
Con 5 punti di vantaggio, Inácio Lula Da Silva si è aggiudicato la vittoria sul presidente uscente Jair Bolsonaro (48,35% vs 43,26). Lo scontro è tra i due candidati leader. A far la differenza saranno oltre il 30% degli astenuti, che i due schieramenti stanno cercando di accaparrarsi con tutti i mezzi possibili.
Fake news contro entrambi i contendenti. La propaganda non conosce regole. Nonostante il processo di Curitiba sia stato invalidato lo scorso anno, Lula viene insultato quotidianamente con termini come: “ladrão” (ladrone). Accuse di satanismo e pedofilia per Bolsonaro. Una fake news, smontata rapidamente, lo accusava di aver fatto sesso con due minorenni. Il presidente del TSE (Tribunal Superior Eleitoral) emanazione della Corte Suprema (STF) , Alexandre de Moraes, a seguito di ciò, ha decretato che tutti i falsi accertati e i contenuti offensivi, dovranno essere immediatamente rimossi sia dai media che dalle piattaforme social. Pena: oscuramento e la multa di 150.000 reais (circa 30.000 €).
Toto elezioni: la Questione Lula

A Lula è stato ordinato di rimuovere dai suoi social, tutti i video relativi alla diffamazione su Bolsonaro. Contemporaneamente, è stato proibito di usare termini offensivi come ladrão, al sito bolsonarista Jovem Pan. Un articolo pubblicato dal New York Times mette in guardia il sistema giudiziario brasiliano ad evitare eccessi censori che possano sfociare in autoritarismo, soprattutto se affidati a un uomo solo al comando.
Eccessi che sono già avvenuti, colpendo gli stessi giudici. A fare scalpore, il taglio ordinato da Moraes, di un passaggio dell’intervista all’ex ministro Marco Aurélio Mello. Nonostante la sentenza precedente fosse stata annullata, aveva rimarcato che l’ex presidente non venne assolto dalle accuse. Questo implica che la procedura dovrebbe ripartire da capo in altra sede. Condannato a Curitiba in primo e secondo grado, Lula scontò 580 giorni di detenzione nella stanza dei poliziotti in trasferta.
Elezioni, caso Lula: è innocente?
Lula è innocente dalle accuse di corruzione e riciclaggio di denaro relative al triplex di Guarujá e del sito di Atibaia?
Anche se i presunti crimini si avviano verso l’inevitabile prescrizione, l’ex presidente non è stato formalmente assolto. Se venisse rieletto usufruirebbe del Foro Privilegiado, l’immunità parlamentare brasiliana. Probabilmente non si saprà mai se Lula è innocente o meno, tantomeno se tornerà ad essere presidente. Quello che sappiamo quasi per certo è che nei suoi confronti è stata commessa una violazione del suo diritto alla presunzione d’innocenza. Come ha detto la procuratrice Silvana Badini: “Non c’è alcun giudizio definitivo sull’attività criminale di Lula: poiché il processo è stato annullato, prevale la presunzione d’innocenza dell’imputato, secondo i dettami del diritto internazionale”.
Potrebbe essere che Moro e Dallagnol, si siano basati su casi simili riscontrati nello schema di Ponzi internazionale messo su dall’impresa Odebrecht. Quindi pur avendo in mano elementi concreti sull’appartenenza degli immobili contestati a Lula e alla ex moglie, non avevano ancora prove certe sulla provenienza dai fondi Petrobras, dei soldi per acquisto e ristrutturazioni pagati ad OAS. Per il timore che con vittoria di Lula alle elezioni nel 2018, tutto si sarebbe insabbiato con il Foro Privilegiado, avrebbero affrettato le sentenze. Si rischia l’annullamento di tutti i processi, se il PT torna al potere con il corollario dei partiti di centro.
Bolsonaro: il “lupo nero” delle elezioni
Bolosonaro durante il suo mandato, ha collezionato un campionario per niente invidiabile. Bullismo, razzismo, mancanza di visione di Stato, e pessimo comportamento tenuto, durante il periodo cupo del Covid, in cui ha ostentato disprezzo verso le norme di sicurezza. Indimenticabile lo scontro che ha portato alle dimissioni di Moro, dopo che Bolsonaro aveva defenestrato il capo della Polizia Federale. Quest’ultimo indagava sulle tangenti intascate dal primogenito Flávio sugli stipendi dei suoi dipendenti. Additato come lupo cattivo e capro espiatorio di tutti i mali secolari del Brasile, “The Bad Wolf”.
Tra le piaghe ataviche del Brasile, mai contrastate seriamente dai governi di tutti i colori che si sono alternati prima del suo, da ricordare: gli incendi in Amazzonia, appiccati dai latifondisti per far spazio alle colture intensive di soia e canna da zucchero, ed i disboscamenti per la raccolta del legname. Tagli radicali ai finanziamenti che supportavano le misure di controllo su incendi e deforestazione, furono applicati durante il primo mandato di Dilma Rousseff: 1,77 miliardi di R$ contro i 6,36 del secondo mandato di Lula. Da ricordare poi le tragedie del crollo delle dighe di Mariana nel 2015 e di Brumadinho nel 2019, che uccisero quasi 300 persone.
Mariapaola Trombetta
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