Benito Jacovitti, nacque a Termoli, in provincia di Campobasso il 9 marzo 1923. E’ stato un tra i più famosi fumettisti del ‘900. Pezzi di salame che mostrano la parte affettata come un viso, che camminano scodinzolando, coppie piedi senza corpo che si muovono da soli, cavalli che fumano sigarette e cow-boy che bevono camomilla. Vermi che indossano cappelli a cilindro e che si aggirano incuranti del mondo intorno a loro trafitto da proiettili, e pugni. Improbabili pennuti con voluminose e colorate criniere che indossano scarpe e calze a righe bicromatiche.
Iniziò presto la carriera Benito Jacovitti. Le precarie condizioni economiche della famiglia infatti lo portarono ben presto a trasferirsi a Firenze. Poco più che adolescente cominciò a collaborare al settimanale “Il Brivido” con vignette umoristiche. Nell’ottobre del 1940 approdò al “Vittorioso“. Qui creò il personaggio di Pippo, al quale ben presto affiancò altri personaggi, due ragazzini, Pertica e Palla. Questi divennero il famoso terzetto dei “3 P“.
Benito Jacovitti papà di Coco Bill
Dopo aver vissuto una triste parentesi durante il periodo nazista tornò a disegnare e molte furono le sue collaborazioni. Tra gli anni ’50 e ’60 creò uno tra i suoi personaggi dei fumetti più conosciuto e amato “Coco Bill“. Un cow-boy strampalato, sempre pronto a far rispettare la legge. Abile con la pistola che però usa anche per cucinare una quaglia o per spegnere le micce di candelotti accese dai cattivi. “Coco Bill” beve camomilla nei saloon affollati ed ha un cavallo che si chiama “Trottalemme“. Nel Far west di “Coco Bill” ci sono anche gli indiani e i nativi americani della tribù dei “Piedi neri“. Questi sputano spesso mentre parlano e il loro accento non è certo americano.
Ma il mondo disegnato da Jacovitti non è stato solo un ironico revival del Far west. A far da contrappeso ad un tempo lontano, Jacovitti disegnò, intorno ai primi anni ‘70 un altro personaggio che divenne tra i più celebri, il giornalista “Tom Ficcanaso“, che proiettò in strane avventure, in un’America non poi così lontana. Come quando Tom si trova nella Chicago del proibizionismo e del charleston, tra gansters surreali e buffi poliziotti, in una parodia di Al Capone che parla toscano.
Le tante facce dei suoi personaggi
Non poteva certo mancare a Jacovitti una vena sentimentale, ed ecco che creò “Giulietto e Romea“, una parodia shakespeariana. Nostalgica ed ironica al tempo stesso la rivisitazione dell’antica Roma con “Tizio, Caio e Sempronio” come pure le avventure nel regno animale. Nacque così dal suo genio il pirata “Gamba di quaglia“. Un simpatico pirata che al posto della gamba di legno ha una zampa di gallina, e ancora il gallo “Chicchirino” che non vuole assolutamente essere chiamato pollo e che cerca in tutti i modi di soddisfare il suo palato con l’odiato verme “Filippo“.
La carriera artistica di Jacovitti però non si fermò alla sola carta stampata. Infatti a metà degli anni ’50 il suo genio approdò alla pubblicità. Tra le più note ricordiamo i gelati Eldorado con “Cocco Bill“, i formaggini Mio con il gatto “Maramiau” e i salumi Fiorucci con gli inconfondibili salami che camminano. E’ questo il mondo eccentrico dell’iconografia di Jacovitti, fatta di spazi pieni, colori, spazi stracolmi di immagini inconfondibili, dove tutti i personaggi sembrano vivere nella stessa storia, ma in mondi diversi e scollegati tra loro. Jacovitti, un surrealista visionario, che con i suoi fumetti ha fatto crescere intere generazioni e ancora oggi i suoi personaggi sono un icona intramontabile. Benito Jacovitti mori a Roma il 3 dicembre 1997.
di Loretta Meloni