Camille Pissarro nasce il 10 luglio 1830 a Saint-Thomas (nelle Isole Antille), dove la sua famiglia di piccoli commercianti francesi si trasferì in cerca di fortuna. Morì a Parigi il 13 novembre 1903. Considerato una delle figure più rilevanti dell’Impressionismo, fu l’unico pittore a partecipare a tutte le mostre del gruppo di artisti del periodo. Riuscì ad avvicinare al movimento personaggi come Paul Cézanne, Paul Gauguin e Vincent Van Gogh.

Accenni biografici e formazione

Photo Credits: Wikipedia
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La sua formazione scolastica avviene in Francia e dal 1855 si stabilisce definitivamente a Parigi. Assillato dalle continue ristrettezze economiche si ritira in campagna e successivamente, per sfuggire alla guerra franco-prussiana, si rifugia a Londra presso dei parenti.

Nel 1874 è uno degli organizzatori più entusiasti della prima esposizione impressionista nello studio di Nadar, partecipazione che non verrà meno anche successivamente e aderisce per qualche tempo alle ricerche del Divisionismo neoimpressionista di Seurat.

Camille Pissarro: arte e tecnica

Insieme a Monet, Pissarro è considerato da tutti come il più “irriducibile” tra gli Impressionisti. La sua arte trae dai paesaggi campestri en plein air la sua ispirazione più autentica. I colori della sua tavolozza, freschi e vivi, riescono sempre ad andare al di là della semplice impressione transitoria, riuscendo a concretizzarsi in spazi e volumi di compatta solidità.

I primi anni della sua attività vedono come protagonisti dei suoi dipinti i dintorni di Parigi, con una tecnica compositiva e strutturata che presenta un tratto particolare dovuto all’uso della spatola. Successivamente il suo stile si avvicinò alla scuola di Pontoise, anni in cui mantenne lo stile strutturato e geometrico usando una tecnica più leggera e raffinata.

Nel 1885 era vicino al neo-impressionismo che si basava sulla tecnica divisionista e sulla ricerca di un’unità compositiva mediante uno studiato abbinamento dei colori. Durante i suoi ultimi anni di vita ebbe dei gravi problemi di vista che lo portarono a raffigurare le visuali catturate dalle finestre, caratterizzando le sue opere con una particolare “vista dall’alto“.

Tetti rossi: la centralità del paesaggio

Come è possibile notare da una delle sue opere principali del 1877, i Tetti rossi, la sua vera passione sono i paesaggi privi di figure. Queste, infatti, venivano inserite a dipinto ultimato come fossero una costrizione. In questo modo la presenza umana era quasi inesistente e la tela veniva occupata dal paesaggio. Questo passaggio valse anche per un gruppo di case caratterizzate per la geometrica fermezza. Lo spazio, mediante queste tecniche, risulta definito prospetticamente attraverso volumi netti e sicuri.

La grandezza di Pissarro è dovuta proprio alla sua capacità di essere intimamente impressionista, riuscendo a non soffrire mai delle limitazioni dell’Impressionismo stesso. Alla poetica dell’impressione immediata, preferisce una composizione sempre ben solida ed equilibrata.

Martina Puzone

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