Ciro Immobile, il leader del rebus biancoceleste

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Di Redazione Metropolitan

Passano le giornate ed il mistero in casa Lazio si infittisce. Alla caduta rovinosa del Celtic Park, nonostante la buona prestazione, fa da eco la grande prova di carattere contro la Fiorentina. Risultati altalenanti che tingono sempre più di imprevedibilità la stagione dei biancocelesti

Ciro Immobile come un amuleto. Una soluzione semplicistica che si genera osservando le ultime uscite della Lazio. Nell’ultima sconfitta europea con il Celtic il bomber campano è partito dalla panchina, mentre al Franchi schierarlo titolare ha portato buoni frutti. Dunque, Immobile in campo e la Lazio vince. Ma veramente basta Ciro per sognare in grande?

In effetti, ponendo sotto la lente d’ingrandimento l’andamento dei capitolini, appare evidente come i nodi da sciogliere nel rebus biancoceleste sono più uno, con la ritrovata vena realizzativa del numero diciassette come unica certezza da cui partire.

Si tratta di Immobile dipendenza?

Con sei reti nelle ultime cinque, comprese le gare di Europa League, può dirsi quasi con sicurezza che Immobile è definitivamente tornato. Numeri da attaccante di razza che, però, complici i risultati della Lazio, fanno sorgere il dubbio che la Lazio dipenda dalle prestazioni del centravanti campano.

La circostanza per cui ogni formazione si aggrappi strettamente alle marcature del proprio attaccante è fisiologico, ma scorgendo le statistiche in casa Lazio si scorge come 6 delle ultime 9 reti sono marchiate Ciro, il quale, tra l’altro, quando non segna sforna assist.

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Immobile ed Inzaghi: un binomio indissolubile- Photo Credit: Gabriele Maltinti/Getty Images

Forse sì, al momento Inzaghi si affida in tutto e per tutto al centravanti della nazionale che continua a ripagare la sua fiducia con goal dal peso specifico non quantificabile. Peraltro, a ben vedere, in sè ciò può anche non essere un male Ma per quanto tempo ancora Immobile può essere la Stella Polare di una formazione senza veri punti di riferimento, a partire dalla difesa?

Una difesa dalle porte girevoli

Nel reparto arretrato, cambiano gli uomini, ma il risultato resta invariato. Accanto all’unico e solitario Francesco Acerbi è difficile trovare un titolare fisso. Con il Celtic spazio a Vavro e Bastos, ieri sera al Franchi sono stati invece Radu e Patric a comporre il terzetto difensivo.

Tante le soluzioni provate, medesimo il risultato: dietro (seppur ieri molto meno di altre volte) la Lazio traballa concedendo tanto e troppo facilmente:non è un caso se Strakosha, anche lui un po’ sottotono rispetto alla scorsa stagione, è uno dei portieri più impegnati della Serie A.

Alle incertezze del terreno di gioco vanno poi aggiunte quelle del mercato: Stefan Radu da reintegrato è divenuto un titolare fisso, mentre Vavro, uno degli acquisti più pagati in estate, sembra ormai classificarsi più come un vice Acerbi che come il terzo centrale di sinistra.

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“Prossimi traguardi? Giocare sino a 38 anni, togliermi qualche soddisfazione con la Lazio, poi prenderò la via dell’allenatore“.- Francesco Acerbi in un’intervista a La Repubblica- Photo Credit: LaPresse Fabrizio Corradetti / LaPresse

Le reti incassate sono 10, una in meno di Roma e Napoli e quattro in meno dell’Atalanta che però vanta il miglior attacco del campionato. Un dato che potrebbe ridimensionare l’entità del problema, se non fosse sei goal sono arrivati nelle ultime tre.

La difesa chiama, Inzaghi risponde?

Il rebus della continuità

Tre punti non fanno primavera, anche se certamente aiutano moltissimo. La prestazione del Franchi, come quella contro l’Atalanta, mette in mostra ancora una volta alcuni limiti degli uomini chiave dei romani. Per poter ricoprire la carica di top player non bastano la classe ed i colpi di genio, è fondamentale essere continui nell’arco delle settimane.

Un fattore ancora non proprio di Milinkovic-Savic e Correa. Per quanto riguarda il Tucu le recenti due marcature sembrerebbero sconfessare l’analisi. Eppure, nel pari interno con l’Atalanta prima di andare a segno sono state necessarie quantomeno le prove generali, mentre ieri sera, dopo il goal del vantaggio, il “passaggio” a tu per tu con Dragowski sa di regalo di Natale in anticipo con il voto in pagella salvato solo dalla prodezza di Immobile. Per il serbo, invece, parla da sola la sostituzione con Parolo come una piccola tirata d’orecchie.

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I quattro tenori festeggiano il vantaggio. La Lazio ha bisogno di loro per puntare in alto- Photo Credit: LaPresse – Jennifer Lorenzini

Non solo Immobile: altri tasselli tornano al loro posto

La strepitosa vittoria del Franchi, seppur non offuscando i punti deboli, ha il pregio di esaltare delle questioni che con il passare stanno ritrovando la loro giusta collocazione. Lazzari, uno dei più positivi in Scozia, trovata la prima gioia personale con i biancocelesti, è apparso determinato a riprendersi la fascia d’appartenenza con accelerazioni che non si vedevano da tempo (una delle quali generatrice di un rigore non concesso).

Rimanendo sugli esterni, l’altra nota molto positiva da sottolineare necessariamente è rappresentata da Jordan Lukaku, autore in pochissimi minuti dell’assist decisivo per Immobile e del servizio che ha portato alla conclusione di Luis Alberto da cui è scaturito il rigore sbagliato da Caicedo. Un rientro importante che, se confortato da un buono stato di forma, può essere l’arma in più per dare fiato a Lulic e “proteggere” il graduale inserimento di Jony.

Lazzari e Lukaku, due frecce irrinunciabili nello schema di Inzaghi.

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