donbass e la Siria sono le zone più ricche di mine, oltre lo stato attuale dell’Ucraina. Le aree residenziali come strade, scuole e terreni in questi paesi sono contaminate e mai sicure, aggravando così anche la crisi economica del territorio. Da questo problema nasce la necessità di proteggere in primis i bambini, con programmi al servizio dell’educazione. Si cerca di insegnare loro come identificare e segnalare la zona a rischio . Sono stati creati eventi con distribuzione di materiale informativo in scuole e centri sanitari, per facilitare l’apprendimento anche attraverso attività ludiche . Si stima che dei sopravvissuti alle mine antiuomo i 2/3 riporta danni permanenti. In Siria risultano pericolose anche attività come l’agricoltura, in quanto una comunità su tre ha sede in luoghi con presenza di ordigni inesplosi. Purtroppo il COVID-19 in queste zone ha spinto la popolazione a correre più rischi, per il poco reddito generato in quel periodo.
Il curioso caso di Vito Alfieri Fontana
Nell’attuale legislatura, la legge riguardante la campagna italiana contro le mine rappresenta un’importante passo avanti, che tutela le vittime delle guerre. Le principali vittime delle mine continuano a essere civili e il 40% sono bambini. Molto particolare fu la storia di un produttore di mine antiuomo. Vito Alfieri Fontana, ha cambiato vita per diventare poi sminatore sui campi di guerra, cominciando dai territori di Bosnia e Kosovo. Vito aveva proseguito il cammino della famiglia e preso in mano le redini dell’azienda, specializzata proprio nella produzione di mine. Suo figlio all’età di 8 anni gli chiese “papà, ma perché lo devi fare tu?”. Questo quesito continuava a ronzargli in testa, fino a che non abbandonò quella strada per cambiare vita. Cominciò così a collaborare con le organizzazioni internazionali e a bonificare i territori. Dal 1993 Fontana tiene anche dei meeting, in cui spiega ai ragazzi come vengano assoldati i giovani per entrare nell’esercito. Come questi vengano convinti tramite l’esaltazione nazionalista. E come successivamente siano riempiti di anfetamina e droga, per eccitarli e lasciarli senza controllo.
Sabrina Baiocco
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