Nello spazio di LetteralMente Donna una donna forte che ha saputo raccontare e sensibilizzare il lettore su un evento drammatico come lo stupro con due importanti libri. La donne è Alice Sebold e questa è la sua storia.
La vita di Alice Sebold cambiò per sempre una sera del maggio del 1981 quando aveva 18 anni ed era una studentessa della Syaracuse University. Prima di allora la Sebold raccontò la sua infanzia e la sua adolescenza in una famiglia di accademici dicendo che: “Io volevo essere l’imbecille della famiglia, perché gli imbecilli sembravano divertirsi di più, essere più liberi e avere più personalità. La vita di uno snob di mezza età mi è sempre sembrata orribile”. La sua famiglia d’altronde avrebbe voluto che lei facesse studi in un’università più prestigiosa ma questo non la scoraggiò fino ad un terribile evento che la segnò per sempre: un’aggressione terminata con uno stupro in un tunnel.
Alice Sebold, Lucky e Amabili resti
“«Vieni qua» disse lui. «Diamoci un bacio d’addio». Per lui era stata un’uscita con una ragazza. Per me stava ricominciando tutto da capo.
Lo baciai. Ho forse detto che avevo alternative? Credete ancora nella libertà di scelta?
Lui si scusò di nuovo. Stavolta piangeva. «Mi dispiace tanto» disse. «Sei proprio una brava ragazza, una brava ragazza, come hai detto tu».
Le sue lacrime mi sconvolgevano, ma a quel punto era solo un’altra orribile sfumatura che non riuscivo a capire. Se volevo che non mi facesse ancora del male, dovevo azzeccare la risposta.
«Non fa niente» dissi. «Sul serio»”.
È un estratto, come riportato da Roba da donne, del primo romanzo di Alice Sebold. S’intitola “Lucky”, “Fortunata”, come la parola che le disse un agente di polizia dopo l’accaduto. Lo stupro infatti, come da lei raccontato, era avvenuto nello stesso tunnel dove era stata aggredita, stuprata e smembrata un’altra ragazza. La Sebold ci mise 18 anni prima di portare alle stampe questo libro autobiografico in cui racconta l’episodio che le è accaduto e il processo che dopo ne seguì dopo diverse revisioni. Il tutto per il peso, come dichiarò in un’intervista al Los Angeles Times, di parlare a nome di molte altre vittime silenti che avevano subito il suo stesso orrore.
Dopo il suo brillante esordio, la Sebold tornò sul tema dello stupro in quella che è la sua opera più conosciuta e che le valse, tra l’altro, il premio Libro dell’Anno 2003 da parte dell’American Booksellers Association. S’intitola “Amabili resti” e prende spunto dalla violenza sessuale e dell’uccisione di un’altra ragazza nello stesso tunnel universitario in cui era avvenuto lo stupro della Sebold. C’è da dire, infine che nonostante l’opera taumaturgica della scrittura alla Sebold mancò il supporto della famiglia con la madre che arrivo addirittura ad accusarla di “essersi specializzata in stupro”
L’uomo sbagliato
La Sebold riusci anche a far condannare il suo stupratore afroamericano. L’uomo si chiama Anthony J. Broadwater ma una nuova inchiesta ed una sentenza del 2021 pare sia stato provato che l’uomo fosse innocente e pare non ci fossero prove sufficienti per sostenere l’accusa. Le due principali prove erano basate su un riconoscimento non preciso della stessa Sebold e sopratutto su un pelo pubico ritrovato addosso alla scrittrice la sera dello stupro ed identificato in modo sbagliato. Broadwater è stato infine risarcito con 5,5 milioni di dollari per i 16 anni trascorsi ingiustamente in galera. La Sebold ha ammesso l’errore e si è scusata con queste parole:
“Prima di tutto, voglio dire che mi scuso veramente con Anthony Broadwater e mi rammarico profondamente per quello che ha dovuto sopportare. Sono grata per il fatto che sia stato finalmente scagionato, ma rimane il fatto che lui 40 anni fa è diventato un altro giovane nero brutalizzato dal nostro sistema giudiziario fallito e per questo”.
L’innocenza di Broadwater è stata per lei un trauma che le impedisce di scrivere e di avere contatti con il mondo. Il tutto dopo essere stata per anni una donna che era riuscita ad avere giustizia e a raccontare il suo dolore e la sua ferita attraverso la scrittura.
Stefano Delle Cave
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