Eleonora Pimentel Fonseca: poetessa ed eroina della rivoluzione napoletana

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Di Martina Puzone

Lénor (Eleonora) Pimentel Fonseca nacque a Roma il 13 gennaio del 1752 ed era figlia di Clemente e Caterina Lopez, una nobile e colta famiglia portoghese. Si trasferisce a Napoli molto presto, città nella quale ebbe un’educazione eccellente, divenendo presto una donna molto intelligente, preparata, una poetessa amata fino agli ultimi giorni della sua vita.

Eleonora Pimentel Fonseca: il dolore

Eleonora Pimentel Fonseca – Photo Credits Liberopensiero.eu

Dovette sposarsi a venticinque anni con un militare di vent’anni più grande, Pasquale Tria de Solis, matrimonio combinato e infelice. Borbonico, ignorante, era geloso del successo letterario di sua moglie e sperperava la sua dote tra donne e alcol. La maltrattò al punto di procurarle due aborti. I due coniugi divorziarono inevitabilmente. Il 31 ottobre del 1778 nasce l’unica gioia della loro unione: il figlio, Francesco. Purtroppo, a causa della diffusione del vaiolo, il bambino muore dopo otto mesi. Il dolore la portò a scrivere dei sonetti strazianti e pubblico nel 1779 i Sonetti in morte del suo unico figlio firmandosi Altidora Esperetusa, il nome d’arte col quale venne ammessa nell’Arcadia a Napoli.

Una donna inconsueta

Eleonora si rivelò una figura poetica di grande valore tanto da venir ammessa nel 1768 nell’Accademia dei Filateti e all’Arcadia come già detto in precedenza. Molti dicevano che era affine al Metastasio. A sedici anni conosceva già il latino e il greco, studiava scienze matematiche e fisiche, filosofia, economia e diritto pubblico, scrisse sull’abolizione della Chinea e contro il Feudalesimo.

Fu una delle prime giornaliste d’Europa, erede del riformismo di Genovesi e Filangieri. Divenne redattrice del Monitore Napoletano sul quale espose idee libertarie e articoli in cui sferzava i borbonici. Pagò tale impegno civile con la vita quando salì sul trono Ferninando IV. Non furono solo i versi a darle fama, ma il suo scagliarsi contro la monarchia.

Protagonista della rivoluzione partenopea

Fonseca credeva molto nella possibilità e necessità di educare il popolo mediante la divulgazione. Un personaggio pieno di idee e progetti che purtroppo non videro luca. Il 13 giugno del 1799 l’esercito di Ferdinando IV, detto esercito della Santa Fede, ebbe la meglio sugli insorti che furono costretti a scappare. Ripreso il potere, a fine giugno il re decretò la giunta di Stato. Fonseca non volle affrontare il processo ed optò per l’esilio, ma quando la nave stava per salpare venne arrestata e condannata a morte. Chiese di poter essere decapitata, ma non le fu concesso. Il 20 agosto del 1799 salì sul patibolo.

Martina Puzone

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